Una recensione da “La bottega del Barbieri”

Riproduco di seguito, con stelline negli occhi, un breve post di Daniele Barbieri su “Nell’ombra della Luna,” dal seguitissimo blog “La Bottega del Barbieri

db [Daniele Barbieri] si sbilancia e ulula: «quello di Ricciardiello è uno dei più bei romanzi (e non solo di fantascienza) dopo l’anno detto 2000»

Ha ragione Gian Filippo Pizzo (nota 1): «L’autore è molto bravo a reggere le fila del discorso e trova un felice equilibrio nello spostarsi sui diversi piani temporali; in particolare è convincente – sempre a livello fantascientifico – l’ipotesi che la storia alternativa dell’universo descritto sia potuta nascere da un esperimento di fisica». E ancora (sempre Pizzo): «il romanzo raggiunge pienamente quello che dovrebbe essere lo scopo principale della narrativa: divertire e al contempo fare riflettere e insieme emozionare»

Concordo ma io assai più mi sbilancio, perdo l’equilibrio, scivolo, rotolo e ululo: leggetelo perchè questo è uno dei romanzi più emozionanti, più riusciti, più geniali del ventennio (o diciannovennio se volete fare i pignoli) del secolo che i cristiani contano come XXI d. C. – o se preferite dell’EC, era comune; o EV, era volgare – e non parlo solo di fantascienza. A proposito di etichette; mi confida la saggia Giulia [Abbate] “non so come catalogarlo: è ucronia, utopia e distopia insieme”. Vero: roba da far ammattire il K. G. Sage della “bottega” (nota 2).

Andiamo per ordine? E come faccio in ‘sto casino?

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Il sistema del mondo. Il ciclo barocco di Neal Stephenson

Juliana Wilhelm, Ekaterinburg (Russia)

Già dieci anni fa mi domandavo su Carmilla se sarebbe mai stato tradotto e pubblicato in Italia The System of the World, il terzo volume dello straordinario Ciclo Barocco di Neal Stephenson. I primi due romanzi, Argento Vivo (Quicksilver, 2003) e Confusione (The Confusion, 2004) sono apparsi presso Rizzoli prima del 2005, dopo di che, per il pubblico italiano la serie si è interrotta. È un vero peccato, perché si tratta di una grandiosa ricostruzione, tutt’altro che ortodossa, di un momento cruciale nella storia del mondo occidentale: la gestazione di un nuovo “sistema globale”, non una dottrina filosofica ma un vero e proprio ordine nuovo economico: il ciclo di Neal Stephenson è una sfrenata incursione visionaria alle lontane radici del capitalismo nella scienza del XVII secolo, gli albori di una globalizzazione che muoveva i primi, timidi passi.

Ignoro quale accoglienza di pubblico abbiano avuto in Italia i primi due episodi; non escludo che la mole dell’opera (oltre tremila pagine totali nel formato rilegato) abbia scoraggiato i possibili acquirenti, spesso condizionati da una politica editoriale che si riduce a pubblicare in volume singolo opere della lunghezza di un racconto (mantenendo però il prezzo di un romanzo). Nel frattempo, la letteratura postmoderna si muove in tutt’altra direzione: verso una complessità che è specchio della natura del mondo, molto lontano da ogni tentativo di semplificazione.

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Sulla cresta tagliente dell’onda. L’avanguardia insanguinata di Thomas Pynchon

Illustrazione per “Celsius 13”, Jan Weßbecher, Amburgo (Germania)

Immaginate che William Gibson, dopo avere fondato il genere cyberpunk negli anni Ottanta e scritto romanzi di speculazione tecnologica ambientati nel futuro prossimo, abbia deciso di ridurre sempre di più il gap tra il tempo del racconto e il presente, fino a scivolare addirittura di qualche anno nel passato (il 2001); immaginate anche che abbia preservato il contenuto hi-tech che lo caratterizza, però sforzandosi di scrivere con lo stile di William Gaddis, quello di Carpenter’s Gothic per intenderci. Ecco: il risultato sarebbe probabilmente molto, molto vicino a La cresta dell’onda di Thomas Pynchon.

Però Pynchon non è Gibson né Gaddis, e le cose si complicano in modo imprevedibile: Bleeding Edge non riconferma la “svolta” hard-boiled di Vizio di forma (2009), né ritorna al ‘picaresco americano’ che lo ha trasformato in un oggetto di culto. Innanzitutto perché la conversione noir era una falsa notizia, o un puerile auspicio dei colleghi più disimpegnati; in secondo luogo, perché il postmoderno è formula letteraria per definizione indefinibile, i cui confini si deformano ogni volta che una nuova opera sposta la linea più in là – o più in qua.

I comunicati stampa che hanno preceduto l’uscita sul mercato USA di questo voluminoso La cresta dell’onda sembravano alludere all’ennesimo romanzo sull’attacco alle torri WTC dell’11 settembre 2001. A mano a mano che la polvere si sedimenta, molti autori non resistono alla tentazione di scrivere cosa ha rappresentato per l’America l’inizio choc del millennio. Però per quanto riguarda Pynchon, qualche dubbio avrebbe potuto legittimamente cogliere i commentatori: basti ricordare che dopo avere fatto incombere per oltre 1100 pagine il presagio sanguinoso della Prima guerra mondiale sui protagonisti di “Contro il giorno” (2006), risolve lo scontro in un capitolo piuttosto astratto che – forse – non è neppure ambientato sul nostro pianeta ma su un’Altra Terra speculare.

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La spirale di Parigi

«STORIE DI PARIGI» IN PUBBLICAZIONE AD APRILE.

È in corso di impaginazione presso la redazione dell’editore Odoya «Storie di Parigi», ilracconto della mia camminata nelle vie della capitale francese. Il percorso che ho seguito per toccare tutti i luoghi di interesse letterario, musicale e cinematografico, è progettato per seguire come in una collane la suddivisione in Arrondissement della città, che disegna un tragitto a chiocciola dal più esterno, il XX, al più centrale, il I.

Musée d'Orsay

Musée d’Orsay

La divisione della città in unità amministrative chiamate Arrondissement risale alla Rivoluzione (legge del 19 Vendemmiaio anno IV, 11 ottobre 1795); in origine gli Arrondissements erano dodici, ognuno diviso in quattro quartiers che ricalcavano le  sezioni rivoluzionarie del 1790, abolite dopo il colpo di stato del Termidoro che portò alla caduta di Robespierre. Nel 1859, con l’ampliarsi dell’area urbana ai faubourgs limitrofi e fino alla cinta muraria, gli Arrondissements diventano 20 e raggiungono i confini odierni. L’idea del prefetto barone Haussmann, avallata dall’imperatore Napoleone III, è quella di estendere i confini della città fino alle mura di cinta: il problema è che queste includono all’interno o tagliano a metà almeno 23 comuni alla periferia della capitale. Il progetto iniziale prevede la numerazione progressiva dei nuovi Arrondissements con il primo in alto a sinistra sulla carta e l’ultimo in basso a destra; ma questo provoca un’alzata di scudi tra gli influenti notabili di Passy, che si vedrebbero attribuire il numero XIII: non per ragioni scaramantiche, ma perché nella precedente situazione di dodici unità, il modo di dire “se marier à la Mairie du XIII Arrondissement” (sposarsi al municipio del XIII) era un eufemismo per “vivere insieme senza essere sposati”. Come mediazione il sindaco dell’abolito comune di Passy propone una numerazione che segua una spirale a partire dal Louvre e fino alla periferia orientale: in questo modo il numero 13 tocca agli abitanti di un quartiere popolare, immuni da prudérie perbenista.

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Storie di Parigi

DALLA NASCITA DELLA MODERNITÀ AL SUO TRAMONTO: LETTERATURA, CINEMA, MUSICA.

musee-dorsayMeno di un mese fa ho sottoscritto con la casa editrice Odoya un contratto per la pubblicazione di un libro lungo oltre un milione di battute, uscita prevista nel periodo di Pasqua 2017. Si tratta del racconto di una passeggiata autunnale di sette giorni e cinquanta chilometri nelle vie di Parigi; nasce dal confronto fra una Parigi mentale, costruita su letteratura, cinema e musica, e l’esperienza reale della città, l’avventura della camminata urbana.

In origine l’idea era quella di un itinerario di visita differente dai consueti viaggi per turismo e per lavoro: un percorso integralmente a piedi attraverso tutta la metropoli, ma senza seguire i classici tragitti trasformati in guida turistica per camminatori. Ho consultato tutta la letteratura sulla capitale francese, tutto il cinema e la musica nella mia collezione personale, e marcato sopra un plan de Paris ingrandito 2:1 ogni punto di questo itinerario nella mia Parigi mentale: spazi dell’ambientazione di racconti e romanzi, non solo della letteratura francese, legati alla biografie di scrittori, musicisti, registi, attori cinematografici, luoghi che hanno inciso sulla percezione di una Parigi “letteraria” più di ogni altra città al mondo, che da iter ideale per una formazione artistica umanista diventa luogo privilegiato per la comprensione della Modernità.

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