Prigionieri dell’effimero


Nino Martino arriva alla prova del quarto romanzo, che si innesta sulla riflessione narrativa sull’intelligenza artificiale e i rapporti con l’umano che egli porta avanti con coerenza, complicata in questo caso dal tema del “primo contatto” con la vita extraterrestre.

Riprendendo atmosfere e anche personaggi dei precedenti romanzi, Martino li trasferisce in un’ambientazione nuova.

Il seme dell’umanità si è sparso tra le stelle, la terraformazione è una pratica usuale: nuovi pianeti vengono resi abitabili dall’umanità tramite tecniche che diffondono un’atmosfera e una biosfera compatibili con il nostro organismo. Uno di tali pianeti, terraformato poco più di dieci anni fa, è considerato dai propri abitanti un’utopia: su Sogno III si vive in armonia con l’ambiente, in una civiltà tecnologicamente avanzata che rifiuta di connettere la propria rete di intelligenze artificiali con quella degli altri mondi, per timore di un “contagio” con le IA di tipo “Irene” che hanno acquisito autocoscienza (nel precedente romanzo Irene) e adesso compongono una cultura che collabora con l’umanità, ma formalmente separata.

I protagonisti sono due giovani agenti della sicurezza, fratello e sorella, anzi gemelli, figli di due personaggi di precedenti romanzi; vengono inviati su  Sogno III per indagare sula morte di Abayomi, una scienziata terrestre chiamata a lavorare sul pianeta e ritrovata morta. C’è il sospetto che sia stata assassinata, anche se gli abitanti di Sogno III hanno difficoltà a crederlo, perché sul loro pianeta non esiste il crimine.

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Blu è il colore di Nino Martino

Nino Martino, Blu è il colore del tempo, Delos Digital 2021, € 15,00 (carta) € 3,99 (ebook)

È il terzo romanzo di Nino Martino ambientato nello stesso universo del fortunato “Errore di prospettiva” (2017), benché a stretto rigore di termini questa non si possa considerare una vera e propria trilogia.

“Blu è il colore del tempo” vede infatti all’opera la medesima squadra di personaggi del primo romanzo, mentr e“Irene” (2020), il secondo, ha protagonisti affatto diversi. Diciamo che gli ultimi due si svolgono in contemporanea, in luoghi distanti e con argomenti differenti.

Ritroviamo dunque l’équipe d’esplorazione esoplanetaria composta dalle due coppie Roberto (voce narrante) e Yang, e Carlo e Ambrah, più Joseph, lo scienziato “autistico” che parla per enigmi. Il punto di partenza narrativo è simile a “Errore di prospettiva”, vale a dire il primo contatto con una specie aliena; in questo romanzo però l’avventura si estende nello spazio profondo, grazie a un meccanismo di trama simile a quello di “2001 odissea nello spazio”. La fantascienza hard nella quale Nino Martino è così versato si movimenta, l’azione è più articolata, il lettore difficilmente riesce a trattenersi dal precipitare nel suo sense of wonder.

Inoltre, questo romanzo ha ereditato da “Irene” un importante ingrediente: l’irruzione sulla scena di un’IA (intelligenza artificiale) come co-protagonista, Sitran, che evolve e matura nel corso della narrazione.

Non so se l’autore deciderà di continuare la serie, lungo la strada tracciata dai primi romanzi; se decidesse di farlo, la prossima volta mi aspetterei un sequel di “Irene”…

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Naturale, artificiale: “Irene” di Nino Martino

A tre anni da Errore di prospettiva, che notevole successo ha riscosso tra i lettori di Delos Digital, Nino Martino torna con un secondo romanzo, Irene, vincitore ex æquo del Premio Odissea 2020 insieme a Eden di Franci Conforti. A leggere la quarta di copertina, e le prime pagine, Irene sembrerebbe una riscrittura del precedente: forme di vita aliena su base totalmente differente da quanto possiamo immaginare, rapporto problematico tra l’opinione pubblica terrestre e gli esploratori spaziali, manipolazione del consenso. Ma questo solo a un’indagine superficiale, perché stavolta c’è molto di più; e mi auguro che i potenziali lettori capiscano e rispondano come prima, perché il messaggio è sottile e importante.

La trama, in breve.

Il romanzo inizia in media res, introducendo il lettore prima di tutto al rapporto tra Roberto (personaggio-punto di vista), un esploratore spaziale inviato su un pianeta alieno, Aldebaran II, alla ricerca di risorse economiche indispensabili sulla Terra sovrappopolata e sfruttata, e la protagonista, l’intelligenza artificiale che presiede alla missione; quest’ultima, prevista per sostituire la maggior parte dell’equipaggio nell’ottica di diminuire i cosi, viene dotata di un nome, Irene, per “umanizzare” la sua presenza; la sua interazione con Roberto non avviene però unicamente sul piano fisico. Roberto è collegato all’IA mentalmente, anzi se rimanesse troppo a lungo disconnesso, il suo cervello soffrirebbe danni irreparabili. Il modo in cui Irene gli appare è quindi antropomorfizzato, nell’immagine e nella sostanza di una donna avvenente; il mezzo, è soprattutto la realtà virtuale, quindi nella mente di Roberto, sebbene in caso di necessità l’IA sia in grado di proiettare un’immagine tridimensionale di se stessa, a beneficio di terzi.

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Assalto al Sole, l’antologia made in Italy sul Solarpunk

È uscita per Delos Digital, curata da Franco Ricciardiello, la prima antologia dedicata al nuovo filone della science fiction internazionale.

di CARMINE TREANNI

tratto da SPECIALE ASSALTO AL SOLE: IL SOLARPUNK ITALIANO su Delos n. 220

Chi scrive segnalò nell’editoriale del numero 153 di Delos Science Fiction (Aprile 2013) la presa di posizione dello scrittore Neal Stephenson, che nel 2013 si lamentava dei suoi colleghi perché non erano più in grado di essere d’ispirazione per gli scienziati, contribuendo così, con la loro immaginazione, a creare un futuro più ottimistico. Quella posizione dell’autore di Snow Crash, espressa in un lungo articolo pubblicato sul sito del World Policy Institute, ha dato vita anche ad un progetto, denominato Hieroglyph Project, con cui Stephenson voleva convincere i suoi colleghi a scrivere fantascienza ottimistica e realistica. A sette anni di distanza, uno dei frutti più interessanti di quel pensiero è il Solarpunk, un nuovo filone della science fiction che è nata nel segno proprio dell’ottimismo.

E nel segno proprio del Solarpunk è nata l’antologia Assalto al Sole. La prima antologia solarpunk di autori italiani a cura di Franco Ricciardiello, ed edita dalla Delos Digital.

Dalla quarta di copertina, traiamo le caratteristiche principali del Solarpunk:

Se esistesse una mappa cartesiana della fantascienza, il movimento solarpunk si troverebbe probabilmente all’estremo opposto del distopico. È un tentativo di rispondere alla domanda “che aspetto ha una civiltà sostenibile e come possiamo arrivarci?” Il solarpunk può essere utopico, ottimista o interessato alla lotta per un mondo migliore, mai distopico. Il nostro mondo arrostisce a fuoco lento, abbiamo bisogno di soluzioni, non solo di avvertimenti. Il solarpunk è allo stesso tempo una visione del futuro, una provocazione ponderata, un modo di vivere e una serie di proposte realizzabili per arrivarci; è una visione di futuro che incarna il meglio di ciò che l’umanità può raggiungere: un mondo post-scarsità, post-gerarchia, post-capitalismo in cui l’umanità vede se stessa come parte della natura e l’energia pulita sostituisce i combustibili fossili.

Ricciardiello ha chiamato undici tra i migliori autori italiani di fantascienza per proporre loro di confrontarsi con questo filone e, come vedremo, gli undici scrittori che hanno accettato la sfida lo hanno fatto in modo non banale.

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«Assalto al sole» alla Loving the Alien Fest di Torino

Martedì 22 settembre esce in libreria Assalto al Sole, «la prima antologia solarpunk di autori italiani» che ho curato per Delos Digital: undici autori per dieci racconti che presentano un futuro utopico o distopico, o entrambe le possibilità contemporaneamente perché l’utopia di alcuni è la distopia per altri. Il libro sarà presentato in anteprima domenica 20 settembre alla Loving the Alien Fest al Mufant, il Museo della Fantascienza di Torino.

Il sottogenere solarpunk si diffonde anche in Italia, fino a oggi grazie soprattutto all’interesse di Francesco Verso e alla pubblicazione di autori tradotti dall’estero: io ho cercato di riunire un gruppo di scrittori e scrittrici che hanno raccolto la sfida di mettersi in gioco con le regole e le convenzioni di questa fantascienza da premesse ottimiste.

ASSALTO AL SOLE

a cura di Franco Ricciardiello

Odissea Delos Digital, 300 pagine € 17,00, ISBN 9788825412949

I racconti

La sequenza dei racconti è costruita come un percorso, secondo la mia visione personale: i lettori possono seguirlo, oppure costruirsene un altro sulla base di criteri personali.

Ho voluto che Solstizio, il mio racconto lungo destinato a aprire questa antologia, fosse, a rischio di scarso rilievo drammatico, irrimediabilmente ottimista. Ci sono riuscito solo in parte, perché il racconto si è trasformato in un dépliant utopistico sull’Europa del futuro. Ho volutamente messo l’accento sulla trasformazione del paesaggio, perché la questione ecologica e il tema della sostenibilità mi sembrano il punto di partenza più interessante della riflessione solarpunk. Mi sono concentrato in maniera particolare sulla conversione delle città, convinto che sia la chiave di volta del futuro prossimo, e che ogni cambiamento sociale debba di necessità partire dalla riprogettazione dello spazio comune — e auspico che questo movimento inizi in Europa. Propongo quindi ai lettori di considerare il mio racconto come un’introduzione al mondo solarpunk, anche se spero si affezionino almeno un poco alla mia protagonista.

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Assalto al sole: la prima antologia del solarpunk italiano

Il 22 settembre uscirà per la casa editrice Delos Books, in versione cartacea e digitale, un volume curato dal sottoscritto, Assalto al sole, la prima antologia solarpunk di autori e autrici italiani: dieci racconti di fantascienza che guardano al futuro con ottimismo. Storie di Davide Del Popolo Riolo, Stefano Carducci e Alessandro Fambrini, Serena M. Barbacetto, Romina Braggion, Silvia Treves, Nino Martino, Lukha B. Kremo, Franci Conforti, Giulia Abbate, Franco Ricciardiello. Il volume sarà presentato in anteprima il 20 settembre alla Loving the Alien Fest di Torino.

Il solarpunk è un modo per immaginare un futuro migliore, basato su tecnologie sostenibili e stili di vita cooperativi (piuttosto che competitivi). È punk perché la narrativa tradizionale ci vede diretti verso il disastro, la distopia; i solarpunk si rifiutano di accettare che sia l’unico futuro possibile.

Sarena Ulibarri[1]

Negli ultimi anni abbiamo assistito all’esplosione della narrativa distopica, che nata da una costola nobile della science fiction — Orwell, Zamjatin, Huxley — si è nel tempo trasformata in un genere a sé, con la propria estetica e il proprio pubblico. Da speculazione e monito contro le distorsioni della nostra civiltà, con il passaggio di testimone generazionale e la sua “istituzionalizzazione”, la distopia (o anti-utopia) è divenuta un genere autoreferenziale e consolatorio, che spesso si esaurisce nella semplice forma editoriale dell’avventura young adult.

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