Per le ceneri dei padri

Si allunga la lista di autori italiani che hanno vinto due volte il premio Urania, in anni successivi: Francesco Grasso (1991, 2000), Donato Altomare (2001, 2008), Lanfranco Fabriani (2002, 2005), Alberto Costantini (2003, 2006), Francesco Verso (2008, 2014 ex æquo), Piero Schiavo Campo (2012, 2016). A questi sei si aggiunge quest’anno Davide Del Popolo Riolo, che già aveva vinto quattro anni fa, nel 2019, con Il pugno dell’uomo.

Il bando di alcune edizioni del premio, precisamente dal 2008 al 2012, conteneva il divieto di partecipazione ai vincitori delle precedenti edizioni. Questa regola però non ha funzionato, a differenza dell’analoga regola del premio Tedeschi per romanzi gialli: come ha spiegato il curatore di Urania, Franco Forte, in occasione della consegna del premio alla manifestazione Stranimondi, il 15 ottobre scorso, la norma ha provocato effetti indesiderati.

La realtà sconfortante, ma non così inattesa (almeno per il sottoscritto) è che con l’esclusione per regolamento di un serie di autrici e autori già vincitori, la rosa dei testi meritevoli si riduce a nulla. Purtroppo, la platea del fandom italiano non è mai stata in grado di “coltivare” un vivaio di scrittori sufficiente da “estrarne” uno ogni anno, il/la laureatǝ del concorso appunto, da elevare a una carriera professionale (o semi-professionale, dai!, siamo realisti).

Mentre nel giallo troviamo un pubblico vasto e eterogeneo, numerose collane editoriali di diverse case editrici, anche specializzate, un periodico da edicola (il Giallo Mondadori) con una distribuzione abbastanza capillare, e soprattutto aspiranti autori e autrici con un ampio bagaglio di letture, un livello culturale e un’abitudine alla scrittura affinata dalla prova di una vasta serie di concorsi letterari più o meno selettivi, più o meno prestigiosi — tutto questo alla fantascienza difetta. Il sottobosco è composto da autori che nella migliore delle ipotesi hanno letto tanta fantascienza, per lo più classica (anni 40-50-60), per lo più Urania della gestione Fruttero & Lucentini comprati sulle bancarelle dell’usato (come se per vincere il premio Urania fosse sufficiente leggere numeri di autori dimenticati di cinquanta, sessanta anni fa), e nella peggiore ipotesi sono patiti di film d’effetti speciali, serie tv e videogiochi, convinti che per scrivere un’opera di fantascienza basti avere un’idea più o meno originale e futuribile (magari solo uno scenario distopico, voilà!) perché disprezzano ogni livello di editing in quanto violazione della propria creatività ispirata.

Il problema della fantascienza italiana è questo: abbiamo fatto troppo poco per tirare su nuove generazioni di autori e autrici, e il risultato è che la competizione di un premio letterario importante come l’Urania viene meno. Mi auguro che con il nuovo incarico a Franco Forte di editor per tutta la fantascienza Mondadori, e non soltanto per Urania e addentellati, questa distorsione venga meno, grazie a una visione organica e complessiva, e magari grazie al consolidamento degli autori laureati in altre collane e pubblicazioni. Nel frattempo, però, questa è la realtà.

“Outrider” di Thomas Du Crest (Parigi), da ArtStation

Nella presente situazione, non esattamente ideale, Davide Del Popolo Riolo è tra gli autori più interessanti. Saluto con favore questo suo secondo Urania, sebbene alcune considerazioni che mi riservo per la fine rimetteranno in parte in discussione il mio ottimismo.

Davide DPR ha una cultura vasta, che va oltre la fantascienza; come ha dimostrato in prove precedenti, ha un’approfondita conoscenza del mondo classico greco-romano, che sfrutta simpaticamente anche in questo romanzo. Per esempio, il titolo è derivato da un verso di Thomas Babington Macaulay, per la precisione dall’Horatius, nei Lays of ancient Rome:

To every man upon this earth
Death cometh soon or late.
And how can man die better
Than facing fearful odds,
For the ashes of his fathers,
And the temples of his gods?

La società violenta e feroce che DPR crea per il suo pianeta Abisso è debitrice, almeno nella terminologia, della Grecia classica: gli affiliati delle grandi cosche mafiose che si contendono il dominio sull’economia della città di Corcyras si chiamano opliti, e indossano armature super-tecnologiche; i boss delle famiglie si chiamano wanax, in assonanza con l’anax omerico, il “re dei re”, e naturalmente in riferimento all’analogo wanax miceneo. Per il resto, le analogie sono più con Il padrino e le sue logiche di spartizione del mercato illegale e guerra fra clan.

L’idea di fondo è interessante. La protagonista Olympias, figlia prediletta di un wanax, viene allontanata dal pianeta su volontà del padre, che la invia nell’idilliaca Casa-tra-le-stelle, un idilliaco ambiente artificiale in movimento nello spazio. Nella Casa-tra-le-stelle DPR materializza il suo concetto di Utopia, una grande comunità esente da conflitti, una vita in armonia governata da solidi principi morali, con l’ausilio di una tecnologia molto avanzata, rapporti interpersonali di correttezza, sessualità disinibita etc.

Dopo anni di permanenza in questa utopia, Olympias (che ha cambiato nome in Sospiro di Giada) è completamente permeata dei suoi ideali. Per questa ragione, quando viene precipitosamente richiamata sul pianeta d’origine, Abisso, dopo la morte violenta del padre, sbatte la faccia contro una realtà incredibilmente violenta, spietata, senza regole morali, in cui omicidio, sacrificio, tradimento sono all’ordine del giorno. Abisso è diametralmente all’opposto della Casa-tra-le-stelle.

Questo è l’interessante, e originale, conflitto interiore della protagonista, e anche il conflitto narrativo sotteso al romanzo: come reagisce un individuo di moralità superiore inserito in un ambiente ostile, di guerra tutti-contro-tutti? Può mantenersi incorrotto, in coerenza ai propri principi? Oppure riesce a cambiare l’ambiente in cui si inserisce? O ancora, è costretto a abbandonare ciò in cui crede e commettere atti che considera riprovevoli?

DPR ha l’intelligenza narrativa di prevedere un secondo protagonista “di controllo” per evitare di appiattire la storia su un unico punto-di-vista: certo, Per le ceneri dei padri è un romanzo di formazione, ma bene ha fatto l’autore a inserirne un secondo e mantenere un significato non univoco, come già ha fatto in opere precedenti — o meglio, un significato ambivalente. È forse questo il pregio narrativo più evidente di questo romanzo: il suo senso non univoco, con preconfezionato, ma lasciato alla scelta di chi legge. Alla fine, con chi si identifica chi legge? Con le scelte di Olympias o con quelle di Vento Gioioso, l’amante che lei ha abbandonato nella Casa-tra-le-stelle quando è stata costretta a tornare al pianeta natale?

David Del Popolo Riolo ha un’ottima cultura generale, capacità di controllo della scrittura e conoscenza degli stereotipi della fantascienza, senza per questo correre il pericolo di rimanervi intrappolato.

Il problema cui accennavo all’inizio è però un altro. La mia sensazione personale è che DPR si sia adattato a “abbassare” il livello di complessità della sua scrittura fino a un prodotto YA (nella prima metà del presente romanzo) o poco superiore (nella seconda metà). Niente di male, intendiamoci, a scrivere letteratura per ragazzǝ —non però è una sensazione che ho soltanto da questa ultima prova di DPR, ma anche da diversi premi Urania precedenti, in gestioni editoriali anteriori a quella di Forte.

Ora, il mio dilemma è il seguente: si tratta di un effetto della modalità di selezione dei testi a concorso, o è proprio connaturato al tipo di fantascienza che produciamo in Italia? È dovuto al gusto prevalente dei lettori, cioè per una letteratura d’evasione, non impegnata (tra l’altro questo non è il caso di DPR, che comunque ha impostato un forte dilemma morale)? E in che modo è correlato con la scarsa permeabilità tra fantascienza italiana e letteratura mainstream, a parte il caso eclatante di Valerio Evangelisti — cioè: esiste una relazione tra questo fatto e il disinteresse degli addetti ai lavori per la fantascienza, che non si verifica in altre letterature nazionali?

E perché ciò non è vero anche nel giallo, per esempio? Davvero abbiamo perduto l’occasione di elevare la science fiction al livello del poliziesco, del thriller, di altre letterature di genere che si sono emancipate dalla trappola del disimpegno? Nessun autore considera più con sufficienza lo strumento della letteratura gialla.

Chiedo venia per le troppe domande senza risposta, però la mia riflessione è questa: dal momento che la sf ha molti più strumenti d’indagine del reale rispetto alle altre letterature di genere, è proprio la sua fama di letteratura per ragazzi, o per adulti mai cresciuti nel gusto, a mantenerla nel ghetto?

Credo che questo meriti una riflessione. Nel frattempo, ho deciso di nutrire aspettative per questa grande novità in casa Mondadori, una direzione univoca per tutta la fantascienza pubblicata dall’editore milanese.

Franco Ricciardiello
Davide Del Popolo Riolo

Un sogno di Hitler

La quinta uscita della nuova collana Ucronica di Delos Digital, curata da Giampietro Stocco, è un racconto del premio Urania 2019 Davide del Popolo Riolo: si tratta di “Il sogno di ferro”, traduzione del titolo originale di un romanzo di Norman Spinrad, The Iron Dream (1972) che Longanesi pubblicò in Italia come Il signore della svastica.

Il genere letterario ucronia è caratterizzato, come sappiamo, dalla premessa narrativa che la Storia abbia seguito un corso alternativo a quello che conosciamo. La più famosa ucronia della fantascienza è pure di ambientazione nazista: L’uomo nell’alto castello di Philip K. Dick, a lungo conosciuto in Italia con il titolo La svastica sul sole imposto alla prima pubblicazione, nel 1965, nella collana Science Fiction Book Club della casa editrice La Tribuna: il vecchio vizio molto italiano di caratterizzare il prodotto “fantascienza” fino dal titolo, che ha partorito autentici orrori trasformando citazioni letterarie anche colte in materiale di serie B ad uso e consumo del “ghetto”. E ancora oggi stiamo a discutere di cosa sia fantascienza e cosa no.

Tra l’altro, La svastica sul sole come titolo si è affermato al punto che l’editore Fanucci, dopo avere ripubblicato il romanzo nel 2001 come L’uomo nell’alto castello (riprendendo una traduzione pocket di Maurizio Nati di quattro anni prima), è tornata al titolo precedente nel 2005 in occasione della ristampa in tascabile.

Per tornare a Spinrad e al suo romanzo leggermente ambiguo, al punto che furono in molti a interpretarlo come indulgente verso il nazismo, specifichiamo che racconta una storia alternativa in cui Adolf Hitler, dopo li fallito putsch di Monaco, emigrò negli USA e divenne scrittore di fantascienza. Il signore della svastica è appunto, nella finzione letteraria di Spinrad, un romanzo scritto da Hitler, secondo me più vicino al fantasy che alla science fiction, in cui si racconta la presa del potere in un pianeta Terra post-catastrofe, da parte di uno spregiudicato arrivista la cui ascesa politica è una metafora della diffusione del nazismo.

Il sogno di ferro di Hitler-scrittore diventa, agli occhi di chi legge, metafora della reale conquista della Germania, e ci si domanda come sia stato possibile che una personalità disturbata come quella del caporale tedesco abbia potuto convincere un popolo a far proprio il suo atroce sogno.

Davide Del Popolo Riolo compie un’operazione accattivante, che rovescia anche l’ambiguità di Spinrad (dovuta anche, occorre dirlo, al rigore del punto di vista): riagganciandosi alla medesima premessa, ambienta il suo racconto nello stesso universo di Il signore della svastica. Hitler vive a New York, dove è conosciuto come illustratore di copertine (non dimentichiamo che Adolf Hitler aveva una formazione artistica, e in gioventù fu effettivamente pittore di strada a Vienna), un po’ meno come scrittore. La particolarità del racconto è che poco più di un episodio nella vita americana di Hitler è raccontato in una doppia cornice. La voce narrante è quella di Anna Van Pels, giornalista immigrata, la quale racconta un incontro cruciale tra il suo capo e Hitler.

Non svelo nulla, dato che è scritto anche nella Nota dell’autore in fondo al volume: Van Pels è il cognome da sposata di Anna Frank. Peccato che Del Popolo Riolo non abbia deciso di spingere il limiti del sarcasmo sino all’ironia: se si fosse chiamata Anna Van Pelt avremmo potuto fantasticare sul fatto che possa essere la madre di Linus.

Il terzo personaggio reale è il giornalista Fritz Gerlich, accanito detrattore del nazismo assassinato a Dachau nel 1934: qui è il direttore di un giornale che ottiene da Hermann Goering, il quale ormai ha abbandonato il nazionalsocialismo, un appuntamento con Hitler, durante il quale verrà a galla la natura profondamente criminale del mancato Führer.

Sono esattamente opere come queste che ci aspettiamo dalla collana di Giampietro Stocco.

Davide Del Popolo Riolo, IL SOGNO DI FERRO, collana Ucronica n. 5, Delos Digital 2021, eBook € 0,99

Assalto al Sole, l’antologia made in Italy sul Solarpunk

È uscita per Delos Digital, curata da Franco Ricciardiello, la prima antologia dedicata al nuovo filone della science fiction internazionale.

di CARMINE TREANNI

tratto da SPECIALE ASSALTO AL SOLE: IL SOLARPUNK ITALIANO su Delos n. 220

Chi scrive segnalò nell’editoriale del numero 153 di Delos Science Fiction (Aprile 2013) la presa di posizione dello scrittore Neal Stephenson, che nel 2013 si lamentava dei suoi colleghi perché non erano più in grado di essere d’ispirazione per gli scienziati, contribuendo così, con la loro immaginazione, a creare un futuro più ottimistico. Quella posizione dell’autore di Snow Crash, espressa in un lungo articolo pubblicato sul sito del World Policy Institute, ha dato vita anche ad un progetto, denominato Hieroglyph Project, con cui Stephenson voleva convincere i suoi colleghi a scrivere fantascienza ottimistica e realistica. A sette anni di distanza, uno dei frutti più interessanti di quel pensiero è il Solarpunk, un nuovo filone della science fiction che è nata nel segno proprio dell’ottimismo.

E nel segno proprio del Solarpunk è nata l’antologia Assalto al Sole. La prima antologia solarpunk di autori italiani a cura di Franco Ricciardiello, ed edita dalla Delos Digital.

Dalla quarta di copertina, traiamo le caratteristiche principali del Solarpunk:

Se esistesse una mappa cartesiana della fantascienza, il movimento solarpunk si troverebbe probabilmente all’estremo opposto del distopico. È un tentativo di rispondere alla domanda “che aspetto ha una civiltà sostenibile e come possiamo arrivarci?” Il solarpunk può essere utopico, ottimista o interessato alla lotta per un mondo migliore, mai distopico. Il nostro mondo arrostisce a fuoco lento, abbiamo bisogno di soluzioni, non solo di avvertimenti. Il solarpunk è allo stesso tempo una visione del futuro, una provocazione ponderata, un modo di vivere e una serie di proposte realizzabili per arrivarci; è una visione di futuro che incarna il meglio di ciò che l’umanità può raggiungere: un mondo post-scarsità, post-gerarchia, post-capitalismo in cui l’umanità vede se stessa come parte della natura e l’energia pulita sostituisce i combustibili fossili.

Ricciardiello ha chiamato undici tra i migliori autori italiani di fantascienza per proporre loro di confrontarsi con questo filone e, come vedremo, gli undici scrittori che hanno accettato la sfida lo hanno fatto in modo non banale.

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«Assalto al sole» alla Loving the Alien Fest di Torino

Martedì 22 settembre esce in libreria Assalto al Sole, «la prima antologia solarpunk di autori italiani» che ho curato per Delos Digital: undici autori per dieci racconti che presentano un futuro utopico o distopico, o entrambe le possibilità contemporaneamente perché l’utopia di alcuni è la distopia per altri. Il libro sarà presentato in anteprima domenica 20 settembre alla Loving the Alien Fest al Mufant, il Museo della Fantascienza di Torino.

Il sottogenere solarpunk si diffonde anche in Italia, fino a oggi grazie soprattutto all’interesse di Francesco Verso e alla pubblicazione di autori tradotti dall’estero: io ho cercato di riunire un gruppo di scrittori e scrittrici che hanno raccolto la sfida di mettersi in gioco con le regole e le convenzioni di questa fantascienza da premesse ottimiste.

ASSALTO AL SOLE

a cura di Franco Ricciardiello

Odissea Delos Digital, 300 pagine € 17,00, ISBN 9788825412949

I racconti

La sequenza dei racconti è costruita come un percorso, secondo la mia visione personale: i lettori possono seguirlo, oppure costruirsene un altro sulla base di criteri personali.

Ho voluto che Solstizio, il mio racconto lungo destinato a aprire questa antologia, fosse, a rischio di scarso rilievo drammatico, irrimediabilmente ottimista. Ci sono riuscito solo in parte, perché il racconto si è trasformato in un dépliant utopistico sull’Europa del futuro. Ho volutamente messo l’accento sulla trasformazione del paesaggio, perché la questione ecologica e il tema della sostenibilità mi sembrano il punto di partenza più interessante della riflessione solarpunk. Mi sono concentrato in maniera particolare sulla conversione delle città, convinto che sia la chiave di volta del futuro prossimo, e che ogni cambiamento sociale debba di necessità partire dalla riprogettazione dello spazio comune — e auspico che questo movimento inizi in Europa. Propongo quindi ai lettori di considerare il mio racconto come un’introduzione al mondo solarpunk, anche se spero si affezionino almeno un poco alla mia protagonista.

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Assalto al sole: la prima antologia del solarpunk italiano

Il 22 settembre uscirà per la casa editrice Delos Books, in versione cartacea e digitale, un volume curato dal sottoscritto, Assalto al sole, la prima antologia solarpunk di autori e autrici italiani: dieci racconti di fantascienza che guardano al futuro con ottimismo. Storie di Davide Del Popolo Riolo, Stefano Carducci e Alessandro Fambrini, Serena M. Barbacetto, Romina Braggion, Silvia Treves, Nino Martino, Lukha B. Kremo, Franci Conforti, Giulia Abbate, Franco Ricciardiello. Il volume sarà presentato in anteprima il 20 settembre alla Loving the Alien Fest di Torino.

Il solarpunk è un modo per immaginare un futuro migliore, basato su tecnologie sostenibili e stili di vita cooperativi (piuttosto che competitivi). È punk perché la narrativa tradizionale ci vede diretti verso il disastro, la distopia; i solarpunk si rifiutano di accettare che sia l’unico futuro possibile.

Sarena Ulibarri[1]

Negli ultimi anni abbiamo assistito all’esplosione della narrativa distopica, che nata da una costola nobile della science fiction — Orwell, Zamjatin, Huxley — si è nel tempo trasformata in un genere a sé, con la propria estetica e il proprio pubblico. Da speculazione e monito contro le distorsioni della nostra civiltà, con il passaggio di testimone generazionale e la sua “istituzionalizzazione”, la distopia (o anti-utopia) è divenuta un genere autoreferenziale e consolatorio, che spesso si esaurisce nella semplice forma editoriale dell’avventura young adult.

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Altri Futuri: il meglio della SF italiana 2018

Poco prima di incontrarlo di persona a Stranimondi 2019, ho scoperto che il curatore di questa bella antologia di Delos Digital, Carmine Treanni, abita nel paese natale di mio padre, lo stesso in cui ho passato pressoché tutte le vacanze estive fino ai quindici anni di età. Il mondo è piccolo, e la fantascienza italiana, come già sospettavo, ancora di più.

Altri futuri. Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2018, riempie uno di quei vuoti che non ti rendevi conto ci fossero, finché qualcuno non ha finalmente l’idea. Quasi sempre la pubblicazione per un autore italiano di fantascienza si risolve nella comparsa nel numero di una rivista, di un’antologia o una raccolta di racconti, spesso letta da pochi occhi, e poi l’oblio — più o  meno, salvo successive ripubblicazioni altrove. E invece, ecco l’idea di Treanni: una raccolta a (si spera) vasta diffusione che compili il meglio di quanto uscito in Italia nell’anno precedente, nell’editoria svincolata dalle grandi case editrici, sul modello delle Year’s best science fiction che nei  mercati anglosassoni recuperano, in base a una scelta soggettiva del curatore, s’intende, racconti che meritano di essere letti da un pubblico più vasto. Perché se c’è qualcosa di buono, non vada perduto.

Il curatore propone, Delos Digital accetta. E grazie, allora, grazie! Treanni si legge 179 racconti, ne seleziona 15, viene fuori una bella antologia di 250 pagine a un prezzo più che accessibile. Il curatore è il primo a porre le mani avanti, e ammettere che il criterio di scelta non può che essere personale; però esplicita tre aspetti che lo hanno guidato nella selezione del materiale: (1) una certa dose di originalità nell’idea di base, (2) l’originalità nello stile, nell’ambientazione e nella descrizione dei personaggi, (3) la struttura della storia (colpi di scena etc.)

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Italia futura, presente!

Questa bella antologia di Delos Digital raccoglie sette racconti lunghi apparsi nella collana Futuro present curata da Giulia Abbate e Elena Di Fazio, avviata nel 2016 e giunta ormai all’uscita n. 26. La fantascienza a sfondo sociale è la filosofia di fondo che unisce le pubblicazioni; cito da un post del blog di Studio 83, l’agenzia letteraria di Abbate e Di Fazio (che non ha però nulla a che vedere con Delos Digital):

La diversità, l’integrazione, l’immigrazione, le ingiustizie sociali, le sopraffazioni e la violenza di genere, l’ecologia, le bufale online, la guerra, la mutazione, la sicurezza, la segregazione, il terrorismo, il razzismo, l’incontro, tutti trattati in chiave narrativa con storie intense e coinvolgenti e spesso con una buona dose di ironia e umorismo.

Questi i temi privilegiati; e devo dire che i titoli apparsi finora compongono, secondo me, il miglior gruppo di testi della casa editrice milanese — e probabilmente, dell’intero panorama della fantascienza italiana contemporanea. Questa antologia, pubblicata solo in versione cartacea, non raccoglie il meglio della collana, bensì una serie di racconti con un ombrello tematico comune: il futuro dell’Italia; si legge nella prefazione:

È questo il fil rouge che lega le opere qui presenti, e vuole dare uno spaccato sull’immaginario che fantascientiste e fantascientisti del nostro paese hanno plasmato immaginando vizi e virtù del domani.

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