Nino Martino arriva alla prova del quarto romanzo, che si innesta sulla riflessione narrativa sull’intelligenza artificiale e i rapporti con l’umano che egli porta avanti con coerenza, complicata in questo caso dal tema del “primo contatto” con la vita extraterrestre.
Riprendendo atmosfere e anche personaggi dei precedenti romanzi, Martino li trasferisce in un’ambientazione nuova.
Il seme dell’umanità si è sparso tra le stelle, la terraformazione è una pratica usuale: nuovi pianeti vengono resi abitabili dall’umanità tramite tecniche che diffondono un’atmosfera e una biosfera compatibili con il nostro organismo. Uno di tali pianeti, terraformato poco più di dieci anni fa, è considerato dai propri abitanti un’utopia: su Sogno III si vive in armonia con l’ambiente, in una civiltà tecnologicamente avanzata che rifiuta di connettere la propria rete di intelligenze artificiali con quella degli altri mondi, per timore di un “contagio” con le IA di tipo “Irene” che hanno acquisito autocoscienza (nel precedente romanzo Irene) e adesso compongono una cultura che collabora con l’umanità, ma formalmente separata.
I protagonisti sono due giovani agenti della sicurezza, fratello e sorella, anzi gemelli, figli di due personaggi di precedenti romanzi; vengono inviati su Sogno III per indagare sula morte di Abayomi, una scienziata terrestre chiamata a lavorare sul pianeta e ritrovata morta. C’è il sospetto che sia stata assassinata, anche se gli abitanti di Sogno III hanno difficoltà a crederlo, perché sul loro pianeta non esiste il crimine.
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