Guida al postmoderno / ultima parte

“Ombrello” di Valentina Remenar, Lubiana (Slovenia)

L’ultima parte di questa breve (e personalissima) guida al postmoderno in letteratura è dedicata, come promesso, ai grandi romanzi americani, che sono secondo me le colonne portanti del genere. La vera lista che mi ha domandato Giulia Abbate è di conseguenza questa; nei due post precedenti mi sono limitato a un ampio excursus tra autori di tutto il mondo che senz’altro sono punti di riferimento del postmoderno in letteratura — ma quando io penso alla parola postmoderno, gli autori che m’illuminano d’immenso sono questi, e queste sono i loro testi fondamentali. Anche in questo caso, i link rimandano a testi dei quali sono io l’autore: voci Wikipedia compilate dal sottoscritto, benché anonime.

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Un passaporto per l’Eternità

di ROMINA BRAGGION

“Permetteteci, signori, di augurarvi dolcissimi sogni!”

James Ballard, Passport to Eternity.

Manuale di scrittura di fantascienza, Passaporto per l’eternità, è un saggio realizzato da Giulia Abbate e Franco Ricciardiello edito da Odoya Edizioni.
Partiamo dal vestito e appuntiamo la prima stellina.
Apprezzo moltissimo la copertina di Mauro Cremonini : trovo davvero originale la grafica, il tratto quasi infantile e giocoso. Il piccolo asteroide tondeggiante e l’Astronautino, vagamente Tele-tubbies, sono in primo piano.
Il titolo è scandito a colori e font diversi sebbene molto leggibili.
Lo sfondo giallo crea un bell’accordo con il fiordaliso del dorso e della sovracoperta.
Ritroviamo Astronautino nel frontespizio: ci accoglie poggiato su un pianeta alieno a forma di libro.
Un altro astronauta scende in picchiata sull’indice dei box.
Siamo quasi confortati da questa freschezza e spontaneità. Senonché le virgolette bianche che delimitano l’asteroide e il pianeta minaccioso che sovrasta Astronautino, dovrebbero insospettirci.
Inconsapevoli proseguiamo, scoprendo un sommario ben strutturato, molto utile per la lettura veloce, un indice dei box e un indice delle schede libro.

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La necessità di una contaminazione del Romance

«LA COSPIRAZIONE DELL’INQUISITORE» di GIULIA ABBATE

di FRANCO RICCIARDIELLO

In occasione della presentazione al Salone del libro di Torino di “La cospirazione dlel’inquisitore”, riprendo nel presente post la mia recensione del romanzo di Giulia Abbate apparsa su PULP libri il 21 marzo 2019

Fernanda Suárez, “Custodire segreti”

Una storia letteraria del Novecento, il secolo che ha visto nascere i generi letterari, non potrebbe trascurare il fatto che alcuni di questi sono divenuti strumento privilegiato per quell’interpretazione del mondo che è propria della migliore critica sociale. Questa “assunzione di responsabilità” è avvenuta intorno al passaggio del millennio, e con una certa progressione: prima nella fantascienza — grazia all’utopia e alla sua gemella diversa, la distopia — poi per il noir, infine anche per la letteratura di detection, il giallo. Nessun autore rifiuterebbe oggi di contaminare la sua scrittura con elementi della letteratura popolare; e precisamente perché è dalla fertile intersezione tra due o più generi che nasce questa nuova vocazione “impegnata”: science-fiction più thriller, noir più letteratura esistenziale, giallo e politica. Quale sarà il prossimo genere a fare il grande salto?

Abbiamo assistito, con l’ampliamento del mercato del self publishing, alla particolare fortuna del romance, termine con il quale si tende a sostituire l’obsoleta definizione di “romanzo rosa”, divenuta fonte di sarcasmo tra i lettori. Il passaggio dal rosa al romance dovrebbe garantire una relativa nobilitazione, o comunque un affievolirsi del pregiudizio, anche grazie al fatto che molti nuovi autori che si cimentano nel genere sono uomini. Ma se il processo di “nobilitazione” letteraria è il medesimo degli altri generi, con quale dovrà contaminarsi il romance?

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Scrivere fantascienza bene oggi

Il 28 febbraio esce per la casa editrice bolognese Odoya “Manuale di scrittura di Fantascienza”, di Giulia Abbate e Franco Ricciardiello

La fantascienza è oggi un genere di enorme successo: nel cinema, nelle serie TV, in fortunate saghe letterarie, il pubblico cerca visioni del futuro che si riflettano sul nostro presente e ci aiutino tanto a sognare, quanto a capire.

Le storie di fantascienza, distopiche, di speculative fiction e di narrativa di anticipazione hanno una comunità di lettori e lettrici attenta, esigente e sensibile alla qualità, oltre che ai contenuti teorici. Gli scrittori e le scrittrici ne sono consapevoli, ma hanno ancora pochi strumenti per lavorare in modo professionale e soddisfacente, senza incorrere nei problemi tipici di un genere amato, ma complesso e ancora poco conosciuto nei suoi meccanismi interni.

Questo “Manuale di scrittura di fantascienza” nasce per aiutare chi si avvicina alla scrittura speculativa. Aprendo con una rapida panoramica sulla tradizione della fantascienza, espone quello che è utile sapere sul canone di riferimento (con agili schede di lettura) e sui “luoghi comuni” che non si possono ignorare. Ma lo fa in ottica pratica, concentrandosi sul funzionamento delle storie, sulla loro costruzione, sugli aspetti principali da sapere per lavorare subito e in autonomia.

Scrivere fantascienza è bello, e con questo manuale diventa più semplice.

Viene esposto un metodo pratico di scrittura incentrato sulla fantascienza, che spiega chiaramente cosa non fare, cosa fare, e come farlo meglio: il tutto pensato per mettere autori e autrici in condizione di scrivere più facilmente e più velocemente, con cognizione di causa e con l’amore per un genere che è principalmente un punto di vista, e che si presta a infinite declinazioni una volta compresa la sua essenza peculiare.

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Didattica della fantascienza / 1

di Franco Ricciardiello

Il presente post è la trascrizione della prima parte dell’intervento di Franco Ricciardiello, Giulia Abbate e Mauro Manco tenuto il 6 ottobre 2018 a Milano durante la manifestazione Stranimondi, dedicata alla fantascienza.

[Prima parte: intervento di Franco Ricciardiello]

Foto di Paolo S. Cavazza

A partire da trent’anni fa c’è stata una certa evoluzione nella fantascienza italiana, per cui finalmente si è cominciato a lavorare molto sulle idee, a tirare fuori delle idee effettivamente originali che meriterebbero uno spazio che non hanno — come abbiamo visto prima negli interventi che parlavano della possibilità di essere tradotti in paesi anglofoni. La fantascienza italiana, quindi, come qualità di elaborazione delle idee, probabilmente è all’altezza di qualsiasi altra letteratura di fantascienza nazionale, o internazionale.

Qual è la profonda differenza? La profonda differenza è che invece la qualità pratica della scrittura, a mio avviso, non è assolutamente all’altezza; e vi spiego.

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1Q83 — parte III

Questo intervento conclude una breve serie di tre post dedicati a altrettanti nomi nuovi della fantascienza italiana. Senza alcuna intenzione di fare torto a altri che ancora non conosco, ho semplicemente voluto fare omaggio a tre autrici che mi hanno impressionato quando, tornato a leggere con continuità fantascienza dopo anni di disaffezione, ho scoperto che la consapevolezza della scrittura si è molto elevata rispetto ai tempi in cui frequentavo il fandom. Preciso per l’ultima volta che i tre nomi protagonisti di questi post hanno in comune la pubblicazione prevalentemente su eBook, l’interesse per le scienze e l’anno di nascita (il 1983).

Il terzo e ultimo nome è quello di Giulia Abbate.

Giulia Abbate è nata a Roma il 6 febbraio 1983; ha studiato all’Università Roma 3, quindi si è laureata in Editoria alla Statale di Milano, dove si è trasferita a vivere dal 2004. Tre anni dopo apre insieme all’amica di sempre, Elena Di Fazio, un’agenzia letteraria, Studio83, che offre servizi di coaching di scrittura: valutazioni di opere inedite, impaginazione eBook, ricerca editori. Nel 2007 Abbate e Di Fazio pubblicano un’antologia a quattro mani, Lezioni sul domani, che nel primo anno in cui è scaricabile gratuitamente dal sito dell’editore Il castello volante totalizza oltre 2000 download. Ancora insieme a Di Fazio, cura la collana Futuro presente di Delos Digital. È sposata e ha due figlie. A proposito della propria scrittura, ha detto:

«Grandi temi filosofici e cambiamenti planetari implicano conseguenze che posso descrivere solo calandole in una vita singola, descrivendole in piccoli dettagli, dedicandomi alle cose pratiche che sono quelle quotidiane, quelle che definiscono la nostra vita. I temi sono quelli tipicamente umani. La vita, la morte. Le relazioni interpersonali, le reazioni individuali. Le domande di senso. Femmine contro maschi. Come si stermina una mansueta tribù aliena con il minimo sforzo e facendo pure bella figura.»[i]

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Science-fiction Creative writing: è possibile insegnare a scrivere fantascienza?

TESTO DELL’INTERVENTO TENUTO DURANTE «STRANIMONDI 2017»

Nate nelle università USA, le scuole di scrittura si sono diffuse in tutto il mondo; ma sarebbe possibile ipotizzare una scuola dedicata solo alla scrittura di fantascienza? Qual è l’aspetto narratologico che differenzia la SF dagli altri generi? È possibile studiarlo e insegnarlo? E soprattutto, una «scuola» di fantascienza sarebbe utile per migliorare la qualità della scrittura in Italia?

Fino dai primi passi della fantascienza nel nostro paese, siamo stati troppo tolleranti con gli autori italiani. Cresciuti in un vero e proprio ghetto, ci siamo costruiti al suo interno una seconda cerchia di mura protettive per tenere fuori la Letteratura. Questo cerchio interno si chiamava fandom. Per anni all’interno del fandom ci siamo confrontati non con gli scrittori pubblicati dalle case editrici, ma con altri fanzinari. Questo ha abbassato il livello qualitativo della scrittura, perché ci siamo sempre accontentati di essere meglio degli altri scrittori del fandom. È questa la ragione per cui la fantascienza italiana è rimasta indietro rispetto non solo a quella americana, inglese o russa, ma persino dietro quella francese.

Oggi finalmente due cose sono cambiate:
1) le barriere sono cadute, sono venuti meno i pregiudizi del grande pubblico nei confronti del genere, un tempo considerato letteratura d’evasione; oggi esiste un potenziale lettore che non è lo scrittore amatoriale;
2) l’offerta di fantascienza aumenta, grazie a numerose case editrici minori e  all’editoria digitale.

In questo nuovo brodo di coltura stanno emergendo autori e tendenze molto interessanti, che non possono rimanere isolati. Se vogliamo sostenere questo momento favorevole, forse i tempi sono maturi per una scuola in cui si insegni a scrivere fantascienza, che ci aiuti a uscire dal provincialismo di tópoi stantii e da una lingua che oramai è diventata una palude.

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Linguaggio e pensiero ai margini del caos

Ho pubblicato il primo racconto a diciannove anni, ma fino dalla scuola elementare mi sono cimentato con la letteratura, a partire da testi dettati a mio fratello minore, che si assoggettava con rassegnazione. Ho pubblicato cose illeggibili, per fortuna poche, e anche molte parole delle quali ancora sono soddisfatto. Ho pubblicato due romanzi con Mondadori, e quello che dà il titolo al blog, Ai margini del caos, è stato tradotto in francese per Flammarion.

Non ho mai scritto qualcosa che non volessi, né usato uno stile semplice se non strettamente funzionale al senso del testo. La letteratura non è per me un mezzo di sostentamento economico, il mio lavoro è altrove. Scrivo per creare qualcosa di vero, e se possibile anche di bello. Lo stile letterario cresce lentamente nel tempo, si arricchisce con il pensiero, e questo a sua volta si alimenta di immagini, di musica, della profonda struttura estetica che è alla base dell’arte, e soprattutto si alimenta di linguaggio.

Senza linguaggio non esiste il pensiero.

Se non possediamo le parole esatte per descrivere un sentimento, non possiamo provarlo. Se non possediamo il termine esatto per descrivere un colore, non riusciamo a vederlo. Se non sappiamo le parole esatte per raccontare la musica, non possiamo neppure sentirla.

Il linguaggio è il nucleo della vita. Più siamo padroni della lingua con cui ci esprimiamo, e più avremo il controllo della nostra vita.

Questo è un blog di parole. Parole che raccontano le cose che scrivo, ma anche la letteratura, la musica e il cinema che altri creano; un blog su tutto ciò che è entrato nella mia narrativa o che prima o poi, inevitabilmente, ci entrerà.