L’importante è cominciare

Nella primavera del 1994 scrissi per la fanzine Intercom un pezzo dal titolo L’incipit, nel quale, oltre a spiegare qualche nozione di creative writing sull’importanza del primo paragrafo di un racconto, o della prima pagina di un romanzo, proponevo ai lettori un piccolo quiz: dieci incipit ‘celebri’ della fantascienza, con la domanda: a quale romanzo di quale autore/autrice appartiene questo incipit?
Piergiorgio Nicolazzini, che oggi è tra i maggiori agenti letterati in Italia con la sua agenzia PNLA, e che in quegli anni collaborava con l’Editrice Nord, mi propose di riprendere il pezzo, di scegliere dieci nuovi incipit e di pubblicarlo sul COSMO SF, il bollettino gratuito che la casa editrice inviava a chiunque ne facesse richiesta, con una tiratura di decine di migliaia di copie.
Ne venne fuori il pezzo che segue, uscito sul numero 5/1994 (anno XXIII) di COSMO SF; vinsi il Premio Italia per il miglior articolo su pubblicazione professionale alla XXI Italcon a San Marino, nel 1995.

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Un passaporto per l’Eternità

di ROMINA BRAGGION

“Permetteteci, signori, di augurarvi dolcissimi sogni!”

James Ballard, Passport to Eternity.

Manuale di scrittura di fantascienza, Passaporto per l’eternità, è un saggio realizzato da Giulia Abbate e Franco Ricciardiello edito da Odoya Edizioni.
Partiamo dal vestito e appuntiamo la prima stellina.
Apprezzo moltissimo la copertina di Mauro Cremonini : trovo davvero originale la grafica, il tratto quasi infantile e giocoso. Il piccolo asteroide tondeggiante e l’Astronautino, vagamente Tele-tubbies, sono in primo piano.
Il titolo è scandito a colori e font diversi sebbene molto leggibili.
Lo sfondo giallo crea un bell’accordo con il fiordaliso del dorso e della sovracoperta.
Ritroviamo Astronautino nel frontespizio: ci accoglie poggiato su un pianeta alieno a forma di libro.
Un altro astronauta scende in picchiata sull’indice dei box.
Siamo quasi confortati da questa freschezza e spontaneità. Senonché le virgolette bianche che delimitano l’asteroide e il pianeta minaccioso che sovrasta Astronautino, dovrebbero insospettirci.
Inconsapevoli proseguiamo, scoprendo un sommario ben strutturato, molto utile per la lettura veloce, un indice dei box e un indice delle schede libro.

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Scrivere fantascienza bene oggi

Il 28 febbraio esce per la casa editrice bolognese Odoya “Manuale di scrittura di Fantascienza”, di Giulia Abbate e Franco Ricciardiello

La fantascienza è oggi un genere di enorme successo: nel cinema, nelle serie TV, in fortunate saghe letterarie, il pubblico cerca visioni del futuro che si riflettano sul nostro presente e ci aiutino tanto a sognare, quanto a capire.

Le storie di fantascienza, distopiche, di speculative fiction e di narrativa di anticipazione hanno una comunità di lettori e lettrici attenta, esigente e sensibile alla qualità, oltre che ai contenuti teorici. Gli scrittori e le scrittrici ne sono consapevoli, ma hanno ancora pochi strumenti per lavorare in modo professionale e soddisfacente, senza incorrere nei problemi tipici di un genere amato, ma complesso e ancora poco conosciuto nei suoi meccanismi interni.

Questo “Manuale di scrittura di fantascienza” nasce per aiutare chi si avvicina alla scrittura speculativa. Aprendo con una rapida panoramica sulla tradizione della fantascienza, espone quello che è utile sapere sul canone di riferimento (con agili schede di lettura) e sui “luoghi comuni” che non si possono ignorare. Ma lo fa in ottica pratica, concentrandosi sul funzionamento delle storie, sulla loro costruzione, sugli aspetti principali da sapere per lavorare subito e in autonomia.

Scrivere fantascienza è bello, e con questo manuale diventa più semplice.

Viene esposto un metodo pratico di scrittura incentrato sulla fantascienza, che spiega chiaramente cosa non fare, cosa fare, e come farlo meglio: il tutto pensato per mettere autori e autrici in condizione di scrivere più facilmente e più velocemente, con cognizione di causa e con l’amore per un genere che è principalmente un punto di vista, e che si presta a infinite declinazioni una volta compresa la sua essenza peculiare.

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Didattica della fantascienza / 1

di Franco Ricciardiello

Il presente post è la trascrizione della prima parte dell’intervento di Franco Ricciardiello, Giulia Abbate e Mauro Manco tenuto il 6 ottobre 2018 a Milano durante la manifestazione Stranimondi, dedicata alla fantascienza.

[Prima parte: intervento di Franco Ricciardiello]

Foto di Paolo S. Cavazza

A partire da trent’anni fa c’è stata una certa evoluzione nella fantascienza italiana, per cui finalmente si è cominciato a lavorare molto sulle idee, a tirare fuori delle idee effettivamente originali che meriterebbero uno spazio che non hanno — come abbiamo visto prima negli interventi che parlavano della possibilità di essere tradotti in paesi anglofoni. La fantascienza italiana, quindi, come qualità di elaborazione delle idee, probabilmente è all’altezza di qualsiasi altra letteratura di fantascienza nazionale, o internazionale.

Qual è la profonda differenza? La profonda differenza è che invece la qualità pratica della scrittura, a mio avviso, non è assolutamente all’altezza; e vi spiego.

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1Q83 — parte III

Questo intervento conclude una breve serie di tre post dedicati a altrettanti nomi nuovi della fantascienza italiana. Senza alcuna intenzione di fare torto a altri che ancora non conosco, ho semplicemente voluto fare omaggio a tre autrici che mi hanno impressionato quando, tornato a leggere con continuità fantascienza dopo anni di disaffezione, ho scoperto che la consapevolezza della scrittura si è molto elevata rispetto ai tempi in cui frequentavo il fandom. Preciso per l’ultima volta che i tre nomi protagonisti di questi post hanno in comune la pubblicazione prevalentemente su eBook, l’interesse per le scienze e l’anno di nascita (il 1983).

Il terzo e ultimo nome è quello di Giulia Abbate.

Giulia Abbate è nata a Roma il 6 febbraio 1983; ha studiato all’Università Roma 3, quindi si è laureata in Editoria alla Statale di Milano, dove si è trasferita a vivere dal 2004. Tre anni dopo apre insieme all’amica di sempre, Elena Di Fazio, un’agenzia letteraria, Studio83, che offre servizi di coaching di scrittura: valutazioni di opere inedite, impaginazione eBook, ricerca editori. Nel 2007 Abbate e Di Fazio pubblicano un’antologia a quattro mani, Lezioni sul domani, che nel primo anno in cui è scaricabile gratuitamente dal sito dell’editore Il castello volante totalizza oltre 2000 download. Ancora insieme a Di Fazio, cura la collana Futuro presente di Delos Digital. È sposata e ha due figlie. A proposito della propria scrittura, ha detto:

«Grandi temi filosofici e cambiamenti planetari implicano conseguenze che posso descrivere solo calandole in una vita singola, descrivendole in piccoli dettagli, dedicandomi alle cose pratiche che sono quelle quotidiane, quelle che definiscono la nostra vita. I temi sono quelli tipicamente umani. La vita, la morte. Le relazioni interpersonali, le reazioni individuali. Le domande di senso. Femmine contro maschi. Come si stermina una mansueta tribù aliena con il minimo sforzo e facendo pure bella figura.»[i]

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Science-fiction Creative writing: è possibile insegnare a scrivere fantascienza?

TESTO DELL’INTERVENTO TENUTO DURANTE «STRANIMONDI 2017»

Nate nelle università USA, le scuole di scrittura si sono diffuse in tutto il mondo; ma sarebbe possibile ipotizzare una scuola dedicata solo alla scrittura di fantascienza? Qual è l’aspetto narratologico che differenzia la SF dagli altri generi? È possibile studiarlo e insegnarlo? E soprattutto, una «scuola» di fantascienza sarebbe utile per migliorare la qualità della scrittura in Italia?

Fino dai primi passi della fantascienza nel nostro paese, siamo stati troppo tolleranti con gli autori italiani. Cresciuti in un vero e proprio ghetto, ci siamo costruiti al suo interno una seconda cerchia di mura protettive per tenere fuori la Letteratura. Questo cerchio interno si chiamava fandom. Per anni all’interno del fandom ci siamo confrontati non con gli scrittori pubblicati dalle case editrici, ma con altri fanzinari. Questo ha abbassato il livello qualitativo della scrittura, perché ci siamo sempre accontentati di essere meglio degli altri scrittori del fandom. È questa la ragione per cui la fantascienza italiana è rimasta indietro rispetto non solo a quella americana, inglese o russa, ma persino dietro quella francese.

Oggi finalmente due cose sono cambiate:
1) le barriere sono cadute, sono venuti meno i pregiudizi del grande pubblico nei confronti del genere, un tempo considerato letteratura d’evasione; oggi esiste un potenziale lettore che non è lo scrittore amatoriale;
2) l’offerta di fantascienza aumenta, grazie a numerose case editrici minori e  all’editoria digitale.

In questo nuovo brodo di coltura stanno emergendo autori e tendenze molto interessanti, che non possono rimanere isolati. Se vogliamo sostenere questo momento favorevole, forse i tempi sono maturi per una scuola in cui si insegni a scrivere fantascienza, che ci aiuti a uscire dal provincialismo di tópoi stantii e da una lingua che oramai è diventata una palude.

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