«Patria», Aramburu

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C’era una volta l’ETA, Euskadi ta Askatasuna, in italiano “Paesi Baschi e libertà”, che iniziò nel 1968 la sua lotta armata contro la dittatura fascista di Franco: nata come associazione studentesca, costola marxista-leninista del Partito nazionalista basco, non si sciolse dopo il ritorno alla democrazia parlamentare, in ossequio alla formula per cui “le altre organizzazioni della resistenza combattono Franco come se non esistesse un problema basco, l’ETA combatte per l’indipendenza del Paese Basco come se non esistesse il problema Franco.” E allora dopo gli anni Settanta la lotta continua, con i  metodi del terrorismo non soltanto contro obiettivi mirati (i rappresentanti del potere centrale nei Paesi Baschi), ma anche contro target fuori dai confini della regione linguistica, contro civili e persino contro baschi moderati. Con gli anni l’ideologia si appanna, la macchina gira a vuoto, la violenza diventa fine a se stessa. Dice uno dei personaggi di Aramburu: «L’ETA deve agire senza fermarsi mai. Non ha altra scelta. È da tempo che è caduta nell’automatismo dell’attività cieca. Se non fa danni, non è, non esiste, non svolge nessuna funzione. Questo modo di funzionare mafioso è al di sopra della volontà dei suoi componenti. Nemmeno i suoi capi si possono sottrarre. Se va bene, prendono decisioni, ma è solo apparenza. Non possono comunque evitare di prenderle perché la macchina del terrore, una volta che ha preso velocità, non si può fermare. Capisci?»

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L’infinito caos dei generi: Franco Ricciardiello fra giallo e fantascienza. Terza parte

di CLAUDIO ASCIUTI

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Terza parte della postfazione all’edizione eBook di Cosa Succederà Alla Ragazza

7. Rapimenti a scopo sessuale e musica: Cosa succederà alla ragazza.

E veniamo infine a Cosa succederà alla ragazza, partendo da una semplice constatazione: il meccanismo narrativo che R. adopera per questo romanzo, pur utilizzando le tradizionali tecniche investigative del “giallo” propriamente detto, non lesina il recupero dei topoi interni ai lavori precedenti; e rappresenta il punto di arrivo di una riflessione sui meccanismi della scrittura che a partire dagli anni Novanta si è man mano ampliata, quando cioè R. ha cominciato lentamente a staccarsi dal mondo della fantascienza cercando nuove vie espressive. Protagonista del romanzo, come abbiamo visto, è il PM Erasmo Mancini, figura anomala nel panorama della detection italiana, che solitamente predilige una serie di investigatori standard che vanno dal privato, al commissario o al massimo al graduato dei carabinieri e della polizia, senza mai andare oltre nella gerarchia, sebbene sia proprio il PM che deve istruire le indagini; figura anomala inoltre, con scarsissimo grado di correlazione con il cliché dell’investigatore che si è andato formando nel corso del tempo in Italia: non è un gourmet, ma un vegano e un naturista e viaggia solo in bicicletta; benché appena separato (una caratteristica che abbiamo visto in tutte le altre opere di R, quasi che lo scioglimento della coppia preluda al rientro on the road del protagonista, rendendolo nel medesimo tempo più vulnerabile) non corre dietro alle ragazze, anzi, immerso nelle sue riflessioni ne rimane un po’ distante; non è il tradizionale alcolista ereditato dagli eroi dell’hard-boiled americano, ma è invece astemio; e inoltre è inossidabile e incorruttibile; caratteristiche che vengono ben esplicitate da questo dialogo fra lo stesso Mancini e Marina:

— La polizia è responsabile delle indagini negli ordinamenti giudiziari di common law, per esempio i paesi anglosassoni. Negli ordinamenti di civil law invece, il tuo amato Giappone o anche l’Italia, l’azione penale spetta alla magistratura requirente, che può servirsi delle forze di polizia.
Marina si stringe nelle spalle. — Allora i film e i romanzi polizieschi ci prendono in giro?
— Probabilmente per il pubblico della fiction la figura del magistrato non ha nulla di romantico, — risponde Erasmo.
La ragazza lo osserva mentre finisce di mangiare l’insalata, poi aspetta che le riempia d’acqua il bicchiere di vetro naturale.
— Spero che non si offenda, signor Pi Emme, ma trovo che lei non abbia decisamente nulla del commissario. Pepe Carvalho mangia come un bulimico, Montalbano è meglio vestirlo che nutrirlo, il corpo di Philip Marlowe è composto al 70% di alcol anziché di acqua. A lei invece è sufficiente un piatto di vegetali crudi e un bicchiere di acqua fresca.
Erasmo svuota il bicchiere in gola prima di rispondere. — L’appetito pantagruelico di Montalbano è da attribuire all’età è alla salute del suo autore. Camilleri ha ammesso che con i suoi anni non può più permettersi di mangiare smodatamente, e allora si sfoga con il suo personaggio. Sospetto che fosse così anche per Vázquez Montalbán e il suo Pepe Carvalho.

(Cap. 11, Il doppio del gioco, pag. 91)

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Atene

Dopo otto anni la troika se n’è andata. I governi di destra avevano truccato il bilancio statale per entrare nell’area euro, e come spesso accade è toccato a un governo di sinistra risanare. Otto anni di rigore pagato a caro prezzo: licenziamenti di dipendenti pubblici, pensioni decurtate, tagli alla sanità e al sociale, microimprenditori in rovina. E si vede, si tocca, si annusa: l’anello di quartieri intorno al centro di Atene sembra periferia estrema, con serrande chiuse, marciapiedi dissestati, edifici ricoperti di graffiti metropolitani, mendicanti, polverosi negozi di abbigliamento economico a ogni angolo. Nel quartiere di Exarhía, tra il Museo archeologico nazionale e la collina del Licabetto, i graffiti di resistenza civile sono diventati attrazione turistica: muri, serrande, scalinate, balconi, vicoli interi sono ricoperti di raffinati murali che raccontano resistenza, disagio, solidarietà. Bellezza e protesta sociale sul medesimo muro.

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