Fronte interno

Copertina Fronte internoAppare in una bella edizione eBook Delos, casa editrice che ha scommesso sulla rapidità dell’editoria digitale, il mio romanzo breve  “Fronte interno”, pubblicato qualche anno fa dietro pseudonimo su una fanzine palermitana.

Delos Books/Delos Digital, nata intorno a un nucleo di appassionati di fantascienza che si è formato nel fandom degli anni Ottanta e Novanta (Silvio Sosio, Franco Forte, Luigi Pachì), è in un certo senso l’ideale conclusione per appassionati di fantascienza che vollero diventare protagonisti, il coronamento di un sogno per chi crede nella tecnologia, nello sviluppo sociale, nel valore della letteratura di genere.

“Fronte interno” è la revisione di un racconto lungo dallo stesso titolo, pubblicato con lo pseudonimo Valeria Colombo sulla fanzine Terminus, gestita da fan palermitani. Scriveva Emiliano Farinella nella presentazione editoriale del racconto:

Valeria Colombo non sappiamo che aspetto abbia, non sappiamo nemmeno se esista davvero (il racconto ci è pervenuto da un’altra redazione). Per tale motivo non è stato possibile effettuare alcun intervento editoriale su questa storia, anche se ce ne sarebbe stato bisogno.

Valeria Colombo è metà figlia di una scommessa e metà di un tiro mancino. In quegli anni, l’unica speranza per un fan di vedere pubblicato il proprio racconto era il mondo delle fanzine, una galassia di pubblicazioni amatoriali a bassa tiratura, da 10-20 copie fino a un massimo di 250-300 per le più diffuse; queste riviste amatoriali erano riprodotte in fotocopia e distribuite dietro abbonamento postale a un numero limitato di grandi appassionati: lettori onnivori di fantascienza, in buona parte aspiranti scrittori nell’unico genere letterario in grado di comunicarci sense of wonder, che in mancanza di spazio presso le case editrici (allora si pubblicava solo science-fiction anglosassone perché, come dicevano Fruttero & Lucentini, curatori di Urania, “un disco volante non può atterrare a Lucca”) si accontentavano di essere letti da altri fan. Non tutti conoscono l’aneddoto della tavola rotonda improvvisata durante un’Italcon, il congresso annuale del fandom, nella quale i due soli fan non scrittori erano al tavolo e tutti gli altri fan scrittori in platea.

In questo ambiente, era sufficiente scrivere meglio della media e si veniva pubblicati su qualsiasi fanzine, praticamente senza il minimo intervento redazionale (quello al quale accenna nella citazione più sopra la redazione di Terminus, che lavorava invece seriamente). I curatori cominciarono a richiedermi racconti da pubblicare; qualsiasi cosa inviassi, inedito o già pubblicato, bello o meno, lo accettavano senza discutere. Mi domandai se fosse dovuto al fatto che ormai mi ero fatto un “nome” nel fandom, o se davvero scrivessi sempre racconti accettabili. Come verificarlo?

Avevo curato poco tempo prima un numero monografico di The dark side dedicato alla fantascienza dall’Argentina; il traduttore Bruno Valle mi rivelò che uno degli autori, Sergio Gaut vel Hartman, appariva con tre diversi testi, uno con il proprio nome e gli altri con due diversi pseudonimi. Mi venne in mente di inviare un racconto in visione a una fanzine, nascondendomi dietro un nome posticcio, per vedere l’effetto. C’era il problema della spedizione postale, che non poteva essere anonima, per cui approfittai di un concorso letterario appena bandito da Intercom; io facevo parte della giuria: consegnai a mano un racconto intitolato Adriana intestato a uno pseudonimo femminile, Valeria Colombo. Al momento di valutare i racconti pervenuti, detti un voto medio, dopotutto mi interessava l’opinione degli atri. I concorrenti non erano molti, il racconto giunse terzo. Dopo la pubblicazione dei finalisti, gli altri redattori scoprirono la burla.

Avevo soddisfatto la mia curiosità. Valeria Colombo scrisse e pubblicò altri tre racconti, l’ultimo è Fronte interno.

In un futuro imprecisato, l’umanità vive nelle Torri, enormi edifici a piramide, autosufficienti da ogni punto di vista, vere e proprie città-stato con svariate migliaia di abitanti. I colletti bianchi vivono nei piani alti, i lavoratori manuali e le fabbriche sono alla base. La Torre è governata da una gerarchia sociale di tipo medievale, i responsabili degli uffici prestano giuramento di vassallaggio ai loro superiori, e così via fino all’Amministratore Delegato, il numero uno. La protagonista del romanzo, Astrid, è una giovane impiegata esuberante che non si pone domande sul profondo maschilismo di questa struttura sociale, al contrario del fidanzato dissidente Aureliano, che volontariamente ha scelto un compito manuale per non collaborare con il sistema.

Astrid si accontenta invece della spicciola pseudo-filosofia consolatoria di un testo che circola nella Torre, La teoria del pachiderma, secondo la quale gli abitanti sono cirripedi che vivono in simbiosi con la balena-Torre. Aureliano la disillude:

Il fatto è che il cuore del processo è assolutamente il contrario: non sono i cirripedi ad invadere il cetaceo-ospite. In realtà, è l’azienda-stato che ha invaso completamente la vita privata e la Torre è viva non in quanto pachiderma-ospite, ma nella misura in cui le dimensioni geografiche della azienda/stato coincidono con quelle fisiche dell’edificio.

Astrid ha raggiunto una certa notorietà per aver vinto l’anno passato un concorso di bellezza, e il suo superiore vuole sfruttare questa sua esposizione mediatica per ascendere nella scala sociale. Anche quest’anno Astrid dovrà quindi partecipare al concorso, ma una cordata avversaria farà di tutto per impedirle di vincere, compreso il ricorso a metodi violenti e illegali.

Franco Ricciardiello, Fronte interno, Robotica.it n. 33, Delos Digital, 2016, ISBN 9788865307373.

€ 1,99 su Delos Store

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