Un’ucronia comunista

Nel 1995 usciva nelle libreria la Raccolta Millelire intitolata “Fantasia”, curata da Franco Forte, che conteneva tra gli altri un mio racconto ucronico intitolato semplicemente “Torino”. Il libro aveva la forma di un pacchetto di sigarette, in cartoncino, con dieci fascicoli Millelire all’interno.


L’iniziativa ebbe una fortuna esagerata, ancora a distanza di anni c’è gente che mi dice di avere letto il mio racconto su quella Raccolta Millelire. Circa dieci anni dopo il volume aveva superato le 60.000 copie vendute.

Ripropongo quel racconto in versione ebook, e in edizione integrale (per ragioni di lunghezza, avevo eliminato un flashback nella prima edizione), corredato da brani estratti da due tesi universitarie, di Claudia Gaudenzi e Emiliano Marra, che lo analizzano; ho aggiunto anche le mie risposte a domande poste dagli allievi del Primo liceo artistico statale di Torino, durante un incontro avuto con loro il 29 novembre 2019, per analizzare questo racconto.

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Il trentunesimo giorno

Dopo l’affermazione definitiva, anche al di fuori del ristretto pubblico di appassionati di fantascienza, con il suggestivo ciclo di Mondo9 ambientato su un pianeta così arido da essere ricoperto da mari di sabbia, solcati da navi semi-senzienti in stile vagamente steampunk, Dario Tonani muove un passo ulteriore per uscire dalla gabbia dei generi letterari codificati. Poco conta che l’editore Mondadori per ragioni di marketing abbia coniato questa categoria, “eco-distopia” che accompagna la pubblicazione di “Il trentunesimo giorno”; ormai l’etichetta di distopia non si nega a nessuno, ho letto persino che qualcuno classifica come distopico Il signore delle mosche.

Il prossimo passo sarà, immagino, definire distopico l’Inferno della Divina Commedia.

A parte ciò, e conoscendo cosa Tonani pensa delle etichette applicate ai generi letterari, questo romanzo è di difficile classificazione — ammesso, ovvio, che una classificazione debba esserci. Non è di certo distopia, dal momento che il tessuto sociale non si dissolve per opera del disastro climatico che dà l’avvio alla trama: permane un’organizzazione statale, c’è un ritorno all’ordine sociale, ci si risolleva nelle nuove condizioni. Il prefisso “eco” è più giustificato, nel senso che i trenta giorni sottintesi nel titolo sono unperiodo in cui piove ininterrottamente e a dirotto in tutto il mondo, causando inondazioni disastrose e annegamenti; catastrofe climatica o artificiale? Naturale o metafisica? Da scoprire leggendo.

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DECALOGO PER ASPIRANTI SCRITTORI E SCRITTRICI DI FANTASCIENZA

Scrittori e scrittrici spesso hanno fornito un loro decalogo di regole per chi vuole cimentarsi nel genere, ma ancora non ne ho trovato uno specificamente dedicato alla fantascienza, per cui ecco il mio

Decalogo per aspiranti scrittori e scrittrici di fantascienza

  1. Leggi più che puoi: ogni momento libero nella giornata è una l’occasione buona.
  2. Hai letto più che puoi? Leggi ancora di più.
  3. Leggi fantascienza. Per imparare a scrivere fantascienza non serve guardare film o serie tv di fantascienza, né leggere fumetti di fantascienza: bisogna leggere letteratura. La fantascienza non è un genere letterario che racconta il futuro, lo spazio o realtà alternative: è un modo di scrivere, un complesso di convenzioni di scrittura con i suoi stereotipi e i suoi tópoi che puoi apprendere solo leggendo.
  4. Non leggere solo fantascienza straniera: il rischio è imparare come scrivono gli autori anglosassoni tradotti, mentre la lingua italiana ha una sua bellezza e una sua specificità che si impara leggendo autori italiani (non necessariamente di fantascienza).
  5. Non leggere solo fantascienza: lì ci trovi le sue idee e i suoi tópoi, ma un ottimo stile lo trovi solo nella grande letteratura.
  6. Mettiti a scrivere solo se hai qualcosa da dire, e scrivi fantascienza solo se puoi dirlo unicamente con gli strumenti della fantascienza, non per dimostrare che hai capito la lezione, o che sai scrivere come gli autori di Urania degli anni Cinquanta e Sessanta.
  7. La fantascienza è letteratura di idee; non puoi tuttavia pretendere di trovare idee leggendo fantascienza, devi leggere letteratura scientifica[1].
  8. Non limitarti a un plot di tipo cinematografico: la letteratura offre trame potenzialmente molto più complesse, articolate e originali rispetto una fiction che dura un’ora e mezza o poco più.
  9. La fantascienza è letteratura di idee; ma non per questo puoi costruire la trama di un intero romanzo intorno a un’unica idea, né trattare i personaggi come stereotipi senza spessore. La trama è il motore, i personaggi sono le ruote che fanno muovere la macchina della tua storia. Nella letteratura di genere, spesso la caratterizzazione dei personaggi è molto standardizzata, con protagonisti che hanno subito nel passato un trauma psicologico o fisico che li ha induriti, benché al momento giusto venga fuori tutta la loro umanità[2]. Meglio lasciare un passato indefinito ai personaggi piuttosto che perpetuare questi stereotipi cheap.
  10. Eros e thanatos sono il nucleo autentico dell’arte, della letteratura e dell’estetica. Amore e morte muovono tutte le storie che l’umanità si racconta fino dalla notte dei tempi[3]; a parte notevoli eccezioni, la regola nella fantascienza invece è solo thanatos, e l’equilibrio delle storie pende tutto da quella parte[4]. Per ristabilire questo equilibrio è necessario recuperare l’eros, non con inserti erotici più o meno soft, ma con un conflitto narrativo costruito intorno ai rapporti sentimentali, anziché unicamente sessuali, tra personaggi.
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“La storia del premio Urania” di Mauro Gaffo

Mauro Gaffo ha curato in appendice a diversi numeri di Urania la storia del premio dalle origini a oggi, raccontando ogni volta tre successivi anni; il mio “Ai margini del caos” è apparso sul numero 1701 (aprile 2022), insieme a Claudio Asciuti e Francesco Grasso. Ecco il testo, per il quale ringrazio l’autore (e amico).

LA STORIA DEL PREMIO URANIA – I VINCITORI 1997-1999

di Mauro Gaffo
Il premio Urania per il miglior romanzo italiano di fantascienza inedito è nato nel 1989 e da allora non si è mai interrotto. I romanzi vincitori, finora trentatré, sono stati tutti pubblicati sulle pagine di «Urania» contribuendo a poco a poco a creare un’autentica e molto apprezzata dai lettori “via italiana” alla fantascienza. Nel corso del 2022 ripercorreremo la storia di questo premio attraverso i romanzi che l’hanno vinto.

NONA EDIZIONE: 1997
VINCITORE: Franco Ricciardiello
ROMANZO: Ai margini del caos (n. 1348, novembre 1998)

Diamo subito la parola all’autore, che ci racconta come è venuto a sapere di aver vinto il premio Urania. «Mi telefonò Giuseppe Lippi che, mentre io assorbivo la notizia, euforico e stordito, mi invitò anche a recarmi in redazione, presso la sede Mondadori di Segrate. Ad accogliermi trovai l’intera redazione di Urania e mi stupii per l’interesse destato dal mio arrivo… me lo spiegai più tardi, quando l’editor Annalisa Carena mi svelò un curioso retroscena. Nella riunione finale per decidere il vincitore, c’era chi, come Vittorio Curtoni, riteneva che fosse di una qualità fuori standard per “Urania” e di conseguenza meritasse un altro tipo di collocazione editoriale, e chi era convinto – come Evangelisti e Lippi – che rimandarlo ad altra destinazione equivaleva a non pubblicarlo. La discussione stuzzicò la curiosità delle redattrici, che si fecero una fotocopia del testo per leggerlo. Annalisa Carena assicurò alla fine, a nome della redazione, che nulla ostava alla pubblicazione nelle collane da edicola di un’opera non propriamente standard, se la giuria riteneva che meritasse il primo posto. Quel giorno a pranzo Evangelisti mi consegnò la sua copia di lettura, che ancora conservo, sulla quale è scritto di suo pugno: “Intelligente, ben scritto, avvincente, 9”.»

E come fu accolto dai lettori di «Urania» questo romanzo così insolito? «Non so se fu merito mio o della copertina di Manzieri, fatto sta che i risultati di vendita, almeno così mi dissero, furono inferiori soltanto a quelli de I biplani di D’Annunzio di Luca Masali e ai volumi della serie di Eymerich.»

Franco Ricciardiello, nato a Vercelli nel 1961, ha iniziato a scrivere fantascienza a vent’anni e l’aver trovato lavoro alla Banca di Asti non ha ostacolato la sua passione: a oggi, ha scritto 88 racconti e 8 romanzi, il più recente dei quali è l’ucronia Nell’ombra della Luna (Meridiano Zero, 2018). Segnaliamo anche l’uscita su «Urania» di un altro suo romanzo pubblicato al di fuori del premio: Radio aliena Hasselblad (n. 1440, 2002), una sorta di seguito di Ai margini del caos, ambientato fra Torino e la Germania con vari flashback sugli anni Trenta e Quaranta. Per chi volesse approfondire la conoscenza dell’autore, sono tuttora disponibili in e-book dieci suoi romanzi brevi in edizione Delos Digital.

Non è finita. In un mondo parallelo, probabilmente, Franco Ricciardiello sarebbe ordinario di letteratura all’Università di Torino, ma anche nella nostra triste realtà ha fatto tutto il possibile per condividere con gli altri la sua esperienza: ha insegnato per quasi vent’anni scrittura creativa, tenendo seminari in tutta Italia. Ha collaborato con l’enciclopedia a dispense Scrivere di Bompiani-Rizzoli realizzando il volume dedicato allo “Stile letterario” e recentemente ha scritto, insieme a Giulia Abbate, il Manuale di scrittura di fantascienza (Odoya). Inoltre, nel 2020 ha curato per Delos Digital l’antologia di racconti solarpunk Assalto al sole, ed è tra i fondatori del sito Solarpunk Italia, un sottogenere nato per riflettere su suggerimenti e idee intesi a migliorare il disastrato mondo in cui viviamo.

Concludiamo con un ultimo “ricordo d’epoca” dell’autore. «Feci varie presentazioni in libreria del romanzo Ai margini del caos, la più riuscita fu una serata al Trottoir di Milano, dove Andrea G. Pinketts fece un elogio esagerato del romanzo, perfino imbarazzante, al punto che non fu quasi necessario che intervenissi io… meglio così, da sempre sono convinto che i libri siano più interessanti degli scrittori, e questo vale anche nel mio caso. A quella serata intervenne anche Piergiorgio Nicolazzini, che nel frattempo aveva fondato un’agenzia letteraria, di cui divenni uno dei primi clienti. Grazie a lui Ai margini del caos fu tradotto e pubblicato in Francia da Flammarion, nella sua preziosa collana Imagine a cura di Jacques Chambon.»

Ipotesi di copertina scartata dalla redazione