di Jordan S. Carroll, da Los Angeles Review of Books, traduzione di Franco Ricciardiello
I FASCISTI AMANO DUNE: L’adattamento cinematografico di Denis Villeneuve era molto atteso sui siti nazionalisti bianchi come Counter-Currents e Daily Stormer. Non appena il trailer è uscito, hanno iniziato a studiarlo attentamente per vedere se devia dalle loro interpretazioni preferite del romanzo di fantascienza del 1965 di Frank Herbert.
La fantascienza popolare come Dune gioca un ruolo centrale nella propaganda nazionalista bianca. L’alt-right denuncia o promuove regolarmente i film di fantascienza come parte della sua strategia di reclutamento: la rete fascista su Twitter ha reso popolare l’hashtag “genocidio bianco” durante una campagna di boicottaggio contro il casting inclusivo in “Star Wars: Il risveglio della forza”. Ma il film di Villeneuve sembra provocare più indignazione del normale perché il libro di Herbert è un testo chiave per l’alt-right.
Dune è stato inizialmente considerato una parabola controculturale che mette in guardia contro la devastazione ecologica e il governo autocratico, ma i fascisti geek[1] vedono il romanzo come un progetto per il futuro. Dune è ambientato tra migliaia di anni in una società neofeudale interstellare che ha impedito l’ascesa di pericolose intelligenze artificiali vietando i computer, e sostituendoli con esseri umani condizionati da discipline parapsicologiche che consentono loro di operare allo stesso livello di macchine pensanti. Le astronavi navigano nello spazio usando le abilità sovrumane dei sensitivi i cui poteri derivano da una droga che migliora la mente, nota come melange, una sostanza che si trova solo sul pianeta desertico di Arrakis.
