Dove muore l’arcobaleno

Ti ho sognato due settimane prima. Anche se da mesi quasi non ti alzavi dal letto, eri sceso nel cortile della casa dove hai abitato da quando io avevo due anni e fino all’ultimo giorno. Nel sogno, un arcobaleno altissimo e impalpabile si perdeva nella rifrazione del cielo bianco, in alto sopra le nostre teste; ma sorgeva proprio dell’asfalto del cortile grigio, tra i box auto e le automobili parcheggiate, dove io sono cresciuto giocando con mio fratello. Eri felice come un bambino, indossavi la camicia dalle maniche corte e il gilet grigio chiaro. Ti eri alzato da letto per vedere l’arcobaleno da vicino, in piedi fra le sciabole di luce colorata muovevi le braccia fingendo di acchiappare i nastri di luce.

Al risveglio ricordai che purtroppo già da giorni eri ricoverato in ospedale. Ancora sotto l’emozione del sogno, mi ripromisi di raccontartelo; ma forse ti avrebbe inquietato, era gennaio e in famiglia facevamo di tutto per non ammettere che erano i tuoi ultimi giorni. D’altronde, è sempre stato talmente difficile per me comunicare con te: ancora non ero maggiorenne e i nostri mondi già erano inconciliabili. Deve essere scritto da qualche parte, in un Libro o in un’elica di DNA, che per crescere bisogna disconoscere le proprie radici; e io lo feci presto. Per anni non riuscii a avere con te uno scambio normale, tanto eravamo differenti. E poi eri così caparbio, così sicuro che il tuo fosse il modo giusto di vivere, che non poteva non esserci conflitto con il tuo primogenito.

Eppure, questa ostinazione alla fine è riuscita a commuovermi.

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Scrivere fantascienza oggi – Salone del libro di Torino

Il giorno 11 maggio nello stand H133 del Salone internazionale del libro di Torino, ospite della casa editrice Future Fiction ho tenuto insieme a Giulia Abbate un intervento pubblico sull’argomento «scrivere fantascienza oggi».

L’idea di presentarci insieme è nata dalla constatazione di un comune interesse per il rapporto tra scrittura e il genere letterario fantascienza: Giulia Abbate con le sue lezioni in rete, in particolare sul blog “La bottega del Barbieri”, il sottoscritto con quasi venti anni di insegnamento di creative writing.

La vicenda fantascientifica è innescata da un elemento alieno al contesto, un elemento di genere fantastico, che struttura l’intreccio e provoca il conflitto e l’interazione dei personaggi.

Questa “idea fantascientifica” è ciò che Darko Suvin chiamò con una parola latina, novum. Il novum è accettato dal lettore come verosimile grazie a un processo di “straniamento cognitivo”. Ciò che secondo Suvin caratterizza una storia di fantascienza non è quindi l’ambientazione in un futuro più o meno prossimo, o su altri mondi, bensì un’idea che innesca la trama: il novum appunto.

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