Il cinema è la regola, Godard è l’eccezione

«In un certo senso, vedete, la paura è comunque figlia di Dio. Redenta la notte del Venerdì Santo, non è bella da vedere: derisa a volte, a volte maledetta, da tutti ripudiata.
Eppure non fate questo errore, essa si trova al capezzale di ogni agonia. Intercede per l’uomo, perché c’è la regola e c’è l’eccezione. C’è la cultura, che appartiene alla regola. C’è l’eccezione che appartiene all’arte. Tutti sanno dire la regola: sigarette, computer, magliette, televisione, turismo, guerra. Nessuno dice l’eccezione, che non si dice, ma si scrive: Flaubert, Dostoevskij; che si compone: Gershwin, Mozart; che si dipinge: Cezanne, Vermeer; si filma: Antonioni, Vigo… Oppure si vive, e allora è l’arte di vivere: Srebrenica, Mostar, Sarajevo. È della regola il volere la morte dell’eccezione. Sarà dunque regola dell’Europa della cultura organizzare la morte dell’arte di vivere che ancora fiorisce sotto i nostri piedi.
Quando sarà necessario chiudere il libro, non avrò rimpianti: ho visto tante persone vivere così male, e tante persone morire così bene.»

Jean-Luc Godard, commento off al film “Je vous salue, Sarajevo” (1993)
Jean-Luc Godard, 1930-2022

Nouvelle Vague al Covo della Ladra

Uscito a fine febbraio, il mio romanzo Torino Nouvelle Vague comincia a collezionare recensioni favorevoli.

Ieri sera, 22 marzo, ho avuto l’opportunità di presentarlo alla libreria Covo della Ladra di Milano, specializzata in giallo, noi e fantasy, di Mariana Marenghi. Ho avuto il piacere di parlare del libro con Marina Visentin, esperta di cinema e scrittrice di fiction. Ne è uscita una delle più belle presentazioni librarie cui mi sia capitato di partecipare.

La registrazione dell’evento è disponibile su youtube:
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Torino Nouvelle Vague

Il 22 febbraio è la data di pubblicazione del mio nono romanzo, il giallo d’indagine Torino Nouvelle Vague, per Todaro Editore, la storica casa editrice milanese il cui nome è legato alla Libreria del Giallo di Tecla Dozio, e che oggi è diretta da Veronica Todaro.

Franco Ricciardiello, “Torino Nouvelle Vague“, collana Impronte,Todaro Editore, febbraio 2022, 248 pagg. € 16,00 (stampa), anche in ebook, ISBN 978-8832159394

Mentre al Museo del Cinema di Torino è in corso la Nuit blanche del Cinema francese, l’attrice musa della Nouvelle Vague, Sophie Alma, viene assassinata in un albergo del centro città. Il pm incaricato delle indagini, il trentaseienne Erasmo Mancini, è coadiuvato dal commissario Mauro Ferrando, suo ex compagno di università.

Mancini ha casualmente incrociato la vittima la sera precedente nella Mole Antonelliana, durante la serata di gala dedicata agli ottanta anni del regista Leclercq, ex marito di Sophie e grande vecchio del cinema francese.

I testimoni degli ultimi momenti dell’attrice sono l’attuale marito di Alma; il suo amante, cantante di grido negli anni Sessanta; un famoso critico cinematografico; infine l’attuale moglie di Leclercq. Tutti potrebbero in teoria possedere un movente per l’omicidio. L’unico dettaglio inspiegabile è il fatto che mentre il gruppo rientrava in albergo in auto, la vittima abbia improvvisamente preteso di scendere e continuare a piedi.

Questo romanzo è un omaggio a Jean-Luc Godard, facilmente identificabile dietro il personaggio del regista Leclercq, che parla e si comporta come farebbe al suo posto il grande vecchio del cinema postmoderno. Il personaggio femminile, Sophie Alma, è ispirato a Anna Karina, prima moglie di Godard e musa del grande momento del cinema francese, la Nouvelle Vague.

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Amar Riso: neorealismo e teatro

SABATO 1 APRILE ANDRÀ IN SCENA LA «PRIMA» DI AMAR RISO, LO SPETTACOLO MUSICALE CHE HO SCRITTO su richiesta di due amiche produttrici e sotto l’egida di Skenè Teatro Team. Si tratta di una riduzione teatrale in musica del film Riso amaro, per il quale ho scritto il libretto, comprensivo di dialoghi e testi delle canzoni (messe in musica da Francesco Cilione).

Tra le icone del neorealismo italiano degli anni Quaranta e Cinquanta, Riso amaro di Giuseppe De Santis viene distribuito nel circuito cinematografico il 21 settembre 1949. È il primo film neorealista a ottenere successo di pubblico nelle sale italiane, e diviene portabandiera della rinascita del nostro cinema all’estero. L’idea del film viene al regista nel 1947 quando, tornando da Parigi dove ha presentato una propria opera, si trova alla stazione ferroviaria di Torino in attesa della coincidenza per Roma. Sentendo dei canti, scopre le mondine che tornano a casa dal lavoro in risaia. Ne rimane affascinato al punto da cominciare a pensare a un film ambientato in quel mondo.

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Alphaville, capitale del dolore

Un film di Jean-Luc Godard al Festival di Fantascienza di Trieste

AlphavilleHo di recente riletto un romanzo di Algis Budrys su un vecchio volume di Galassia che comprai usato nel 1981 in una libreria di Treviso; nella rubrica La posta galattica, in risposta a un lettore di Pavia, si affermava: «Non siamo critici cinematografici, quindi il nostro parere è soggettivo e molto “da esperti di science-fiction”. Missione Alfaville, comunque, è secondo noi uno dei più brutti servizi che siano stati resi alla science-fiction, che alla cinematografia in generale.» Questa incomprensione tra Jean-Luc Godard e la fantascienza italiana (ma sarebbe meglio dire la critica cinematografia italiana in generale) è testimoniata anche dalle contestazioni dei puristi al Festival del Film di Fantascienza di Trieste (dove comunque la pellicola vinse il primo premio).

Alphaville, con cui Jean-Luc Godard vince l’Orso d’Oro al festival di Berlino 1965, è un film crepuscolare, un gioco di forme plastiche immerse in un alone di luce lunare; un bianco e nero fortemente contrastato, una sfida alle tenebre, volti e forme scolpite da una luce incidente, effetti fortemente voluti e straordinariamente ottenuti. In Italia viene distribuito con il titolo Agente Lemmy Caution, missione Alphaville. Malgrado la trama piuttosto banale, con soluzioni addirittura naïf, l’estetica del film è estremamente curata, risultato di una attenta ricerca sulle tecniche del suono e dell’immagine che con il tempo lo ha trasformato in un film cult.

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