Un lungo innamoramento

di FRANCO RICCIARDIELLO

il presente post è già apparso come recensione su Pulp Libri

William Vollmann negli anni ’80

Non si può in tutta coscienza dire che la produzione letteraria di William Vollmann rasenti la grafomania di Isaac Asimov o Georges Simenon, o anche solo quella di Andrea Camilleri (almeno da quando il grande pubblico si è accorto di lui) — per citare solo autori che hanno mantenuto un altissimo livello qualitativo malgrado l’intensità delle uscite editoriali; ma certo a scorrere la sua bibliografia c’è da rimanere di sasso. Tra l’altro, contrariamente agli altri che chiamo in causa, i libri di Vollmann sono spesso giganteschi, da 5-600 pagine in su, e di una qualità artistica notevole.

Tentare una classificazione omogenea delle opere di Vollmann, ripartite più o meno a metà tra saggistica e narrativa (forse con una leggera prevalenza della seconda) è già un’impresa. Wikipedia individua tra le opere di fiction quella che chiama prostitution trilogy (riportata nella voce italiana con lo stesso titolo inglese) nella quale è incluso anche questo Storie della farfalla, già apparso in Italia per Fanucci nel 1999 con un titolo che sembrava alludere alle prostitute: Storie di farfalle. In realtà l’originale inglese Butterfly stories riporta farfalla al singolare, in riferimento esplicito al protagonista senza nome, o meglio che cambia nome nel corso del romanzo: è infatti il bambino farfalla nel primo degli otto capitoli, ma diventa il ragazzo che voleva fare il giornalista nel secondo, poi semplicemente il giornalista e infine il marito. La classificazione del romanzo in una supposta prostitution trilogy deriva solo dal fatto che il capitolo più lungo è ambientato a Phnom Penh, dove il giornalista si innamora di una ragazza che lavora in una discoteca.

Per capire però l’equivoco dobbiamo partire dalla trama.

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Come nacque il film «Riso amaro»

Approfitto del recente “tutto esaurito” in occasione della quarta serata del musical Amar Riso, del quale ho scritto il libretto su invito della produzione, per pubblicare uno stralcio tratto dal mio “Storie di Torino”, dove racconto come è nato il film “Riso Amaro” di Giuseppe De Santis. Tutte le foto nel post sono di Christian Zecchin ©

Ricordo le lunghe passeggiate sotto i portici di via Po, affascinati, io e De Santis, dall’eloquio di Pavese, a volte enigmatico, e rispettosi anche di certi suoi silenzi. Ci sedusse anche la sua curiosità per il nostro lavoro, il suo apprezzamento per il cinema neorealista di cui mi pare avesse intuito il carattere non naturalistico. La sua curiosità lo avrebbe portato, qualche mese dopo, sul set di Riso amaro.

Carlo Lizzani, TorinoSette

L’idea di fare un film sulle mondine, protagoniste della grande epopea di lotta che a inizio secolo le ha portate a conquistare per prime in Italia le otto ore lavorative, viene a Giuseppe De Santis alla stazione ferroviaria di Torino; è il 1947, il regista sta tornando dalla presentazione a Parigi del suo film Caccia tragica, le mondine aspettano il treno che le riporterà ai paesi d’origine: giovani donne disinvolte che si mettono volentieri a cantare. De Santis le interroga, ascolta le loro storie, si sente coinvolto, come molti intellettuali della sua generazione, con il mondo di chi si guadagna da vivere con fatica.

Tornato a Roma scrive con Lizzani il primo trattamento di un film da intitolare Riso amaro, che la casa cinematografica Lux accetta subito. Il produttore Riccardo Gualino conosce personalmente Gianni Agnelli, e gli chiede di poter girare nella sua tenuta di famiglia, la Veneria, grossa cascina che si trova a Lignana, poco a sud di Vercelli: ed ecco il paradosso dell’emblema del capitalismo italiano che mette una sua proprietà a disposizione di una produzione decisamente di sinistra. L’Avvocato comunque frequenta lo stage più volte nei tre mesi di lavoro, dal momento che è sensibile al fascino femminile, prima di tutto quello di Silvana Mangano.

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La «guerra segreta» degli USA in Laos

di FRANCO RICCIARDIELLO

Tra il 1961 e il 1973 il governo degli Stati Uniti combatte in Laos una guerra segreta, mai dichiarata e mai votata dal Congresso americano, contro l’esercito del Nord Việtnam. Per impedire il rifornimento dei việtcộng, i partigiani comunisti che combattono nel Sud Việtnam, tre milioni di tonnellate di bombe vengono sganciate sul Laos, lungo il tracciato del sentiero di Hồ Chí Minh: il più pesante bombardamento che una nazione abbia mai subito nel corso della Storia. Malgrado questo incredibile dispiego di mezzi di distruzione, nel 1975 il Laos diventa una repubblica socialista, e lo è rimasto fino a oggi malgrado profondi cambiamenti nell’organizzazione statale.

Il coinvolgimento americano inizia negli anni Cinquanta, con l’obiettivo di contrastare l’influenza del Việtnam comunista sui paesi limitrofi. Il Laos in breve diventa il maggiore destinatario di fondi federali di tutti i tempi (non solo bombe, dunque): 40 miliardi di dollari l’anno in un paese di solo tre milioni di abitanti; nel 1955 gli stipendi dell’intero esercito reale laotiano sono pagati dagli USA, in cambio dell’impegno militare contro il movimento insurrezionale marxista Pathēt Lao. Gli accordi di Ginevra, che sanzionano nel 1954 la fine del colonialismo francese in Indocina, prevedono per l’ex-colonia un governo di coalizione e la cessazione di ingerenze straniere: tuttavia il Dipartimento di Stato USA avvia il “progetto segreto 404” che utilizza ufficiali in temporaneo congedo come consulenti militari. Le elezioni del 1960 si svolgono secondo un copione consolidato: brogli, esclusioni di candidati, risultati truccati. La destra ottiene un’ampia maggioranza in parlamento; il Dipartimento di Stato sostiene il premier principe Suvannaphūmā, ma la CIA individua il proprio uomo forte nel ministro della difesa Phūmī Nôsavan; questo in ossequio alla “teoria del domino” enunciata nel ’54 dal presidente Eisenhower, secondo il quale se un Paese cade nelle mani dei comunisti, tutte le altre nazioni della stessa area geografica una dopo l’altra seguiranno la stessa sorte, come tessere di domino messe in fila.

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Per voi non ci sarà ritorno, il booktrailer

È uscito a dicembre 2019 un mio nuovo eBook nella collana Robotica.it di Delos Books. Ecco il booktrailer che ho realizzato, e la presentazione della casa editrice tratta dal sito Fantascienza.com

Per voi non ci sarà ritorno, un racconto che vi scioccherà

Bellissime e crudelissime, le Venusiane, entità alieni che stanno invadendo l’Italia pezzo dopo pezzo. Il prezzo è carissimo

Nota dell’editore: Il racconto ha contenuti che possono turbare la sensibilità dei lettori.

Abbiamo ritenuto di inserire questa nota nella quarta di copertina di questo ebook, in uscita oggi, di un Franco Ricciardiello nella sua forma migliore. Un racconto che racconta di alieni che hanno invaso la Terra, ma lo fa in modo assolutamente inedito, originale e soprattutto durissimo. Per le scene che vengono descritte ma soprattutto per l’abisso di orrore in cui riesce a gettare il lettore, toccando i punti più deboli della nostra natura di esseri umani.

Non leggetelo se ritenete di essere impressionabili. Ma se pensate di farcela non perdetelo perché vale la pena.

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Cronache dell’arabesco di pietra

Inizio con quest’anno un lavoro per rendere disponibili in versione cartacea tutte le mie opere già edite e temporaneamente fuori catalogo, che in questo momento si trovano solo in eBook. Ho scelto naturalmente la via dell’auto-pubblicazione, che consente di mantenere bassi i costi. Inizio con Cronache dell’arabesco di pietra, un’antologia di racconti a concezione unitaria che avrebbe dovuto apparire già negli Novanta presso Bellomo, editore nel frattempo scomparso dal mercato; verrà poi inserita nel 1998 come seconda sezione dell’antologia Saluti dal lago di Mandelbrot, una delle prime pubblicazioni della Delos Books (da non confondersi con il racconto omonimo ripubblicato nel 2019 nella collana Futuro Presente). La prefazione “d’epoca” è di Mirko Tavosanis, che oggi è professore associato di Linguistica italiana presso l’Università di Pisa.

Sei racconti di fantascienza ambientati in Spagna, originariamente pubblicati tra il 1986 e il 1992 su fanzine e riviste amatoriali, l’intero “ciclo spagnolo” di Franco Ricciardiello. Un’anomalia temporale sostituisce alla Penisola Iberica di oggi la Spagna del 1936, sprofondata nella guerra civile. Giornalisti e curiosi da tutto il mondo attraversano clandestinamente il confine per testimoniare come si viveva durante gli anni Trenta. Nell’anomalia, il Tempo scorre dalle prime ore del mattino fino a sera inoltrata, poi torna improvvisamente indietro al mattino, come un’altalena, giorno dopo giorno; ma cosa accadrebbe se questo equilibrio si rompesse? Un astrofisico premio Nobel per le sue scoperte sulla struttura dell’Universo lascia l’Italia, divenuta uno stato di polizia, e torna in Spagna dove anni fa visse una storia d’amore con una tedesca; la donna è morta da tempo, ma ha lasciato una figlia che è identica alla madre alla sua età. Lo scienziato è preoccupato per lei e per il giovane agente che li sorveglia da vicino, da troppo vicino. Un uomo ha ogni notte un sogno ricorrente: una ragazza bellissima che è sicuro esista nella realtà, da qualche parte, che non si ricorda mai di lui. La incontra davvero durante un viaggio in Spagna, ma la realizzazione del sogno scatena dinamiche misteriose, e la città dove si incontrano viene assediata da un esercito di morti che si fa largo combattendo strada per strada. Un italiano vive a Toledo coltivando piante sensibili all’umore degli esseri umani; nell’appartamento vicino al suo viene a abitare un anziano scrittore francese, malato terminale, insieme alla bellissima figlia. L’uomo ha scontato una condanna pluriennale per l’omicidio del fratello; le notizie dell’epoca parlano di un dramma della gelosia, ma il protagonista è convinto che ci sia una motivazione più profonda, legata all’elaborazione di un sistema elettorale “perfetto” che tenga conto della volontà di ogni singolo votante, e alle conseguenze per la democrazia. Una giovane coppia percorre un lungo itinerario nel Mediterraneo occidentale per inseguire le cupe visioni della donna, Arianna: mostri occultati da una densa nebbia di cenere che con il passare dei giorni diventa più pesante. A Granada, nei vecchi quartieri sotto la mole dell’Alhambra, il raccapricciante delirio aumenta, e la caligine si popola di smisurati insetti. Allo stesso tempo suo marito incontra Fernanda, una ragazza che è la perfetta replica della moglie, come se fossero due gemelle. La crisi precipita, la nebbia di cenere esce dalla mente di Arianna, e allora non sarà più solo lei a vedere i mostri che contiene. L’aumento di temperatura globale ha causato lo scioglimento dei ghiacci polari, il livello dei mari è aumentato sommergendo le città costiere. A Barcellona è in atto un imponente programma di recupero mediante una diga gigantesca; il direttore del cantiere subacqueo è un ingegnere italiano con una figlia cieca, che a causa di un incidente nucleare vede solo le vibrazioni del movimento, e una giovane moglie che subisce la corte dell’ispettore inviato dal Ministero per rivedere i costi del progetto. Sotto un cielo costantemente coperto e una pioggia insistente si svolge un dramma della gelosia a tinte fosche.

Contiene i racconti:

Tutti i miti dell’Ebro © 1986

Rive del Duero © 1988

Non giurammo fedeltà ad alcun re © 1987

Cronache dell’arabesco di pietra © 1989

Verrà il tempo della cenere © 1987

Effetto notte © 1992

Franco Ricciardiello, Cronache dell’arabesco di pietra

142 pagg. 10 €, ISBN 978-1650942049