Io e Lei (9)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

Questa parte del racconto sul mio rapporto con la scrittura parla della collaborazione con la casa editrice Odoya e delle mie prime partecipazioni a Stranimondi

continua dall’ottava parte


Continuava intanto l’infaticabile lavoro d’antologista di Gian Filippo Pizzo, sempre alla ricerca di nuovi argomenti e di altre case editrici. Per ogni nuova iniziativa mi contattava, e mi sono sempre fatto punto d’onore di corrispondere alle sue richieste. Partecipai così a un’antologia di gialli di fantascienza, a un’altra su science fiction e arte, e a una terza di fantascienza e guerra, con racconti scritti appositamente.

Nel frattempo Pizzo fece da catalizzatore per un’altra impresa letteraria che mi avrebbe occupato per la seconda metà del decennio. Durante una chiacchierata con me, lui e Walter Catalano avevano saputo che qualche anno prima avevo scritto un lungo testo non di fiction, intitolato Storie di Parigi, una inusuale guida letteraria alla capitale francese, ancora inedito. Pizzo lo raccontò a Marco Desimoni, proprietario di Odoya Edizioni, per il quale avevano pubblicato sia lui che Catalano, così ricevetti un sollecito a inviargli il manoscritto. Con mia sorpresa, Desimoni accettò subito e mi sottopose un contratto d’edizione; non solo, mi propose anche di pubblicare il successivo Storie di Venezia che stavo scrivendo con lo stesso concetto.

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Didattica della fantascienza / 1

di Franco Ricciardiello

Il presente post è la trascrizione della prima parte dell’intervento di Franco Ricciardiello, Giulia Abbate e Mauro Manco tenuto il 6 ottobre 2018 a Milano durante la manifestazione Stranimondi, dedicata alla fantascienza.

[Prima parte: intervento di Franco Ricciardiello]

Foto di Paolo S. Cavazza

A partire da trent’anni fa c’è stata una certa evoluzione nella fantascienza italiana, per cui finalmente si è cominciato a lavorare molto sulle idee, a tirare fuori delle idee effettivamente originali che meriterebbero uno spazio che non hanno — come abbiamo visto prima negli interventi che parlavano della possibilità di essere tradotti in paesi anglofoni. La fantascienza italiana, quindi, come qualità di elaborazione delle idee, probabilmente è all’altezza di qualsiasi altra letteratura di fantascienza nazionale, o internazionale.

Qual è la profonda differenza? La profonda differenza è che invece la qualità pratica della scrittura, a mio avviso, non è assolutamente all’altezza; e vi spiego.

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