Io e Lei (9)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

Questa parte del racconto sul mio rapporto con la scrittura parla della collaborazione con la casa editrice Odoya e delle mie prime partecipazioni a Stranimondi

continua dall’ottava parte


Continuava intanto l’infaticabile lavoro d’antologista di Gian Filippo Pizzo, sempre alla ricerca di nuovi argomenti e di altre case editrici. Per ogni nuova iniziativa mi contattava, e mi sono sempre fatto punto d’onore di corrispondere alle sue richieste. Partecipai così a un’antologia di gialli di fantascienza, a un’altra su science fiction e arte, e a una terza di fantascienza e guerra, con racconti scritti appositamente.

Nel frattempo Pizzo fece da catalizzatore per un’altra impresa letteraria che mi avrebbe occupato per la seconda metà del decennio. Durante una chiacchierata con me, lui e Walter Catalano avevano saputo che qualche anno prima avevo scritto un lungo testo non di fiction, intitolato Storie di Parigi, una inusuale guida letteraria alla capitale francese, ancora inedito. Pizzo lo raccontò a Marco Desimoni, proprietario di Odoya Edizioni, per il quale avevano pubblicato sia lui che Catalano, così ricevetti un sollecito a inviargli il manoscritto. Con mia sorpresa, Desimoni accettò subito e mi sottopose un contratto d’edizione; non solo, mi propose anche di pubblicare il successivo Storie di Venezia che stavo scrivendo con lo stesso concetto.

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Un incontro a Pisa sulla climate fiction

Lo scorso 18 marzo ho partecipato alla libreria Tralerighe di Pisa a un incontro del ciclo “Passione aliena”, parlando insieme a Giuliana Misserville di Climate fiction.

quello che segue è il podcast della nostra bella discussione.

ricordo che sullo stesso argomento ho tenuto un panel a Stranimondi 2022, il cui testo integrale è stato in seguito pubblicato su Solarpunk Italia, con esau

Autunni caldi – parte prima

Autunni caldi – parte seconda

Intelligenza artificiale e estinzione: un racconto di Vanessa West

Vanessa West, “La natura corregge i propri errori”, Futuro Presente n. 61, ed. Delos Digital, ebook € 1,99

La più recente uscita della collana Futuro Presente di Delos Digital conferma che questa serie di ebook curata da Giulia Abbate e Elena Di Fazio è una delle (poche) iniziative editoriali che cerchino di sfuggire al desolante appiattimento nel quale è regredita la fantascienza italiana. Svanita la forza propulsiva del cyberpunk, che in qualche modo aveva raccolto e rielaborato l’eredità della fantascienza sociale e della new wave, siamo tornati alla space opera, alle guerre aliene e a un distopico svuotato di qualsiasi intenzione di ammonimento verso il futuro.

Vanessa West è chiaramente lo pseudonimo di una scrittrice italiana. Non è che il contenuto di questo racconto lungo sia così radicale da richiedere un “paravento” per l’autrice: si tratta semplicemente di un ‘nom de plume’ già utilizzato in passato. “Lesbismo & meccanica quantistica” è il divertente titolo di un romanzo pubblicato da Vanessa West nel 2018; dell’anno prima è il più corposo “Venere vendicami”, la cui quarta di copertina recita:

Cosa succede quando gli dei ci accordano la vendetta che abbiamo richiesto? Qual è il prezzo da pagare? Tra delitti, rudimenti di agricoltura biodinamica, diatribe culturali e apparizioni fantasmatiche sdraiate su altari etruschi, ‘Venere vendicami’ è un viaggio nella circolarità del tempo, nelle inquietudini sentimentali e nelle potenzialità del desiderio rifratte da giochi di specchio.

Dunque Vanessa West, che le note biografiche di Delos Digital riferiscono essere “un’astrofisica di cultura classica, nata negli anni ’60 a Rimini”, la quale “nel 2018 ha preso un anno sabbatico per dedicarsi allo studio della fisica teorica” (il cui risultato è il primo dei due libri citati sopra), non è nuova a temi che un tempo erano affrontati solo da autrici dichiaratamente femministe. Non per nulla “La natura corregge i propri errori” è dedicato a Valerie Solanas, autrice di “Scum – manifesto per l’eliminazione dei maschi” nonché (quasi) omicida di Andy Warhol nel 1968.

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Io e Lei (8)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

Ottava puntata del racconto sul mio rapporto con la scrittura. Racconta del mio primo libro non di genere, e di alcune tesi di laurea che parlano dei miei primi romanzi pubblicati su Urania .

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Quella di Laura Garonzi non è la prima tesi di laurea che abbia analizzato qualcosa scritto da me. Nel 2007 (ma io sarei venuto a saperlo più tardi), Claudia Gaudenzi aveva discusso all’università di Bologna una tesi dal titolo “Un percorso nella fantascienza italiana: la manipolazione del tempo”. L’autrice analizzava in maniera piuttosto diffusa alcuni miei testi: Ai margini del caos, Radio aliena Hasselblad e Torino.

[Ricciardiello] riesce a […] comporre alcuni interessanti esempi di storia “mista” imperniati su esperienze di totale immersione entro le vicende legate ad Hitler e i suoi accoliti durante gli ultimi giorni del nazismo, in un piccolo ciclo composto da due romanzi, Ai margini del Caos e Radio Aliena Hasselblad, che aggiungono un tassello alla già vasta produzione internazionale del “fantanazismo”, elaborando nel contempo una teoria epistemologica non convenzionale sulla ambigua consistenza della realtà, aiutato dalle possibilità speculative del medium fantascientifico.

Il testo analizza dettagliatamente la trama dei due romanzi pubblicati su Urania. Nel capitolo L’implosione della Storia l’autrice si occupa di Ai  margini del caos:

Il rapporto tra una realtà apparente dominata dal Bene, ed una “Altra” dominata dal suo principio antagonista, potrebbe autorizzarne l’accostamento alle realtà differenziate della teoria degli universi paralleli: Vic è in grado di varcare il confine tra la realtà fenomenica e quella effettiva grazie alle sua sensibilità accentuata ma passiva, con l’intervento di un catalizzatore come il quadro di Böcklin.
Quella percepita da Vic sarebbe una verità simile a quella di Dick: una soprarealtà illusoria che nasconde la vera natura del mondo in cui il Terzo Reich ha vinto la guerra.
Indipendentemente dal contenuto di queste idee, ciò che continua a mantenere salda la realtà illusoria è la crisi definitiva, la fine della percezione lineare, visiva del mondo, sostituita da una percezione multimediale plurisensoriale non più limitata alle categorie spazio-temporali euclidee.

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Io e Lei (7)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

Settima puntata del racconto sul mio rapporto con la scrittura. Racconta l’inizio del rapporto con Gian Filippo Pizzo e della pubblicazione del giallo “Cosa Succederà Alla Ragazza”.

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Io e lei, parte IV

Il quarto decennio della mia avventura nella scrittura è caratterizzato da tre elementi: un parziale riavvicinamento alla fantascienza dopo anni di diffidenza, due collaborazioni che considero fondamentali, con Gian Filippo Pizzo e Giulia Abbate, infine dal rapporto con il gruppo editoriale Odoya.

Il 2009 non finì bene per me; dopo una lunga malattia oncologica, mio padre ebbe un crollo improvviso e morì il 30 gennaio 2010, al termine di un mese di ricovero ospedaliero. A fine 2009 ero stato contattato da Gian Filippo Pizzo, che stava cercando racconti per compilare un’antologia di fantascienza politica; non c’è dubbio che uno dei primi nomi che gli potessero venire in mente fosse il mio.

Gian Filippo Pizzo, che ha dieci anni più di me, è tra gli addetti ai lavori di più vecchia data ancora attivi nell’ambiente. Fu tra i fondatori del Circolo Siciliano Fantascienza, e redattore nella seconda metà degli anni Settanta della fanzine Astralia. Per anni funzionario della biblioteca civica di Firenze, è autore di una serie di libri dedicati alla cultura popolare, soprattutto sul cinema di fantascienza; in seguito avrebbe scritto anche guide al cinema horror, e alla letteratura horror e di fantascienza.

con Gian Filippo Pizzo a Stranimondi 2016, Milano
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Io e Lei (6)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

La sesta puntata del racconto sul mio rapporto con la scrittura è presa dalla prefazione al romanzo “Radio Hasselblad”, che ho reso disponibile in autopubblicazione dopo che è uscito dal catalogo Mondadori: racconta l’inizio del nuovo millennio, la pubblicazione di “Aux frontières du Chaos” in Francia presso Gallimard, e poi altre traduzioni in Francia e Grecia; termina con la vittoria al premio Gran Giallo Città di Cattolica.

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Io e lei, parte III

(da Franco Ricciardiello, “Radio Hasselblad”, 2015)

Il nuovo millennio si apriva per me sotto i migliori auspici. La notte di San Silvestro inaugurai l’anno 2001 iniziando la lettura di Mason & Dixon di Thomas Pynchon, acquistato un mese prima e messo da parte per l’occasione. Oramai la fantascienza aveva uno spazio sempre minore nelle mie letture. A Pynchon ero arrivato grazie alla “guida schematica” scritta da Richard Kadrey e Larry McCaffery in appendice al volume rilegato Cyberpunk curato da Piergiorgio Nicolazzini per l’Editrice Nord. Già qualche anno prima avevo letto V. e L’incanto del lotto 49, anche se fu L’arcobaleno della gravità  a cambiare la mia idea di letteratura. Da Pynchon in poi il mondo aveva un sapore nuovo, e lo sterminato continente postmoderno sul quale mi affacciai (DeLillo, Wallace, Gaddis, Vollmann, Rushdie, Eco, Chandra, Murakami, Mo Yan e molti altri ancora) è ancora in buona parte da esplorare.

Il 18 gennaio 2001 apparve nella collana Imagine della casa editrice Flammarion il romanzo Aux frontières du chaos, edizione francese di Ai margini del caos. Avevo ottenuto dal traduttore Jacques Barbéri di supervisionare in anteprima il testo. In primavera fui invitato ufficialmente alle Utopiales a Nantes, grande appuntamento della fantascienza transalpina, insieme a autori di tutta Europa. In Francia era davvero il momento degli italiani, grazie al fantastico exploit di Valerio Evangelisti che ci aveva trascinati con sé, a partire da Luca Masali che ebbe un buon successo con la traduzione di I biplani di D’annunzio.

Aux frontières du chaos Gallimard, 2001

Non era la prima volta che partecipavo a un congresso francese: ero già stato a quello di Nancy e anche a Poitiers, in entrambi i casi insieme a Nicolazzini, che era divenuto il mio agente letterario, e ogni volta avevamo fatto tappa a Parigi. In una di queste occasioni ci recammo in visita alla sede di Flammarion, che allora era in rue Racine, pieno Quartiere latino; incontrammo l’editor Jacques Chambon, che purtroppo sarebbe morto prematuramente pochi anni dopo. In occasione della presentazione al pubblico dell’antologia Fragments d’un miroir brisé, raccolta di autori italiani selezionati da Evangelisti, conobbi un altro editor, Doug Headline, e anche Cesare Battisti, che in quegli anni non era ancora famoso perché la sua latitanza non sembrava indignare che i pochi che in Italia si ricordavo di lui. Battisti era ben inserito nel milieu letterario parigino, e pubblicava romanzi neri per Payot.

Il 2001 fu un anno anomalo nella mia carriera: l’unico in cui fui pubblicato solo all’estero e non in Italia. Sulla raccolta Utopiae 2001- Fin de l’Odyssée? apparve Torino nella traduzione di Éric Vial. Intanto Aux frontières du chaos raccoglieva in Francia molte recensioni, quasi tutte positive; quella su Litteraire.com, a firma di Isabelle Roche, arrivò a commuovermi:

Au fond, c’est la sensation confuse que ce roman n’obéit à aucun des codes romanesques habituellement en vigueur qui dérange tant. […] L’expérience qui constitue la lecture de ce livre se situe, elle aussi, “aux frontières du chaos”. In fondo, è la confusa sensazione che questo romanzo non obbedisca a nessuno dei codici romanzeschi in vigore che disturba tanto. L’esperienza che costituisce la lettura di questo libro si situa, essa stessa, “ai margini del caos”.

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Io e Lei (5)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

La quinta puntata del racconto sul mio rapporto con la scrittura riproduce l’ultima parte della mia prefazione all’antologia “Compagno di viaggio” (Cordero Editore): la fine degli anni Novanta, e la vittoria al Premio Urania con “Ai margini del caos”.

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Io e lei, parte II

(da Compagno di viaggio. Dieci racconti di fantascienza di Franco Ricciardiello, Marco Cordero editore, Genova, Giugno 2015)

All’incirca nel 1997 cominciai a trovarmi insoddisfatto della letteratura che scrivevo. È un dato di fatto che leggevo sempre meno fantascienza e sempre più narrativa di altro genere, gialli e thriller oppure postmoderno. Paradossalmente dunque, negli anni in cui gli autori italiani passavano finalmente dal fandom all’editoria professionale, io sentivo il bisogno di cambiare. Non che il cambiamento mi fosse mancato negli ultimi tempi: nel ‘96 mi ero separato legalmente; nello stesso anno avevo smesso di lavorare per il sindacato aziendale ed ero tornato in produzione, chiedendo un cambio di mansioni dalla direzione generale alla rete di vendita; infine, avevo abbandonato gli studi universitari dopo avere superato poco più della metà degli esami. Forse il nuovo romanzo che iniziai a scrivere nel ‘97 si inseriva in questa esigenza di rinnovamento, alimentato dall’entusiasmo del corso di scrittura creativa.

Tutto iniziò con la lettura di un articolo su un periodico, la storia della celebre opera del pittore svizzero Arnold Böcklin: Die Toteninsel, “L’isola dei morti”, dipinto in cinque versioni definitive, oggi disperse tra i musei di Europa e America. L’articolo era molto approssimativo e conteneva imprecisioni, soprattutto nei nomi di luoghi e persone, ma raccontava di una incredibile influenza sulla cultura europea lungo tutto il periodo tra il romanticismo e la seconda guerra mondiale; questa enorme diffusione dell’immagine dell’Isola dei morti finì non solo perché era cambiato il paradigma culturale, ma anche perché una delle cinque versioni era proprietà personale di Adolf Hitler.

Decisi di scrivere un romanzo sull’Isola dei morti.

con Carlo Lucarelli all’Unipop di Vercelli
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L’importante è cominciare

Nella primavera del 1994 scrissi per la fanzine Intercom un pezzo dal titolo L’incipit, nel quale, oltre a spiegare qualche nozione di creative writing sull’importanza del primo paragrafo di un racconto, o della prima pagina di un romanzo, proponevo ai lettori un piccolo quiz: dieci incipit ‘celebri’ della fantascienza, con la domanda: a quale romanzo di quale autore/autrice appartiene questo incipit?
Piergiorgio Nicolazzini, che oggi è tra i maggiori agenti letterati in Italia con la sua agenzia PNLA, e che in quegli anni collaborava con l’Editrice Nord, mi propose di riprendere il pezzo, di scegliere dieci nuovi incipit e di pubblicarlo sul COSMO SF, il bollettino gratuito che la casa editrice inviava a chiunque ne facesse richiesta, con una tiratura di decine di migliaia di copie.
Ne venne fuori il pezzo che segue, uscito sul numero 5/1994 (anno XXIII) di COSMO SF; vinsi il Premio Italia per il miglior articolo su pubblicazione professionale alla XXI Italcon a San Marino, nel 1995.

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Io e Lei (4)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

Quarta puntata del racconto sul mio rapporto con la scrittura. Il presente post riproduce la seconda parte della mia prefazione a una antologia di miei racconti: contiene il periodo centrale degli anni Novanta, quello che precedette la mia partecipazione al Premio Urania con “Ai margini del caos”.

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Io e lei, parte II

(da Compagno di viaggio. Dieci racconti di fantascienza di Franco Ricciardiello, Marco Cordero editore, Genova, Giugno 2015)

In quegli anni dovetti constatare un fenomeno non proprio piacevole, almeno per me: ricevevo molte richieste di materiale da fanzine di ogni tipo, segno che il mio nome era ormai conosciuto nell’ambiente; qualsiasi cosa inviassi ai curatori veniva accettata senza richiesta di modifica, fossero raccontini già editi dieci anni prima, fondi di cassetto oppure pezzi scritti apposta. Decisi di mettere alla prova questo atteggiamento acritico, e partecipai sotto pseudonimo a un concorso letterario bandito addirittura dalla redazione di Intercom! Il racconto, intitolato Adriana, superò le selezioni per arrivare nella rosa dei finalisti.Siccome facevo parte di questa giuria finale, detti al mio racconto un voto medio-basso; arrivò comunque terzo classificato e uscì sul numero 136/137 di Intercom, nel 1994. Roberto Sturm però mi smascherò perché conosceva bene il mio stile di scrittura. Santoni fece comunque uscire il racconto con lo pseudonimo che avevo scelto io, Valeria Colombo.

Intercom n. 136/137 contiene il mio racconto “Adriana” pubblicato sotto pseudonimo

Quasi in contemporanea, Sturm e io giocammo lo stesso tiro a Cristiano Cascioli, inviandogli un racconto scritto a quattro mani che apparve su Baliset con lo pseudonimo Roberta Ricci: Cascioli però non sospettò nulla finché non glielo rivelammo. Il racconto si intitolava Quando c’era il mare, frase che trassi da un verso di Sergio Endrigo.

Le bibliografie di Valeria Colombo e Roberta Ricci continuarono per qualche tempo: insieme a Sturm e Santoni partecipai a un romanzo collettivo Cronache dei giorni sintetici, ma non avevamo un’idea complessiva del progetto e pubblicammo solo una prima parte. La carriera letteraria di Valeria Colombo invece continuò fino al 1996 con due racconti su Diesel Extra (Henriet sapeva dello pseudonimo) e sulla fanzine palermitana Terminus curata da Emiliano Farinella.

Entro la metà degli anni Novanta pubblicai su numerose fanzine, praticamente tutte quelle che non avevano la medesima posizione ideologica di Enrico Rulli: la romana Algenib di Fabrizio Frattari, la barese Future Shock di Antonio Scacco, L’Eterno Adamo di Mario Leoncini, e poi ancora Gli occhi di Medusa, Nettezze Arcane, Cybola, Oltre, Fanzine, Itaca.

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Io e Lei (3)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

Diversi anni dopo la pubblicazione di quel “Io e lei” sulla fanzine Intercom, decisi di continuare il racconto sul mio rapporto con la scrittura. L’occasione fu la pubblicazione, da parte della casa editrice genovese Marco Cordero, di un’antologia personale di miei racconti.

Il presente post riproduce la prima parte di quel lungo intervento, e racconta il periodo fino al 1993.

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Io e lei, parte II

(da Compagno di viaggio. Dieci racconti di fantascienza di Franco Ricciardiello, Marco Cordero editore, Genova, Giugno 2015)

Nel 1989 Danilo Santoni propose a alcuni collaboratori fissi della sua fanzine Intercom di scrivere un testo intitolato Io e lei dedicato al rapporto personale con la fantascienza; se non ricordo male ne apparvero tre edizioni su numeri consecutivi, a firma del sottoscritto, di Roberto Sturm e di Santoni stesso; la presentazione di questa antologia è l’ideale continuazione di quell’intervento.

Rileggendo Io e lei mi rendo conto di quanto in quel momento fossi coinvolto nel fandom, il mondo degli appassionati che costituiva un circuito amatoriale separato. L’editoria infatti negli anni Settanta e fino a metà del decennio successivo aveva precluso agli autori italiani l’accesso alla grande distribuzione, sulla base di un pregiudizio in parte condivisibile: è vero che la cultura umanistica dello scrittore amatoriale produceva materiale acriticamente simile alla science-fiction di serie B d’oltre oceano, che costituiva il 90% dei titoli pubblicati, ma è altrettanto vero che in quella palude erano comunque cresciuti spontaneamente, senza aiuto né incoraggiamento, fiori d’autore che avrebbero meritato la stessa attenzione dei colleghi che pubblicavano letteratura poliziesca.

Nelle ultime righe di Io e lei dicevo di avere letto in totale 424 romanzi di fantascienza; a oggi [2015, NdA] non sono aumentati in misura proporzionale (sono 580), perché a partire dalla metà degli anni Novanta, con l’affievolirsi del cyberpunk, ho progressivamente ridotto il mio interesse nel genere science fiction. La causa non è soltanto il variare del mio gusto personale, e il fatto che cominciassi a leggere molta narrativa non di genere; anzi questo era un effetto dell’esplosione editoriale del deprecato fantasy, che non è un sottogenere del fantastico bensì quanto di più distante dall’immaginario tecnologico si possa concepire.

Ciò non significa che io abbia smesso di scrivere e pubblicare fantascienza, soprattutto perché la forma della narrativa d’anticipazione è impressa indelebilmente nella mia capacità di scrittura, e inoltre ricevo regolarmente richieste di partecipazione a iniziative editoriali mirate.

Nel 1990 era impensabile prevedere gli sviluppi futuri, che insieme all’editoria elettronica avrebbero sconvolto il fandom; anzi il cyberpunk, esploso negli USA nel decennio precedente, ingrossava in Italia un’onda di piena che avrebbe travolto completamente gli argini di genere, il “ghetto” della fantascienza: a differenza dei predecessori, i molti nuovi lettori non operavano una scelta consapevole, dal momento che non percepivano il cyberpunk come un genere letterario minore bensì come una categoria estetica d’avanguardia.

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