di BEN VALENTINE
tratto da Hopes&Fears , traduzione di Franco Ricciardiello
C’è da vedere nero sullo stato del nostro pianeta: un’altra specie animale scompare, una tempesta eccezionalmente violenta devasta un’altra città impreparata, e condizioni meteorologiche inconsuete hanno ormai superato un nuovo record. Scienziati e politici sono scoraggiati e la nostra coscienza collettiva si rivolge verso narrazioni apocalittiche, piuttosto che a racconti di riscatto. Benvenuti nell’Antropocene, il periodo durante il quale l’attività umana è diventata influenza dominante sul clima e sull’ambiente terrestri, e il risultato è terrificante.
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Il solarpunk è il primo movimento creativo che risponde in maniera cosciente e positiva all’Antropocene. Quando nessun luogo sulla Terra è esente dall’edonismo dell’umanità; il Solarpunk propone che gli umani possano imparare di nuovo a vivere in armonia con il pianeta.
Il Solarpunk è un movimento letterario, un hashtag, una bandiera e una dichiarazione di intenti sul futuro che speriamo di creare. È immaginare che tutti gli esseri umani vivono in equilibrio con l’ambiente, dove le comunità locali prosperano, la diversità è apprezzata e il mondo è una bellissima utopia verde.
La scrittrice Rebecca Solnit[i] riflette sul Guardian, a proposito dell’impatto disomogeneo dei cambiamenti climatici sulle comunità più povere di tutto il mondo:
Il cambiamento climatico è violenza su scala globale, contro i luoghi e le specie, nonché contro esseri umani. Una volta che lo chiamiamo con il suo nome, possiamo iniziare una vera discussione sulle nostre priorità e valori. Perché la rivolta contro la brutalità inizia con una rivolta contro il linguaggio che mantiene nascosta quella brutalità.
Se il cambiamento climatico è una lenta violenza contro il sud del mondo, allora il Solarpunk rappresenta la pace.