Il sistema del mondo. Il ciclo barocco di Neal Stephenson

Juliana Wilhelm, Ekaterinburg (Russia)

Già dieci anni fa mi domandavo su Carmilla se sarebbe mai stato tradotto e pubblicato in Italia The System of the World, il terzo volume dello straordinario Ciclo Barocco di Neal Stephenson. I primi due romanzi, Argento Vivo (Quicksilver, 2003) e Confusione (The Confusion, 2004) sono apparsi presso Rizzoli prima del 2005, dopo di che, per il pubblico italiano la serie si è interrotta. È un vero peccato, perché si tratta di una grandiosa ricostruzione, tutt’altro che ortodossa, di un momento cruciale nella storia del mondo occidentale: la gestazione di un nuovo “sistema globale”, non una dottrina filosofica ma un vero e proprio ordine nuovo economico: il ciclo di Neal Stephenson è una sfrenata incursione visionaria alle lontane radici del capitalismo nella scienza del XVII secolo, gli albori di una globalizzazione che muoveva i primi, timidi passi.

Ignoro quale accoglienza di pubblico abbiano avuto in Italia i primi due episodi; non escludo che la mole dell’opera (oltre tremila pagine totali nel formato rilegato) abbia scoraggiato i possibili acquirenti, spesso condizionati da una politica editoriale che si riduce a pubblicare in volume singolo opere della lunghezza di un racconto (mantenendo però il prezzo di un romanzo). Nel frattempo, la letteratura postmoderna si muove in tutt’altra direzione: verso una complessità che è specchio della natura del mondo, molto lontano da ogni tentativo di semplificazione.

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Immaginare l’economia del domani. «Il prezzo del futuro»

di LAURA GARONZI

Il presente post è un estratto della tesi di laurea di Laura Garonzi, università degli studi di Verona, anno accademico 2016-2017, intitolata “Fantaeconomia – la narrativa che immagina l’economia del futuro”, relatore prof. Matteo Rima, e viene pubblicato per gentile concessione dell’autrice.

Mentre i racconti raccolti in Terra Promessa mostrano una diversa sfaccettatura dello stesso tema a cui sono vincolati, quelli presenti in Il prezzo del futuro sono caratterizzati invece da una libertà maggiore che si manifesta nella varietà di ipotesi riguardo il sistema economico che ci attende nel prossimo futuro. Tra le molteplici previsioni ne emergono in particolare alcune che hanno il potenziale per far aprire un dibattito molto interessante sulle scelte del presente e sulle loro conseguenze. Per prima ricordo quella dell’autore Marco Rossi, che nel suo racconto “L’era del baratto” immagina la Terra in un contesto post apocalittico in cui la cosa che vale di più è la carne umana, viva o morta che sia, e dove le banconote non sono altro che carta staccia. In questa ambientazione viene spiegato chiaramente il concetto di speculazione applicato alla domanda e all’offerta di carne umana in una comunità antropofaga. Lo scenario immaginato da Rossi è destabilizzante per realismo e crudezza della descrizione. Questo racconto è un invito a interrogarsi sull’etica dell’uomo e dell’arricchimento. La comunità di umani descritta riesce infatti a fiorire e a riprendersi dalla tragica condizione del dopoguerra grazie allo sterminio dei propri simili. È per questa ragione che il villaggio prende il nome “Mors tua vita mea”. Come si può chiaramente dedurre dalla trama di questo racconto, gli scenari economici immaginati in questa raccolta non sono affatto rassicuranti. Questa caratteristica, come ha scritto Valerio Evangelisti nella prefazione al libro, non è un caso ma è imputabile al fatto che «l’Italia è tra le vittime di una crisi finanziaria che non pare avere fine».[1] In questo contesto quindi il libro Il prezzo del futuro appare ad Evangelisti come una sfida volutamente arrogante lanciata dagli autori di fantascienza al resto della narrativa. La provocazione viene ulteriormente alimentata dalla domanda che Evangelisti pone in conclusione della sua prefazione: «noi, i presunti segnatori volti al futuro, ci occupiamo di ciò che ci accade intorno. E voi, supposti realisti, che fate?».[2]

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Decrescita felice

di LAURA GARONZI

Il presente post è un estratto della tesi di laurea di Laura Garonzi, università degli studi di Verona, anno accademico 2016-2017, intitolata “Fantaeconomia – la narrativa che immagina l’economia del futuro”, relatore prof. Matteo Rima, e viene pubblicato per gentile concessione dell’autrice.

Aykut Aydoğdu (Turchia), dal set “Behance”

[…] Dal 2011 al 2013 il Pil italiano è calato per due anni consecutivi registrando un periodo di recessione provocato dalla contrazione dei consumi e dalla diminuzione degli investimenti nell’economia. In quel periodo l’estenuante situazione di crisi e la consapevolezza della non sostenibilità del modello economico fino ad allora mantenuto ha alimentato il dibattito politico facendo così diventare la decrescita felice un tema caldo. La raccolta di racconti Terra Promessa  […] affronta proprio questo argomento molto specifico dell’economia, come si riscontra subito dal sottotitolo Racconti di fantadecrescita. I racconti si basano infatti sulla teoria della decrescita, sviluppata da Serge Latouche (1940), filosofo ed economista francese che ha criticato l’ideologia del produttivismo e del consumismo. Latouche definisce il significato della decrescita attraverso otto obiettivi (o comportamenti virtuosi) per un circolo virtuoso di decrescita serena, conviviale e sostenibile affermando che «il cambiamento reale di prospettiva può essere realizzato attraverso il programma radicale, sistematico, ambizioso delle “otto R”: rivalutare, ridefinire, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare».[1]

È vero che rinunciando a qualcosa della nostra modernità si vivrebbe meglio?

È in questo contesto politico ed economico che Gian Filippo Pizzo ha deciso di porre a diversi autori una domanda su cui riflettere: è vero che rinunciando a qualcosa della nostra modernità si vivrebbe meglio? Su questo interrogativo si strutturano i dieci racconti di fanta-decrescita che sono stati raggruppati nella raccolta Terra Promessa. Nella sua introduzione al libro il curatore ammette sinceramente che quando Marco Solfanelli, direttore editoriale della casa editrice Tabula fati, gli ha proposto di occuparsi di un’antologia sul tema della decrescita non era del tutto convinto. Credeva infatti che questo argomento fosse abbastanza ostico e soprattutto temeva che gli autori a cui normalmente faceva riferimento rispondessero con testi a senso unico in favore della decrescita. Tuttavia così non è stato; Gian Filippo Pizzo ci tiene infatti fin da subito ad avvisare il lettore che all’interno della raccolta «ci sono autori a favore e altri contro, e quelli contro criticano la decrescita sia da destra che da sinistra. E altri che pur favorevoli ne mettono in luce le possibili devianze. E chi invece propone un sostanziale pareggio, mantenendosi neutrale».[2]

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Il pregiudizio verso la fantascienza

di LAURA GARONZI

Chen Zezhou, Chengdu (Cina): “Il prezzo dell’ambizione”

Con il conferimento del premio Nobel per la letteratura allo scrittore Kazuo Ishiguro, che nel corso della sua carriera ha trattato anche temi fantascientifici, si è riaperto un dibattito sui generi della letteratura. Nel 2011, durante un’intervista per il giornale scozzese The Herald, l’autore ha dichiarato quanto segue: «per anni vi è stato un pregiudizio nei confronti del genere fantascientifico, che penso abbia arrecato danno al mondo letterario e non vice versa. Ora, con l’avvento dei graphic novels, le persone hanno iniziato a prendere il genere sul serio».[1]

Egli ha inoltre evidenziato come il genere fantascientifico per lungo tempo sia stato ghettizzato e stigmatizzato e per questa ragione la sua diffusione è rimasta spesso isolata ad un nucleo di appassionati. Partendo da questa riflessione offertaci da Ishiguro è interessante cercare di indagare come il pregiudizio verso la fantascienza agisca sui lettori.

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