Con il suo mix spesso reazionario di cinismo politico, catastrofismo ecologico e orientalismo spudorato, Dune rimane stranamente attraente per gli spettatori di sinistra.

CHRIS DITE da Contretemps, revue de critique comuniste, traduzione dal francese di Franco Ricciardiello
L’attesissimo film del regista canadese Denis Villeneuve è ora sugli schermi italiani. Desideroso di attirare il pubblico, il distributore del film cerca disperatamente di presentarlo come un film Marvel, mentre legioni di fan del romanzo si impegnano in una battaglia spirituale online per difendere le credenziali di “grande arte politica” della serie.
Dune è un’esplorazione psichedelica, epica e coinvolgente delle lotte di potere e del controllo sociale. È anche un libro spesso goffo e politicamente vago. Non è difficile capire come il romanzo sia diventato molto popolare grazie al passaparola a metà degli anni Sessanta. Prende in prestito selvaggiamente da quasi tutte le principali religioni, con un’enfasi ossessiva sull’esperienza interiore, mistica e trascendente.
La sua trama è incentrata su feroci lotte imperiali per quote di mercato e violente lotte di liberazione. Per i primi seguaci della controcultura di Dune, molti dei quali stavano assumendo contemporaneamente nuove droghe e avevano una visione romantica dei movimenti indipendentisti algerino e vietnamita, mentre leggevano le nuove traduzioni accessibili delle Upanishad e del Dàodéjīng, doveva suonare meravigliosamente premonitore.
Il fatto che la saga sia rimasta costantemente popolare da allora, anche se ha visto precedenti adattamenti cinematografici, suggerisce che qualcosa in essa ancora ci chiama. Che si tratti di cinismo politico, mitologia del salvatore bianco, sincretismo consumistico, catastrofismo ecologico, orientalismo lussurioso o una combinazione di tutto questo, dipende dalla persona con cui stai parlando.
I governi mentono
I nonni e i genitori dell’autore, Frank Herbert, facevano parte del movimento socialista cooperativo di Eugene Debs. Lo stesso Herbert, tuttavia, rifiutò questo orientamento politico collettivista e si riconobbe in un individualismo sciovinista e conservatore. A trent’anni lavorava per una serie di politici e candidati repubblicani ed è diventato sempre più antigovernativo. Dopo la sua pubblicazione, Dune divenne comunque popolare tra gli studenti hippie di sinistra, ma lo stesso Herbert non ebbe mai la minima simpatia per questo. Durante la scrittura del romanzo, ad esempio, è stato influenzato da S. I. Hayakawa, uno studioso reazionario specializzato in semantica. L’allora governatore della California Ronald Reagan nominò specificamente Hayakawa presidente della San Francisco State University per fermare uno sciopero guidato dal Fronte di Liberazione del Terzo Mondo, dall’Unione degli Studenti Neri e dalla Federazione Americana degli Insegnanti. Hayakawa e Herbert andavano d’accordo e Herbert fu invitato ad aiutare a indebolire lo sciopero tenendo seminari di scrittura nel 1968. Accettò volentieri.
Dopo il successo di Dune, ha lavorato come corrispondente per la guerra del Vietnam per il Seattle Post-Intelligencer. Nonostante la sua aperta opposizione alla guerra, Herbert era un convinto sostenitore di Richard Nixon. Non era così strano come potrebbe sembrare: la principale convinzione politica di Herbert era che “i governi mentono”. Ha perversamente sostenuto che i crimini del presidente sono stati utili in quanto hanno convinto gli americani a fidarsi meno del governo.
Herbert era forse contro la guerra del Vietnam, ma non era amico delle lotte di liberazione anticoloniali. Era preoccupato per la cultura e la sofferenza dei nativi americani, ma anche questo era filtrato da ciò che la sua famiglia chiamava la concezione di se stesso come “grande esperto bianco”.
Dopo la pubblicazione di Dune, l’idea di un vendicatore indiano si trasformò in una fissazione alla Quentin Tarantino; i suoi amici Quileute cercarono di persuaderlo che si trattava di un mix bianco estraneo alla loro cultura. Nella mente di Herbert questo indigeno, angelo della vendetta, non era tanto una questione di uguaglianza radicale quanto un giudizio divino sulla decadenza della società e del governo bianchi.
Herbert era anche spaventosamente omofobico, equiparando l’omosessualità alla violenza e al collasso della società. Insegnò al figlio Brian come “l’energia gay repressa” potesse essere imbrigliata dagli eserciti per scopi omicidi. In un poema epico inedito, Herbert scrive che “Omosessuali, burocrati, tiranni si moltiplicano prima di ogni caduta [della civiltà] nelle tenebre.”
Allusioni a tutte opinioni sono evidenti nei romanzi di Dune. Quasi tutte le comunità sono deliranti, i salvatori politici sono grandi cattivi travestiti, i popoli indigeni sono una punizione divina per le caricaturali élite bianche omosessuali. Ma il tono è anche scivoloso. Mentre alcuni personaggi sono ridicolmente didascalici, i loro insegnamenti spesso resistono a una precisa categorizzazione ideologica, al di là della sfiducia nei confronti del governo.

I fan divisi
Oggi i fan di Dune sono famosi per la loro implacabilità. Una vera e propria galleria di mascalzoni si è innamorata del romanzo concentrandosi su diversi aspetti dell’opera. Elon Musk twitta citazioni insieme alle foto dei suoi razzi SpaceX, senza dubbio allettato dall’idea di un futuro in cui la gente comune giura fedeltà a grand’uomini ricchi e alle loro aziende. La sua partner sempre più conservatrice, la cantante Grimes, ha pubblicato un concept album basato sul romanzo (colore orientale, trucchi mistici femminili e vaghe allusioni a qualcosa di superiore).
Il fascista Richard Spencer cerca pubblicamente messaggi nascosti di Dune che incoraggino la guerra razziale. Il libertario Tim Ferris è chiaramente attratto dalla sua rappresentazione dei governi. Piace anche a molti liberali moderati. Stephen Colbert ne è incantato: aiuta a promuovere il film e ammette di aver fantasticato di voler essere Paul Atreides quando era un adolescente. A Lady Gaga, che ha cantato all’investitura di Biden, piace chiaramente il Bene Gesserit, e ha fatto riferimento al famigerato test di Gom Jabbar in uno dei suoi video musicali.
Dune ha spesso un tono reazionario, ma il romanzo ha anche uno strano fascino: un pubblico di mentalità aperta (senza essere decisamente rivoluzionario) lo ha sempre trovato accattivante e, francamente, abbastanza divertente. È un piacere colpevole ma senza vergogna per la sinistra più radicale. Nessuno vuole un ritorno al banale e trito realismo socialista. I romanzi reazionari possono essere altrettanto istruttivi, ma certamente non nel modo in cui li interpretano i loro autori.
Frank Herbert avrebbe potuto desiderare che vedessimo le sue opere nella disperazione dell’umanità, ma se n’è andato da tempo. Per vedere più chiaramente, a volte basta un viaggio spaventoso dentro la visione del mondo di una persona che non vorresti mai vedere al timone.
Ad esempio, non è solo divertente vivere l’apocalisse attraverso il romanzo horror soprannaturale Miracoli dell’Anticristo di Selma Lagerlöf, in cui il falso profeta è un socialista. Questo libro ci permette anche di capire come la destra capitalista del XIX secolo abbia accolto lo spettro della nascente lotta di classe.
Continental Op di Dashiell Hammett, (scritto subito dopo il suo primo contratto come spezza-scioperi per l’agenzia Pinkerton), ci permette di entrare nell’immaginario stravagante di un mercenario capitalista senza, si spera, soccombere allo stesso delirio. Il libro di Herbert fa qualcosa di simile con la cinica visione del mondo dei conservatori che stavano per costruire il neoliberismo.
Coraggio ed etica
Da parte sua, il regista Denis Villeneuve si è sforzato di presentare il film come attuale in quanto decisamente ecologista. Sostiene, come molti fan, che Dune
“Agisce come una sorta di invito all’azione per noi per cambiare le cose, specialmente per i giovani… Dobbiamo cambiare i nostri stili di vita. Dovremo cambiare il modo in cui trattiamo la natura e il mondo e questo richiede coraggio ed etica. Penso che Dune sia una chiamata alle armi.”
Il discorso ecologista di Villeneuve è un utile argomento di discussione, poiché il protagonista di Dune alla fine risponde a questa chiamata creando un fascismo imperiale a livello galattico che uccide miliardi di persone e ne schiavizza molte altre.
Mentre l’estrema destra diventa sempre più abile nell’integrare la catastrofe climatica nella sua visione del mondo e nella sua pratica politica, la domanda su come la sinistra stia rispondendo in modo convincente a questa richiesta di cambiamento rappresenta il “Che fare?” dei nostri tempi. Frank Herbert, nonostante tutte le sue colpe, era fermamente convinto che messianismo, fascismo e imperialismo non fossero la risposta giusta al disastro ambientale. Almeno su questo punto la maggior parte di noi è d’accordo.
Traduzione di Franco Ricciardiello
Chris Dite è un insegnante e libraio a Melbourne. È membro della Independent Education Union of Australia (IEU) e della Retail and Fast Food Workers Union (RAFFWU).