Poco prima di incontrarlo di persona a Stranimondi 2019, ho scoperto che il curatore di questa bella antologia di Delos Digital, Carmine Treanni, abita nel paese natale di mio padre, lo stesso in cui ho passato pressoché tutte le vacanze estive fino ai quindici anni di età. Il mondo è piccolo, e la fantascienza italiana, come già sospettavo, ancora di più.
Altri futuri. Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2018, riempie uno di quei vuoti che non ti rendevi conto ci fossero, finché qualcuno non ha finalmente l’idea. Quasi sempre la pubblicazione per un autore italiano di fantascienza si risolve nella comparsa nel numero di una rivista, di un’antologia o una raccolta di racconti, spesso letta da pochi occhi, e poi l’oblio — più o meno, salvo successive ripubblicazioni altrove. E invece, ecco l’idea di Treanni: una raccolta a (si spera) vasta diffusione che compili il meglio di quanto uscito in Italia nell’anno precedente, nell’editoria svincolata dalle grandi case editrici, sul modello delle Year’s best science fiction che nei mercati anglosassoni recuperano, in base a una scelta soggettiva del curatore, s’intende, racconti che meritano di essere letti da un pubblico più vasto. Perché se c’è qualcosa di buono, non vada perduto.
Il curatore propone, Delos Digital accetta. E grazie, allora, grazie! Treanni si legge 179 racconti, ne seleziona 15, viene fuori una bella antologia di 250 pagine a un prezzo più che accessibile. Il curatore è il primo a porre le mani avanti, e ammettere che il criterio di scelta non può che essere personale; però esplicita tre aspetti che lo hanno guidato nella selezione del materiale: (1) una certa dose di originalità nell’idea di base, (2) l’originalità nello stile, nell’ambientazione e nella descrizione dei personaggi, (3) la struttura della storia (colpi di scena etc.)
In effetti ho trovato la media dei racconti molto superiore alla media qualitativa delle storie che leggo comunemente — ma è risaputa la mia severità nei confronti della fantascienza italiana. Sono dell’opinione che l’indulgenza non sia di nessun vantaggio per la qualità media della scrittura, e che fare complimenti ipocriti a qualsiasi cosa si pubblichi sia funzionale unicamente a mantenere le mura del ghetto, in modo da non doversi confrontare con l’esterno.
Altri futuri contiene anche una mia storia, L’Oriente prima delle sabbie, tratta dall’antologia Futura Lex curata da Gian Filippo Pizzo per l’ed. La Ponga; voglio però occuparmi qui di altri tre racconti.
Il primo è Dimentica e ricomincia di Linda De Santi, tratto dalla rivista Lost Tales: Andromeda diretta da Alessandro Iascy. La storia ha uno svolgimento lineare, il linguaggio è classico, ma la trama è interamente trascinata dai dialoghi, che gestiscono efficacemente anche i colpi di scena. Una costruzione quasi teatrale dunque, senza sbavature, che con un argomento tutto sommato minimalista (ma coraggioso, dal momento che si parla di preferenze sessuali) riesce, in una specie di pars pro toto, a raccontare molto del mondo in cui è ambientato, senza descrivere nulla.
Più originale è l’idea di fondo di Breve manuale di conversazione con i morti di Davide Del Popolo Riolo, anche questo tratto dalla rivista Lost Tales: Andromeda, e decisamente originale lo svolgimento. L’inizio sembra alludere a un scenario fantastico, metafisico: “Quando la scienza ha reso possibile parlare con i morti, all’inizio sono rimasta senza parole, come quasi tutti.” In realtà l’arcano viene quasi subito spiegato: si tratta di un raffinato software che permette di ricreare una copia plausibile della personalità di un defunto di recente, cioè da quando esistono i social (e a patto che li frequentasse) dalle innumerevoli tracce lasciate in rete:
un motore di ricerca potentissimo che ritrova le tracce lasciate da ogni individuo. Se volete parlare con vostro padre, per esempio, il sistema trova ogni bit informativo pubblicato su di lui e poi ricostruisce il suo profilo: come parlava, come si muoveva, e, soprattutto, come ragionava
Da qui parte un racconto divertente, mai scontato, una narrazione minimalista che sfrutta alla perfezione l’assunto di partenza: fantascienza di alta qualità.
Il pezzo migliore dell’antologia, e a questo punto direi, con ogni probabilità il miglior racconto di SF pubblicato in Italia nel 2018 (dall’editoria indipendente, ovviamente) è Invertito di Lukha B. Kremo, meritato vincitore del Premio Robot 2018 e apparso sul n. 83 della rivista Robot, appunto: una storia che sollecita il nostro senso del meraviglioso con un’ambientazione massimalista, un pianeta di dimensioni talmente incommensurabili che quale neppure gli abitanti conoscono la sua forma, una crepa improvvisa che ne spacca a metà la superficie, talmente profonda da non lasciar intuire la sua origine; e questo scenario da sospensione dell’incredulità si fonde con una precisa idea di società in cui i ruoli e le identità del maschile e del femminile sono da una parte opposti ai nostri, dall’altra non così rigidi come sembrerebbe. Grande fantascienza quindi, con un’idea di futuro “altrove” e un’idea di società “altra”, in una storia d’avventura che rende onore ai personaggi.
Tanto di cappello.