
Copertina della prima edizione originale (particolare)
«Nessuno viene più a Vermilion Sands, e immagino che pochi ne abbiano sentito parlare. Ma dieci anni or sono, quando Fay e io andammo ad abitare al numero 99 di Stellavista, poco prima che il nostro matrimonio naufragasse, la colonia veniva ancora ricordata come ex luogo di villeggiatura di stelle del cinema, ereditiere criminali ed eccentrici cosmopoliti in quegli anni favolosi prima della Vacanza. Certo, le astruse ville e i palazzi finti erano in gran parte vuoti, gli immensi giardini invasi dalle erbacce e prosciugate da tempo le piscine su due livelli, e quel luogo stava degenerando come un luna park abbandonato, ma dalla bizzarra stravaganza che ancora vi aleggiava era facile capire che i giganti se ne erano andati da poco.»
James G. Ballard, I segreti di Vermilion Sands (Vermilions Sands, 1971)
Vermilion Sands è una immaginaria località di riviera che si trova da qualche parte “tra l’Arizona e la spiaggia di Ipanema”, come scrive James G. Ballard stesso nella prefazione all’edizione in volume 1971, “ma in questi ultimi anni mi sono compiaciuto di vederla spuntare un po’ dovunque, e soprattutto in qualche settore della città lineare, lunga cinquemila chilometri, che si stende da Gibilterra alla spiaggia di Glyfada lungo le coste settentrionali del Mediterraneo.” Vermilion Sands è la località balneare ideale di un’umanità futura che Ballard immagina sdraiata al sole, una società del tempo libero perché affrancata dalla schiavitù del lavoro imposta della modernità. Il narratore / punto di vista è un uomo, di solito attirato a Vermilion Sands dal milieu artistico; la protagonista invece è sempre una donna, una figura femminile dalla psicologia inaccessibile (riflesso narrativo della peculiare misoginia dell’autore, che ama le donne come se fossero esseri alieni). Le donne di Vermilion Sands sono personalità al limite del borderline, divise tra originalità artistica e schizofrenia. Ciascun plot è costruito intorno alla perturbazione che la venuta di questa donna, in genere famosa e ammirata, genera nello statu quo del PdV, fino a una soluzione raggiunta durante un climax drammatico che provoca l’allontanamento del perturbante, cioè la figura femminile.

Questa pagina in versione inglese
Ho scelto di illustrare le brevi citazioni che seguono con foto della cantautrice e poetessa Lana Del Rey,al secolo Elizabeth Grant[1], che con il suo allure a cavallo tra anni Cinquanta e postmoderno è forse la più adatta a impersonare le donne aliene di Ballard.
JANE CIRACYLIDES
da Prima Belladonna, (Prima Belladonna, 1956)
Conobbi Jane Ciracylides durante la Vacanza, la crisi mondiale di noia, apatia e canicola estiva che tanto felicemente ci coinvolse tutti per dieci indimenticabili anni, e immagino che ciò possa avere avuto molto a che fare con quanto accadde fra noi. Non credo proprio che oggi riuscirei a rendermi altrettanto ridicolo, ma può anche darsi che sia stata tutta colpa di Jane.
Qualunque altra cosa ne dicessero, nessuno poteva negare che si trattasse di una splendida ragazza, sebbene il suo bagaglio genetico fosse un tantino promiscuo.
Volgendo lo sguardo vidi entrare la donna dalla pelle dorata.
«Buongiorno» dissi. «Devono trovarla di loro gusto.»
Rise amabilmente. «Salve. Facevano i capricci?»
Sotto la nera veste da spiaggia l’epidermide le sfavillava di un oro più morbido e tenue, e ad avvincermi erano i suoi occhi. Li vedevo appena sotto il cappello a larghe tese. Zampe d’insetto tremolavano delicatamente attorno a due punti di luce violetta.
Si avvicinò a una schiera di eterogenee felci e rimase lì a guardarle. Le felci si protesero verso di lei e gorgheggiarono appassionatamente in chiave di soprano con limpide voci flautate.
«Non sono deliziose?» fece la donna carezzando delicatamente le fronde. «Hanno tanto bisogno di affetto.»
Aveva una voce dal registro basso, un sussurrante scorrere di sabbia fresca con una cadenza che lo rendeva musicale.
«Sono appena giunta a Vermilion Sands» disse «e il mio appartamento mi sembra terribilmente silenzioso. Forse se avessi un fiore, ne basterebbe uno, non mi sentirei tanto sola.»
Non riuscivo a distogliere gli occhi da lei.
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