Riflessioni sparse sul Solarpunk

di SILVIA TREVES

tratto da “Esercizi di dubbio” – il blog di Silvia Treves

La partecipazione all’antologia Assalto al Sole, prima antologia solarpunk di autori italiani, mi ha spinto a interrogarmi sulle caratteristiche e sui molteplici significati e obiettivi del solarpunk, che non è una semplice diramazione della fantascienza ma un vasto movimento, una visione del mondo, una riflessione sul futuro. Prendo a prestito queste parole da Solarpunk: l’utopia che vuole esistere1,un testo chiaro e ricco di spunti che consiglio a chi, per la prima volta, volesse avvicinarsi all’argomento:

Victoria Gee, Ottawa (Canada)

il solarpunk si fa interprete di sentimenti e istanze attualissime e utili a un progresso collettivo, organico, equo, ecologico, inclusivo; si esplicita in un comparto visuale che va oltre la mera suggestione estetica; fin dai suoi inizi esprime una visione politica complessa e aperta a vari contributi, ma chiara.

È un genere, insomma, che potrebbe essere un movimento: potrebbe aiutarci non solo a immaginare un futuro migliore, ma anche a costruire strategie operative per avvicinarci a tali visioni condivise.

Quando sono stata invitata a partecipare all’antologia ho pensato: “Io non sono ottimista, magari nutro qualche speranza sul futuro ma NON sono ottimista”.

Però sono curiosa e soprattutto ritengo decoroso fare del mio meglio. Fino a che ci sarà spazio per dire “questo mondo non mi piace, ne voglio uno diverso” io continuerò a farlo. Quindi eccomi qui. 

Per il resto non cercavo (e forse ancora non cerco) un’etichetta per il mio pensiero e la mia scrittura.

In sostanza, diversamente da chi prima ha scelto il pensiero solarpunk, cioè si è schierato, e poi ha letto e scritto, io – condividendone la visione generale, chiamiamola “ecopolitica”, – ho scritto e solo dopo mi sono chiesta “ma io ho bisogno del solarpunk, sono convinta che il solarpunk possa davvero fare la differenza?”

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I «Ragazzi Morti» di Richard Calder

Questa è la seconda parte di un post dedicato alla trilogia di Richard Calder; la prima parte è stata pubblicata due settimane fa.

Il secondo volume della trilogia, pubblicato a due anni di distanza, è un’opera di carattere molto differente. I dettagli romantici del primo episodio lasciano posto a uno scenario terrificante, giocato sulla sanguinosa lotta tra le lilim, che ormai sono diventate milioni perché Titania è riuscita a spargere il morbo delle bambole in tutto il mondo, e la loro controparte maschile, gli elohim (parola che nell’ebraico dell’Antico Testamento è il titolo del dio di Israele): questi ultimi, nell’ordine di un migliaio, sono i “ragazzi morti”, che hanno contratto il morbo delle bambole: o forse sono una creazione di Meta, l’evoluzione finale che rappresenta la fusione delle coscienze di tutte le “ragazze morte”. La funzione degli elohim sembra essere quella di tenere sotto controllo la rapida espansione demografica delle lilim. Infatti, così come la matrice delle dead girls contiene un insopprimibile desiderio di morte, gli elohim provano l’irresistibile impulso di uccidere senza sosta le loro “sorelle” in Meta.

Come due razze diverse, o come due facce della stessa medaglia, gli uni rappresentano un’estremizzazione radicale dell’aggressività maschile, della violenza possessiva che si spinge fino al femminicidio; le altre sono l’apoteosi di una concezione leziosa e gotica del femminile, simili a bambole di porcellana che adorano vestirsi di indumenti Belle époque, forse ispirati da certi eccessi delle cosplayers giapponesi di oggi.

Il romanzo è costruito a capitoli alterni, nel presente del 1994 e nel futuro. Dopo la morte di Primavera, Ignatz Zwakh ha preservato l’utero della sua amata lilim che ne contiene la matrice quantistica. Iniettandosi sostanze lilim, Ignatz vede un futuro in cui le bambole si sono evolute in Meta: le lilim cercano di infettare i maschi umani, e gli elohim danno loro la caccia uccidendole in maniera rituale, di solito con armi bianche, come si iniziò a fare sotto il governo del Fronte Umano. In questo indesiderabile futuro, l’inquisitore elohim Dagon dà la caccia alla lilim Vanity St Viridiana che si sta dirigendo su Marte, dove le è stato offerto rifugio.

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Il solarpunk vuole salvare il mondo

di BEN VALENTINE

tratto da Hopes&Fears , traduzione di Franco Ricciardiello

“Archibald”, di Camilo Veliovich, Montevideo (Uruguay)

C’è da vedere nero sullo stato del nostro pianeta: un’altra specie animale scompare, una tempesta eccezionalmente violenta devasta un’altra città impreparata, e condizioni meteorologiche inconsuete hanno ormai superato un nuovo record. Scienziati e politici sono scoraggiati e la nostra coscienza collettiva si rivolge verso narrazioni apocalittiche, piuttosto che a racconti di riscatto. Benvenuti nell’Antropocene, il periodo durante il quale l’attività umana è diventata influenza dominante sul clima e sull’ambiente terrestri, e il risultato è terrificante.

Unisciti al solarpunk

Il solarpunk è il primo movimento creativo che risponde in maniera cosciente e positiva all’Antropocene. Quando nessun luogo sulla Terra è esente dall’edonismo dell’umanità; il Solarpunk propone che gli umani possano imparare di nuovo a vivere in armonia con il pianeta.
Il Solarpunk è un movimento letterario, un hashtag, una bandiera e una dichiarazione di intenti sul futuro che speriamo di creare. È immaginare che tutti gli esseri umani vivono in equilibrio con l’ambiente, dove le comunità locali prosperano, la diversità è apprezzata e il mondo è una bellissima utopia verde.
La scrittrice Rebecca Solnit[i] riflette sul Guardian, a proposito dell’impatto disomogeneo dei cambiamenti climatici sulle comunità più povere di tutto il mondo:

Il cambiamento climatico è violenza su scala globale, contro i luoghi e le specie, nonché contro esseri umani. Una volta che lo chiamiamo con il suo nome, possiamo iniziare una vera discussione sulle nostre priorità e valori. Perché la rivolta contro la brutalità inizia con una rivolta contro il linguaggio che mantiene nascosta quella brutalità.

Se il cambiamento climatico è una lenta violenza contro il sud del mondo, allora il Solarpunk rappresenta la pace.

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“Nell’ombra della luna” di Franco Ricciardiello – recensione di Gian Filippo Pizzo

Fantascritture - blog di fantascienza, fantasy, horror e weird di gian filippo pizzo

di Gian Filippo Pizzo

Franco Ricciardiello, Nell’ombra della luna, Meridiano Zero, 2019, pp. 314., € 18,00.

Ci sono molti personaggi storici in questo romanzo, che però non è un romanzo storico. E’ un romanzo di genere ucronico, cioè quel genere – che si può considerare a sé stante oppure un sottogenere della fantascienza – che immagina un tempo storico che si è sviluppato in seguito a un avvenimento ancora precedente svoltosi in maniera diversa da come in realtà è successo. Un genere molto difficile perché oltre agli aspetti consueti di un romanzo (lo stile, la caratterizzazione dei personaggi, lo svolgimento della trama) l’autore deve saper immaginare con coerenza gli eventi in campo politico, sociale, economico e di costume, che devono essere conseguenti alla premessa ma anche in qualche modo rispettare la storia vera. Da noi l’esempio più noto di ucronia è forse 

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Scrivere fantascienza bene oggi: il manuale di scrittura!

Lezioni Sul Domani

Giovedì 28 febbraio 2019 esce in libreria il “Manuale di scrittura di fantascienza” scritto da Franco Ricciardiello e da me, Giulia Abbate, per Odoya editore.

Si tratta di un saggio sia teorico che pratico, per dare ad aspiranti autori e autrici di fantascienza delle coordinate valide e metterli in condizione di capire e scrivere fantascienza con cognizione di causa, magari divertendosi anche.
Ci sono schede su libri importanti, consigli di lettura, c’è un metodo pratico per scrivere e ci sono tanti consigli di scrittura creativa applicati specificatamente al genere.

Abbiamo scritto questo manuale perché ci siamo trovati d’accordo sull’idea di unire la mentalità della scrittura creativa e professionale con il genere della fantascienza, cosa che facciamo da molto con incontri, post e conferenze e che abbiamo sintetizzato in questo manuale.
[Leggi ad esempio: DIDATTICA DELLA FANTASCIENZA]

Inoltre, abbiamo sentito il bisogno di riflettere sulla fantascienza qui e ora: in…

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Didattica della fantascienza – Panel @Stranimondi sulla scrittura di fantascienza con Giulia Abbate, Emanuele Manco e Franco Ricciardiello

Lezioni Sul Domani

Il 6 ottobre 2018 il dodo è stato alla convention Stranimondi, dedicata al libro fantastico e di fantascienza.

Oltre ad aver rimediato tre Premi Italia, abbiamo partecipato ad alcuni panel e incontri interessanti sulla fantascienza italiana qui e ora. La mezzadodo Giulia Abbate ha tenuto una breve presentazione insieme a Franco Ricciardiello ed Emanuele Manco, dal titolo: “Didattica della fantascienza”.
Un incontro per parlare di scrittura fantascientifica da diversi punti di vista, alcuni anche molto critici, e riflettere su nuove strade da prendere e su buone pratiche da adottare per proporre al pubblico una fantascienza sempre migliore.

La prima parte del panel è stata di Franco Ricciardiello, che ha espresso un’opinione nettamente sfavorevole sullo stato dell’arte e su alcune tendenze presenti nella fantascienza italiana che abbassano la qualità degli scritti. Poi ho preso la parola io, Giulia Abbate, per fare il “poliziotto buono”: ho esposto consigli e possibili strategie per…

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Dove muore l’arcobaleno

Ti ho sognato due settimane prima. Anche se da mesi quasi non ti alzavi dal letto, eri sceso nel cortile della casa dove hai abitato da quando io avevo due anni e fino all’ultimo giorno. Nel sogno, un arcobaleno altissimo e impalpabile si perdeva nella rifrazione del cielo bianco, in alto sopra le nostre teste; ma sorgeva proprio dell’asfalto del cortile grigio, tra i box auto e le automobili parcheggiate, dove io sono cresciuto giocando con mio fratello. Eri felice come un bambino, indossavi la camicia dalle maniche corte e il gilet grigio chiaro. Ti eri alzato da letto per vedere l’arcobaleno da vicino, in piedi fra le sciabole di luce colorata muovevi le braccia fingendo di acchiappare i nastri di luce.

Al risveglio ricordai che purtroppo già da giorni eri ricoverato in ospedale. Ancora sotto l’emozione del sogno, mi ripromisi di raccontartelo; ma forse ti avrebbe inquietato, era gennaio e in famiglia facevamo di tutto per non ammettere che erano i tuoi ultimi giorni. D’altronde, è sempre stato talmente difficile per me comunicare con te: ancora non ero maggiorenne e i nostri mondi già erano inconciliabili. Deve essere scritto da qualche parte, in un Libro o in un’elica di DNA, che per crescere bisogna disconoscere le proprie radici; e io lo feci presto. Per anni non riuscii a avere con te uno scambio normale, tanto eravamo differenti. E poi eri così caparbio, così sicuro che il tuo fosse il modo giusto di vivere, che non poteva non esserci conflitto con il tuo primogenito.

Eppure, questa ostinazione alla fine è riuscita a commuovermi.

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Scritti dalla città mondo: traiettorie celesti – La fantascienza cinese in Italia – Report

Invece del consueto post settimanale, questa volta voglio ospitare un lucido intervento di Giulia Abbate sulll’incontro milanese dedicato alla fantascienza in Cina

Lezioni Sul Domani

Il 18 novembre 2017 sono stata una bella presentazione nell’ambito della manifestazione Milanese Bookcity: la conferenza dal titolo “Scritti dalla città mondo: traiettorie celesti – La fantascienza cinese in Italia”.

by YUE MINJUN

Conducevano il dibattito Francesco Verso, scrittore ed editore Future Fiction; Alessandra  Lavagnino, docente di Lingua e di Cultura Cinese dell’Università di Milano e Direttora dell’Istituto Confucio; il noto critico e saggista Carlo Pagetti. Era attesa anche la partecipazione di Darko Suvin, critico assurto ormai a guru, ma per problemi di salute non è potuto essere presente.

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