«Disertori» a Vercelli in Bionda 2016

La questione del punto di vista nel mio primo romanzo “senza genere”.

franco-ricciardiello-disertoriSabato 24 settembre ci sarà una nuova edizione di Vercelli in Bionda, la manifestazione librario-gastronomica organizzata dalla Libreria Mondadori durante la quale una serie di autori locali avranno a disposizione cinque minuti a testa per presentare il proprio libro e scolare una birra alla spina. Ho avuto la fortuna di partecipare a tutte le precedenti edizioni, essendo sia un autore relativamente prolifico che un incontrollabile goloso di malto fermentato – e anche quest’anno sono della partita.

La manifestazione si sottintende dedicata alla letteratura gialla, ma il confine non è tracciato così rigorosamente, e anch’io quest’anno come altri autori presenterò il primo romanzo non di genere che ho pubblicato, Disertori. Voglio approfittarne per parlare della questione del “punto di vista” in questo romanzo.

Nella scrittura creativa la definizione punto di vista indica “gli occhi” attraverso i quali il lettore vede la vicenda – nelle lingue anglosassoni questo concetto può essere indicato con il termine voice, “Voce”.

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Garou-Garou, il Passamura di Parigi

UN RACCONTO CONGELATO NEL BRONZO.

le-passemuraillePlace du Tertre è il centro della vita di Montmartre, dove puoi trovare tutti i pittori e i ritrattisti, che abbiano talento o meno, e dove molti turisti vengono a fare acquisti, a vedere gli altri che fanno acquisti oppure a bere un caffè. Quando arrivo io l’aria è fredda ma anche con questo cielo lacrimoso la piazza è piena di gente. Cammino senza meta, gettando un’occhiata ai quadretti colorati appesi ai cavalletti. Ogni artista cerca un suo stile. Ci sono ritrattisti da matita, da sanguigna e altri da pennellino. Una giovane di aspetto slavo in soprabito di pelle è seduta su uno sgabello, davanti a lei un pittore di mezza età le fa il ritratto. Lui sente l’otturatore della mia fotocamera, si volta e mi guarda perplesso, battendo le ciglia due o tre volte come se non credesse che abbia potuto fotografarlo.

Lascio la piazza uscendo da rue Norvins, dopo un’occhiata alla calda luce d’oro nelle boutiques d’arte. Più oltre ci sono negozietti di paccottiglia e souvenirs standardizzati, pochi gli oggetti originali, subito imitati nel giro di una stagione dagli altri rivenditori. I turisti passano infreddoliti. Dopo il primo tratto rue Norvins continua diritta, in leggera discesa, e dove termina inizia subito l’avenue Junot, più larga e curva per seguire il dislivello della collina; di fianco c’è la piccola e pedonale place Marcel Aymé, dove una statua di bronzo sembra uscire dal muro che fa da contrafforte alla collina: il torso con il braccio di un uomo, una gamba destra, una mano sinistra.

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Un’altra storia nella roccia imposta

Perché usare un verso di Dante come titolo di un racconto di fantascienza?

delittidalfuturoMentre si trova nell’aula magna della Stockholms Universitet per recitare a memoria il Purgatorio della Commedia a un uditorio di appassionati e curiosi, un cultore italiano di Dante Alighieri viene assassinato con un colpo alla testa sparato attraverso la finestra. Sua figlia, che lo accompagna nel tour delle università europee alternandosi a recitare un canto a testa, lo vede morire davanti ai propri occhi, poi ascolta incredula gli indizi collezionati dal commissario di polizia: sembra che l’arma abbia sparato da molto, molto lontano. Questo è l’incipit del mio racconto Un’altra storia nella roccia imposta, scritto per l’antologia «Delitti dal futuro» commissionata da Istos Edizioni a Gian Filippo Pizzo.

Le raccolte di racconti di fantascienza curate da Gian Filippo Pizzo a partire dal 2010 hanno sempre un argomento caratterizzante, che può essere una trasversalità di genere letterario (fantascienza e giallo, fantascienza e horror etc) oppure un tema comune (la guerra, la politica etc.). Con questo lavoro situato tra gli autori e gli editori, Pizzo ha raccolto intorno a sé alcuni scrittori che si sono formati nel fandom di fantascienza degli anni Ottanta e Novanta, oltre a nuove leve di fan-scrittori, che sono una discreta percentuale tra gli appassionati del senso del meraviglioso. Io ho avuto la fortuna di essere incluso in quasi tutte le raccolte curate per diverse case editrici.

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Carmen, l’anti-Wagner

DA MÉRIMÉE A BIZET, PER IL PIACERE DI FRIEDRICH NIETZSCHE.

36 ascolto 26-9-2016I «Racconti di musica» sono serate di ascolto di musica classica che da tre anni organizzo insieme a alcuni altri appassionati: un lunedì ogni mese, da settembre a giugno, ogni volta una composizione di un diverso autore. A settembre gli appuntamenti ricominciano con l’ascolto di un’opera lirica, Camen di Georges Bizet: alcune arie selezionate tra le più belle e conosciute, dialoghi recitati da attori non professionisti e una dimostrazione di danze sevillanas.

Oggi la storia d’amore e morte che racconta Carmen non è patrimonio esclusivo dei melomani, e alcuni temi musicali di sono entrati nell’immaginario culturale comune; è difficile credere che possa  scandalizzare. Invece gli spettatori della prima, il 3 marzo 1875, furono disorientati dalla passionalità sanguigna della storia e dal timbro esotico della musica. Il teatro Opéra-Comique di Parigi era infatti luogo d’incontro sociale dove facevano conoscenza i giovani delle famiglie perbene, in vista di un possibile matrimonio: per tradizione gli spettacoli dovevano essere moralmente ineccepibili, come richiedeva l’ipocrita etica borghese. Per la verità il pubblico si abitua presto; quando Georges Bizet muore, esattamente tre mesi dopo la prima (siamo alla trentacinquesima replica), Carmen è già un grande successo mondano.

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Pareyson & the Fleetwood Mac

Rumours (1977) e la Teoria della Formatività

Lindsey Buckingham e Stevie Nicks in studio di registrazione

Lindsey Buckingham e Stevie Nicks in studio di registrazione

Nel febbraio 1977 la band pop-rock Fleetwood Mac pubblica Rumours, terzo album più venduto nella storia dell’industria discografica: 41 milioni di copie, di cui quasi 28 milioni “certificate”. Io ho acquistato il vinile qualche anno dopo, a metà anni Ottanta. Nel 2012 Warner Bros. fa uscire per il 35° anniversario una deluxe edition che comprende anche due CD di outtakes, tracce estrapolate dalle sessioni di registrazione: demo, pezzi scartati, prove, prime versioni, materiale di ottima qualità audio che permette di seguire il percorso dell’opera durante la sua formazione, oltre al piacere di ascoltare versioni suggestive benché “grezze”. Mi sono divertito a verificare nella pratica l’applicazione della teoria della Formatività del filosofo Luigi Pareyson, che vede l’opera d’arte come punto di arrivo di un processo creativo al quale non è possibile sottrarre alcun elemento:

L’opera d’arte include il processo della sua formazione in quanto ne è la conclusione. (p. 100)

Rumours è il prodotto di un momento di crisi personale nella storia dei Fleetwood Mac: i coniugi McVie (il bassista John e la pianista Christine) divorziano dopo dieci anni di matrimonio, lei ha una storia con il tecnico delle luci; il batterista Mick Fleetwood scopre che la moglie Jenny Boyd ha una storia con il suo migliore amico; infine, il chitarrista Lindsey Buckingham e la cantante Stevie Nicks terminano dopo otto anni la loro relazione. Di conseguenza, i testi sono tutti variazioni intorno al tema della fine di un amore, anche se, come ha fatto notare qualche critico, la vivacità dell’inventiva musicale contraddice questa atmosfera di amarezza.

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Alphaville, capitale del dolore

Un film di Jean-Luc Godard al Festival di Fantascienza di Trieste

AlphavilleHo di recente riletto un romanzo di Algis Budrys su un vecchio volume di Galassia che comprai usato nel 1981 in una libreria di Treviso; nella rubrica La posta galattica, in risposta a un lettore di Pavia, si affermava: «Non siamo critici cinematografici, quindi il nostro parere è soggettivo e molto “da esperti di science-fiction”. Missione Alfaville, comunque, è secondo noi uno dei più brutti servizi che siano stati resi alla science-fiction, che alla cinematografia in generale.» Questa incomprensione tra Jean-Luc Godard e la fantascienza italiana (ma sarebbe meglio dire la critica cinematografia italiana in generale) è testimoniata anche dalle contestazioni dei puristi al Festival del Film di Fantascienza di Trieste (dove comunque la pellicola vinse il primo premio).

Alphaville, con cui Jean-Luc Godard vince l’Orso d’Oro al festival di Berlino 1965, è un film crepuscolare, un gioco di forme plastiche immerse in un alone di luce lunare; un bianco e nero fortemente contrastato, una sfida alle tenebre, volti e forme scolpite da una luce incidente, effetti fortemente voluti e straordinariamente ottenuti. In Italia viene distribuito con il titolo Agente Lemmy Caution, missione Alphaville. Malgrado la trama piuttosto banale, con soluzioni addirittura naïf, l’estetica del film è estremamente curata, risultato di una attenta ricerca sulle tecniche del suono e dell’immagine che con il tempo lo ha trasformato in un film cult.

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Radio Libera Albemuth: fantascienza e paranoia

La paranoia come motore del plot e principio del linguaggio letterario

Philip K. Dick

Philip K. Dick

Che la paranoia sia uno degli strumenti più efficaci a disposizione della letteratura postmoderna, se n’è accorto qualsiasi lettore che abbia una dimestichezza anche minima con Thomas Pynchon. La trama di molta fiction riproduce stati psicotici paranoici, in cui le «teorie del complotto» alimentano una continua tensione drammatica, anche in best sellers destinati al grande pubblico — significativo il successo di Il codice Da Vinci di Dan Brown. Un interessante sottogenere “di nicchia” della teoria del complotto è quello che vede gli U.S.A. trasformati in uno Stato fascista; il primo titolo che viene in mente è Il complotto contro l’America di Philip Roth, in cui l’aviatore Charles Lindbergh diventa presidente poco prima dello scoppio della guerra in Europa, vara leggi antisemite e liberticide finché non è estromesso dal potere con una sorta di colpo di stato.

Direttamente ispirato dalla personalità psicotica dell’autore è invece un romanzo di Philip Dick sul quale solo di recente si è spostata l’attenzione: Radio Libera Albemuth infatti è stato a lungo considerato una prima versione del successivo e più conosciuto Valis, e il fatto che sia pubblicato postumo autorizza questa lettura. A differenza del sottogenere «nazismo in America», non racconta il dominio mondiale nazionalsocialista dopo la vittoria in guerra dell’Asse: la minaccia alle libertà americane viene dall’interno, da una fascistizzazione della società con giovani inquadrati in organizzazioni paramilitari, ossessione anticomunista, annullamento della privacy indiciduale: è la deriva liberticida di Richard Nixon che stravolge le libertà americane.

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Fronte interno

Copertina Fronte internoAppare in una bella edizione eBook Delos, casa editrice che ha scommesso sulla rapidità dell’editoria digitale, il mio romanzo breve  “Fronte interno”, pubblicato qualche anno fa dietro pseudonimo su una fanzine palermitana.

Delos Books/Delos Digital, nata intorno a un nucleo di appassionati di fantascienza che si è formato nel fandom degli anni Ottanta e Novanta (Silvio Sosio, Franco Forte, Luigi Pachì), è in un certo senso l’ideale conclusione per appassionati di fantascienza che vollero diventare protagonisti, il coronamento di un sogno per chi crede nella tecnologia, nello sviluppo sociale, nel valore della letteratura di genere.

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Linguaggio e pensiero ai margini del caos

Ho pubblicato il primo racconto a diciannove anni, ma fino dalla scuola elementare mi sono cimentato con la letteratura, a partire da testi dettati a mio fratello minore, che si assoggettava con rassegnazione. Ho pubblicato cose illeggibili, per fortuna poche, e anche molte parole delle quali ancora sono soddisfatto. Ho pubblicato due romanzi con Mondadori, e quello che dà il titolo al blog, Ai margini del caos, è stato tradotto in francese per Flammarion.

Non ho mai scritto qualcosa che non volessi, né usato uno stile semplice se non strettamente funzionale al senso del testo. La letteratura non è per me un mezzo di sostentamento economico, il mio lavoro è altrove. Scrivo per creare qualcosa di vero, e se possibile anche di bello. Lo stile letterario cresce lentamente nel tempo, si arricchisce con il pensiero, e questo a sua volta si alimenta di immagini, di musica, della profonda struttura estetica che è alla base dell’arte, e soprattutto si alimenta di linguaggio.

Senza linguaggio non esiste il pensiero.

Se non possediamo le parole esatte per descrivere un sentimento, non possiamo provarlo. Se non possediamo il termine esatto per descrivere un colore, non riusciamo a vederlo. Se non sappiamo le parole esatte per raccontare la musica, non possiamo neppure sentirla.

Il linguaggio è il nucleo della vita. Più siamo padroni della lingua con cui ci esprimiamo, e più avremo il controllo della nostra vita.

Questo è un blog di parole. Parole che raccontano le cose che scrivo, ma anche la letteratura, la musica e il cinema che altri creano; un blog su tutto ciò che è entrato nella mia narrativa o che prima o poi, inevitabilmente, ci entrerà.