Il futuro non venne mai

Martedì 28 settembre 2021 è uscito in tutti gli store online il mio ebook “Il futuro non venne mai”, settimo numero della collana Atlantis Delos Digital: si tratta di un racconto lungo. Ecco la quarta di copertina:

È l’Interludio, un periodo interstiziale tra il mondo di oggi, l’Antropocene, e il mondo della sostenibilità, lo Chthulucene. La città di Purpura Marina affida a Simon Drago il compito di scolpire in un scogliera sul mare il volto della fondatrice della democrazia integrale, Amala Singh; ma l’artista viene contestato dagli chthulupunk, attivisti ecologisti radicali che non vogliono la roccia deturpata da un mastodontico bassorilievo. Drago ha due figli: Santiago, che sta facendo uno stage di formazione sulla colonia lunare, e Miriam, artista multimediale le cui canzoni infiammano i giovani di un’Africa ancora sottomessa da dittature corrotte e dal soffocante moralismo della chiesa pentecostale. Di Miriam è perdutamente innamorato il piccolo Enkel, figlio di amici. L’equilibrio tra i personaggi viene sconvolto dall’arrivo di Lauriana Montiel, ex star del retrorealismo, un’arte che trasforma vecchi film in bianco e nero del XIX secolo in opere in 3D, con i protagonisti sostituiti da attori in carne e ossa. La bella Lauriana diventa la personificazione dell’ideale femminile per Enkel e un incubo per Miriam, che intuisce qualche trascorso nel passato del padre e dell’attrice. La soleggiata, verde Purpura Marina si trasforma inevitabilmente nella scenografia di un dramma.

Chi è interessato, può leggere a questo link l’incipit del racconto, o ascoltare l’audio letto da Mariella Ferrari. Quello che segue è invece il booktrailer per entrare in atmosfera:

“Il futuro non venne mai” di Franco Ricciardiello – booktrailer

Compra l’ebook a € 1,99 su Delos Store

Coscienza razziale: “Dune” e il fascismo

di Jordan S. Carroll, da Los Angeles Review of Books, traduzione di Franco Ricciardiello

I FASCISTI AMANO DUNE: L’adattamento cinematografico di Denis Villeneuve era molto atteso sui siti nazionalisti bianchi come Counter-Currents e Daily Stormer. Non appena il trailer è uscito, hanno iniziato a studiarlo attentamente per vedere se devia dalle loro interpretazioni preferite del romanzo di fantascienza del 1965 di Frank Herbert.

La fantascienza popolare come Dune gioca un ruolo centrale nella propaganda nazionalista bianca. L’alt-right denuncia o promuove regolarmente i film di fantascienza come parte della sua strategia di reclutamento: la rete fascista su Twitter ha reso popolare l’hashtag “genocidio bianco” durante una campagna di boicottaggio contro il casting inclusivo in “Star Wars: Il risveglio della forza”. Ma il film di Villeneuve sembra provocare più indignazione del normale perché il libro di Herbert è un testo chiave per l’alt-right.

Dune è stato inizialmente considerato una parabola controculturale che mette in guardia contro la devastazione ecologica e il governo autocratico, ma i fascisti geek[1] vedono il romanzo come un progetto per il futuro. Dune è ambientato tra migliaia di anni in una società neofeudale interstellare che ha impedito l’ascesa di pericolose intelligenze artificiali vietando i computer, e sostituendoli con esseri umani condizionati da discipline parapsicologiche che consentono loro di operare allo stesso livello di macchine pensanti. Le astronavi navigano nello spazio usando le abilità sovrumane dei sensitivi i cui poteri derivano da una droga che migliora la mente, nota come melange, una sostanza che si trova solo sul pianeta desertico di Arrakis.

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Cos’è che ci attira nell’oscurità reazionaria di “Dune”?

Con il suo mix spesso reazionario di cinismo politico, catastrofismo ecologico e orientalismo spudorato, Dune rimane stranamente attraente per gli spettatori di sinistra.


CHRIS DITE da Contretemps, revue de critique comuniste, traduzione dal francese di Franco Ricciardiello


L’attesissimo film del regista canadese Denis Villeneuve è ora sugli schermi italiani. Desideroso di attirare il pubblico, il distributore del film cerca disperatamente di presentarlo come un film Marvel, mentre legioni di fan del romanzo si impegnano in una battaglia spirituale online per difendere le credenziali di “grande arte politica” della serie.

Dune è un’esplorazione psichedelica, epica e coinvolgente delle lotte di potere e del controllo sociale. È anche un libro spesso goffo e politicamente vago. Non è difficile capire come il romanzo sia diventato molto popolare grazie al passaparola a metà degli anni Sessanta. Prende in prestito selvaggiamente da quasi tutte le principali religioni, con un’enfasi ossessiva sull’esperienza interiore, mistica e trascendente.

La sua trama è incentrata su feroci lotte imperiali per quote di mercato e violente lotte di liberazione. Per i primi seguaci della controcultura di Dune, molti dei quali stavano assumendo contemporaneamente nuove droghe e avevano una visione romantica dei movimenti indipendentisti algerino e vietnamita, mentre leggevano le nuove traduzioni accessibili delle Upanishad e del Dàodéjīng, doveva suonare meravigliosamente premonitore.

Il fatto che la saga sia rimasta costantemente popolare da allora, anche se ha visto precedenti adattamenti cinematografici, suggerisce che qualcosa in essa ancora ci chiama. Che si tratti di cinismo politico, mitologia del salvatore bianco, sincretismo consumistico, catastrofismo ecologico, orientalismo lussurioso o una combinazione di tutto questo, dipende dalla persona con cui stai parlando.

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