Storie di Parigi

DALLA NASCITA DELLA MODERNITÀ AL SUO TRAMONTO: LETTERATURA, CINEMA, MUSICA.

musee-dorsayMeno di un mese fa ho sottoscritto con la casa editrice Odoya un contratto per la pubblicazione di un libro lungo oltre un milione di battute, uscita prevista nel periodo di Pasqua 2017. Si tratta del racconto di una passeggiata autunnale di sette giorni e cinquanta chilometri nelle vie di Parigi; nasce dal confronto fra una Parigi mentale, costruita su letteratura, cinema e musica, e l’esperienza reale della città, l’avventura della camminata urbana.

In origine l’idea era quella di un itinerario di visita differente dai consueti viaggi per turismo e per lavoro: un percorso integralmente a piedi attraverso tutta la metropoli, ma senza seguire i classici tragitti trasformati in guida turistica per camminatori. Ho consultato tutta la letteratura sulla capitale francese, tutto il cinema e la musica nella mia collezione personale, e marcato sopra un plan de Paris ingrandito 2:1 ogni punto di questo itinerario nella mia Parigi mentale: spazi dell’ambientazione di racconti e romanzi, non solo della letteratura francese, legati alla biografie di scrittori, musicisti, registi, attori cinematografici, luoghi che hanno inciso sulla percezione di una Parigi “letteraria” più di ogni altra città al mondo, che da iter ideale per una formazione artistica umanista diventa luogo privilegiato per la comprensione della Modernità.

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Il più grande musicista del tempo degli uomini

«L’ORFEO» DI CLAUDIO MONTEVERDI SEGNA IL PASSAGGIO DAL MELODRAMMA CORTIGIANO ALL’OPERA LIRICA.

39-ascolto-19-12-2016La vita e l’opera di Claudio Monteverdi (1567-1643) si situano al confine tra due mondi musicali: cioè tra il tramonto quasi improvviso della polifonia antica, sopravvissuta fino al termine del Cinquecento, e la monodia che permetterà la nascita del melodramma, diventerà opera lirica, e in seguito canzone.

L’Orfeo, Favola in musica, segna il primo momento di passaggio dall’opera cortigiana a quella degli impresari teatrali. Suo soggetto è il mito greco di Orfeo, recuperato a fini ideologici da un gruppo di intellettuali radunati intorno alla corte medicea di Firenze, la Camerata Bardi. In origine, i compositori Giulio Caccini e Jacopo Peri mettono in musica, ciascuno per conto proprio, un libretto del letterato Ottavio Rinuccini intitolato Euridice, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio. L’Euridice di Peri, la più antica partizione d’opera che si sia conservata sino a noi, viene rappresentata il 6 ottobre 1600 a Firenze, come spettacolo in occasione delle nozze di re Enrico IV di Borbone re di Francia con Maria de’ Medici.

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Da Cortázar a Antonioni, la via più breve passa da Heisenberg

DALLA TELA DI RAGNO ALL’INGRANDIMENTO: L’OBIETTIVO FOTOGRAFICO MODIFICA LA REALTÀ.

Julio Cortázar

Julio Cortázar

Durante un recente viaggio in Argentina ho letto per la prima volta in lingua originale Las babas del diablo, racconto di Julio Cortázar dal quale è tratto il soggetto di Blow up di Michelangelo Antonioni; e sempre per la prima volta, ma nella vita non si finisce mai d’imparare, mi sono procurato il DVD e ho finalmente visto il film. Antonioni gira Blow up nel 1966, mentre è del 1959 l’antologia Las armas secretas di Julio Cortázar che contiene Le bave del diavolo, come in spagnolo si può chiamare la ragnatela; della breve storia passano nel film l’idea di fondo, cioè la scoperta di un crimine grazie all’osservazione di un ingrandimento fotografico, e la metafora della relazione arte/realtà attraverso la mediazione del linguaggio.

Il terreno comune fra testo è film è facile da definire: un fotografo scopre a ingrandimenti successivi di immagini scattate per caso, qualcosa che non era stato capace di vedere con i propri occhi. Il racconto possiede un punto di vista complesso, talvolta in prima persona singolare e talvolta in terza, con un incipit che già introduce il relativismo del linguaggio:

Non si saprà mai come raccontarlo, se in prima persona o in seconda, usando la terza del plurale o inventando continuamente forme che non serviranno a niente. Se si potesse dire: io videro salire la luna, oppure: ci mi duole il fondo degli occhi, e soprattutto così: tu la donna bionda erano le nubi che continuavano a correre davanti ai miei tuoi suoi nostri vostri loro visi. Che diavolo.

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