La quarta dimensione di Liú Cíxīn

di FRANCO RICCIARDIELLO

Il romanzo che chiude il ciclo del “passato della Terra” di Liú Cíxīn, tradotto a ritmo record da Mondadori dopo il successo anche in Italia del primo volume, Il problema dei tre corpi (死神永生, 2010), sembra un catalogo generale di tutte le idee più avanzate della fantascienza mondiale. E c’è veramente tutto: antimateria, volo superluminale, battaglie spaziali, viaggio nel tempo, colonizzazione di altri pianeti, colonie umane in orbita, ibernazione, città del futuro, rallentamento della luce. Sembra quasi che l’autore, il più conosciuto scrittore di fantascienza in Cina, abbia deciso di tirare le somme di un intero genere letterario, forse per ripartire da zero. Non è un mistero che, a differenza dei mercati occidentali dove è screditata non tanto dalla sua origine pulp quanto da quasi un secolo di pregiudizi editoriali e autocensura degli autori, in Asia la fantascienza possieda un pubblico vasto e affezionato. In Cina, in particolare, il governo centrale sembra scommettere sulla letteratura di genere per trasmettere al pubblico interno un senso di ottimismo verso il futuro. Una ventata di aria fresca in un panorama letterario dominato dal cupo catastrofismo consolatorio del distopico.

L’estensione della fama di Liu dalla Cina agli USA e di rimbalzo al mondo intero è dovuta in parte a uno scrittore americano di origine cinese, Ken Liu, che ha tradotto in inglese il primo volume del ciclo, Il problema dei tre corpi. L’autore, nato nel 1963, è oggi il più conosciuto scrittore di fantascienza in patria, con nove premi Yinhe e addirittura un premio Hugo, il massimo riconoscimento di genere negli USA, assegnato annualmente dalla World SF Society.

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Guida al postmoderno / seconda parte

Nel post precedente ho precisato che questo è un catalogo personale e non esaustivo, dal momento che contiene solo testi che ho letto personalmente. Mi sono reso però conto che è necessario spendere due parole sul concetto di “letteratura postmoderna”, dal momento che non si tratta né di una scuola né di una poetica, e neppure di un movimento coordinato di autori. Invece di fornire una mia definizione, mi limito a qualche citazione illuminante:

“Hard Rain”, Fernanda Suárez, Santiago del Cile

La letteratura della postmodernità si confronta con uno scenario globale, con l’Europa delle metropoli e delle reti, con una revisione dell’idea tradizionale di scrittura. In particolare, si rilegge il passato attuando riscritture parodiche, reinvenzioni di temi e generi; si edificano labirintici iper-romanzi; si attinge a un ampio repertorio cinematografico; si riscrivono le storie e i miti della letteratura mondiale a partire da punti di vista nuovi, minoritari; infine, si affrontano le grandi paure individuali e collettive con un senso giocoso della scrittura, in piena libertà creativa.

WeSchool / EM publishers

Jakub Kowalczyk, Varsavia (Polonia)

Gli scrittori postmoderni sono visti come ribelli nei confronti dei precetti del modernismo, e spesso operano come dei bricoleurs letterari, parodizzando forme e stili legati a scrittori e artisti modernisti (e altri). Le opere postmoderne inoltre tendono a celebrare il caso sull’astuzia, oltre a impiegare la metanarrazione per indebolire l’autorità o autenticità del testo. Un’altra caratteristica della letteratura postmoderna è il domandarsi sulle distinzioni tra cultura bassa e cultura alta, per mezzo del pastiche, la combinazione di soggetti e generi precedentemente non ritenuti adatti per la letteratura.

Wikipedia Italia

Faiz Azhar, Jakarta (Indonesia)

A partire dal 1979 il postmoderno diviene materia di un dibattito molto ricco sia in sede filosofica sia sul piano creativo e ancora sul piano della cultura dei mass media: in quell’anno il filosofo francese J.-F. Lyotard pubblica La condition postmoderne, in cui indica l’età contemporanea come quella in cui la modernità ha raggiunto il suo termine con la scomparsa, la delegittimazione, di quelli che egli chiama i “grandi racconti”, vale a dire le prospettive ideologiche che, a partire dall’Illuminismo, hanno organizzato e condizionato il pensiero, la conoscenza e il comportamento delle culture occidentali. Tre soprattutto: il racconto del processo di emancipazione degli individui dallo sfruttamento e dalla servitù, quello del progresso come miglioramento costante delle condizioni di vita, e ancora il racconto idealistico della dialettica come legittimazione del sapere in una prospettiva assoluta. Rispetto a questi “meta racconti”, l’età postmoderna dichiara la sua sostanziale estraneità: non più legata quindi ai grandi progetti e ai grandi fini (la Rivoluzione, il Progresso, la Dialettica), essa si riconosce, secondo Lyotard, nella pluralità dei discorsi pragmatici che professano una validità soltanto strumentale e contingente. I “giochi del linguaggio” definiscono proprio questa realtà molteplice e antidogmatica, in cui l’individuo si colloca all’incrocio delle varie forme di conoscenza pratica, senza più perseguirne una visione totalizzante.

Voce “Postmoderno”, Enciclopedia Treccani

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