Le persone normali di Sally Rooney

Mi capita estremamente di rado di emozionarmi per una lettura, per un film o per la musica — talmente di rado che ne conservo a lungo il ricordo; mi è capitato per esempio con Peggy Sue si è sposata di Francis Ford Coppola, e con Die Kunst del Fuge di Johann Sebastian Bach, mentre mi accade meno di frequente con la letteratura, che pure è il genere artistico che preferisco.

Questo per dire che mi è successo di recente con Normal people della scrittrice irlandese Sally Rooney, e soprattutto con la serie tv che ne ha tratto la BBC, che porta lo stesso titolo. Il film in dodici puntate rispetta abbastanza fedelmente i capitoli del romanzo, per cui ho alternato la visione alla lettura, che mi ha permesso, o “costretto”, di immaginare i protagonisti con la fisionomia degli attori.

La visione mi ha coinvolto al punto da togliermi il sonno, farmi provare un senso di rovente ingiustizia e spingermi a attendere con impazienza il momento di vedere la puntata successiva — secondo i ritmi di mia moglie — mentre recuperavo con la lettura i capitoli raccontati dalla puntata appena vista.

Il libro

Normal people è stato in grado di cogliere, fotografandola, la mediocrità della nostra esistenza, la sua fragilità e allo stesso tempo la sua straordinaria bellezza.

Gianmaria Tammaro, La Stampa

Persone normali, edito in Italia da Einaudi, è il secondo romanzo di Rooney; l’edizione originale in inglese è del 2018. La storia è all’apparenza semplice.

È il gennaio 2011; Marianne Sheridan e Connell Waldron sono compagni di scuola, all’ultimo anno di un liceo in una località di provincia dell’Ovest irlandese, all’estremità opposta dell’isola rispetto alla capitale Dublino. Sono i migliori studenti del corso, collezionano voti altissimi, ma lui è estremamente popolare tra i compagni di scuola, dotato nello sport e ben visto dalle ragazze; Marianne invece è isolata, senza amici a causa del suo carattere aspro, aggressivo, a disagio con le compagne di classe. Viene considerata altezzosa perché proviene da una famiglia bene: la madre è avvocato, proprietaria di una villa fuori città. La madre di Connell invece fa le pulizie in casa Sheridan; non ha un marito, non ha mai rivelato chi è il padre del ragazzo, è in ristrettezze economiche eppure è contenta della propria vita.

Marianne è naturalmente ostracizzata a scuola, se non fosse per il suo carattere indomito si potrebbe dire che viene bullizzata; l’unico che la tratti con gentilezza è Connell. È quindi naturale che la ragazza si invaghisca di lui. L’evento scatenante è una partita di Gaelic football, nella quale Connell è decisivo per la vittoria, Marianne lo ammira dalla tribuna.

Persone normali è un libro sulla difficoltà di comunicare, eppure Marianne è esplicita e al tempo stesso discreta nel far sapere a Connell cosa prova.

Sai che l’altro giorno dicevi che ti piaccio, ha detto lui. Eravamo in cucina, stavamo parlando della scuola.
Sì.
Intendevi come amico, o cosa?
Lei si è fissata le ginocchia. Aveva una gonna di velluto a coste e alla luce della finestra ha visto che era costellata di laniccio.
No, non solo come amico, ha detto.


Da questo breve dialogo già si capisce la principale particolarità dello stile di Rooney è la mancanza di segni grafici che distinguono il discorso diretto, una caratteristica portata alla perfezione da José Saramago (ma usato anche, p.es., da Virginia Woolf): è il contesto stesso a suggerire a chi appartengono le battute di dialogo.

I due iniziano una relazione passionale (“di fervore Shakespeariano” la definisce una recensione[1]), seppure con l’ingenuità e il trasporto della loro età, una storia che però Connell vuole mantenere rigorosamente segreta: teme infatti le opinioni degli amici, che disprezzano Marianne, la considerano “strana”. Non può ammettere di andare a letto con la ragazza più disprezzata della scuola.

Connell allora si comporta da codardo, rifiuta di dichiarare pubblicamente l’amore per Marianne; nelle sue motivazioni c’è anche la questione sociale. La famiglia di Marianne è di una classe nettamente superiore alla sua, e inoltre il ragazzo vive nella segreta vergogna di essere nato fuori dal matrimonio, oltre che con mezzi economici limitati. È come se il fatto che sua madre lavori per gli Sheridan, imponesse un inevitabile rapporto di potere all’interno della loro relazione.

Al tempo stesso, l’apparente freddezza di Marianne, la sua indifferenza esteriore e la sua sfiducia in se stessa sono il risultato di una famiglia abusiva: il padre è (probabilmente) morto, lei subisce frustrazioni emotive dalla madre, oltre che il disprezzo e maltrattamenti fisici dal fratello che la detesta perché la percepisce intellettualmente superiore. Marianne ha interiorizzato una rappresentazione danneggiata di sé, si ritiene inadeguata, indegna d’amore.

I due ragazzi vivono comunque un intensità una storia che dura sei settimane appena, e che s’interrompe bruscamente per la pressione sociale; o meglio, per il timore dell’opinione dei compagni. A causarla è un gesto di Connell, ma a prendere la decisione di troncare è Marianne, con la tipica impulsività manichea di una passione delusa.

La relazione tra i protagonisti è descritta con un sofisticato livello di complessità psicologica e relazionale, l’autrice utilizza uno stile di scrittura diretto, all’indicativo presente, e con economia di descrizioni.[2]

Un salto nella trama porta i personaggi ad agosto dello stesso anno. Ogni volta che c’è uno iato temporale nella narrazione, sia nel libro che nel film, dopo che la nuova situazione è presentata al lettore (e di solito è un turning point nella trama), la narrazione torna a raccontare cos’è accaduto nel frattempo, come si è arrivati a questo punto. Il liceo è terminato, entrambi i protagonisti si sono trasferiti al prestigioso Trinity College di Dublino per l’università: anzi, è stata Marianne a incoraggiare Connell per l’esame di accesso alla facoltà di inglese, dal momento che gli piace scrivere. Dopo la rottura in aprile, i due non si sono più visti, la ragazza si è persino ritirata da scuola e ha passato l’esame da privatista.

A Dublino la situazione sociale dei due si ribalta completamente, in un’autentica inversione dei ruoli: sradicato dal suo ambiente provinciale, e dalla rassicurante popolarità tra i compagni di scuola, si sente emarginato dalla mancanza di amici e dalla scarsa disponibilità economica: Marianne invece ha sviluppato una nuova socialità, passa le notti a discutere di politica con amici del suo ambiente medio-alto, della questione israelo-palestinese, è al centro dell’attenzione di molti ragazzi con i quali flirta; è divenuta dunque estremamente popolare e si è fatta nuove amiche oltre a un boyfriend.

La prima impressione che Connell aveva avuto del reading non è stata smentita. Era cultura intesa come manifestazione di classe, letteratura elevata a feticcio per la sua capacità di offrire agli eruditi finte esperienze emotive, cosicché in seguito potessero sentirsi superiori agli incolti delle cui esperienze emotive amavano leggere. Anche se in sé lo scrittore era una brava persona, e anche se il suo lavoro era davvero acuto, alla fin fine i libri erano tutti commercializzati come status symbol, e chi più chi meno gli scrittori partecipavano tutti a questa commercializzazione. Presumibilmente era così che l’industria faceva soldi. La letteratura, così come appariva in queste letture pubbliche, non aveva alcun potenziale come forma di resistenza o cose del genere.


Questa cerchia di amicizie alto borghesi di Marianne considera Connell uno sprovveduto. Ciò non impedisce ai due di rimettersi insieme, però l’orgoglio di Connell gli impedisce di chiedere con naturalezza quello che Marianne gli darebbe con tutto il cuore, perché è evidente che dipende completamente da lui, che è pronta a qualsiasi sacrificio per dargli ciò che desidera:

Marianne si sente piacevolmente schiacciata dal peso del suo potere su di lei, la sconfinata ed estatica profondità della sua volontà di compiacerlo. Che bello, dice. Lui annuisce. Lei si sente in corpo un dolore sordo e appagante, nel bacino, nella schiena. […] Il tempo sembra incredibilmente elastico, stirato da suono e movimento. È sdraiata sulla pancia e affonda la faccia nel materasso, lui le tocca la parte posteriore della coscia. Il suo corpo è solo un bene immobile, e nonostante sia passato di mano in mano e ne abbiano abusato in vari modi, in qualche modo è sempre appartenuto a lui, e adesso lei ha l’impressione di restituirglielo.


Un malinteso tra i due, malgrado l’estrema franchezza di Marianne, porta a una nuova separazione. Connell non riesce a interpretare i propri sentimenti più profondi, inibito nella propria comunicazione dall’ansia sociale; ci vorranno anni prima che si renda conto di manifestare il proprio sé reale soltanto con Marianne.

Convinta che il bene di Connell consista nell’allontanarlo da sé, lei non riesce a reagire. Comincia un periodo nero, anche se i due non tagliano mai il filo che li lega; anzi, paradossalmente comunicano benissimo a distanza via email, sebbene lui non comprende cosa stia succedendo a Marianne:

In lei c’è sempre stato qualcosa che gli uomini vogliono dominare, e il loro desiderio di dominio può essere molto simile all’attrazione, perfino all’amore. Al liceo i ragazzi avevano cercato di spezzarla con la crudeltà e l’indifferenza, all’università avevano cercato di farlo con il sesso e la popolarità, sempre con l’intento di assoggettare la forza della sua personalità. La deprimeva pensare che le persone fossero così prevedibili. Che fosse rispettata o disprezzata, alla fine non cambiava granché. Quindi la sua vita avrebbe continuato a rivelarsi la stessa in ogni fase, ancora e ancora, la stessa impietosa gara per il dominio?


Riproducendo, consciamente o meno, gli abusi psicologici sofferti in famiglia, Marianne si ritrova in relazioni sessuali in cui accetta volontariamente di essere dominata: vorrebbe che fosse Connell a fare di lei ciò che vuole, anche se crede che lui voglia vederla uscire con altri uomini; si sottopone volontariamente a un certo livello di degradazione, come se volesse toccare il fondo prima di risalire. Ha interiorizzato una visione di sé stessa come oggetto di persecuzione, legato al bisogno di essere dominata.

In lei c’è sempre stato qualcosa che gli uomini vogliono dominare, e il loro desiderio di dominio può essere molto simile all’attrazione, perfino all’amore. Al liceo i ragazzi avevano cercato di spezzarla con la crudeltà e l’indifferenza, all’università avevano cercato di farlo con il sesso e la popolarità, sempre con l’intento di assoggettare la forza della sua personalità. La deprimeva pensare che le persone fossero così prevedibili. Che fosse rispettata o disprezzata, alla fine non cambiava granché. Quindi la sua vita avrebbe continuato a rivelarsi la stessa in ogni fase, ancora e ancora, la stessa impietosa gara per il dominio?

Nel frattempo, il sentimento di inadeguatezza di Connell matura in un certo grado di impegno sociale (presente nel libro ma omesso nel film), in un bisogno di giustizia e in un senso di  compassione, protezione e cura che finalmente sbriciola il suo timore di un nuovo fallimento nella relazione con Marianne.

Qualunque cosa ci sia tra lui e Marianne, non ne è mai venuto niente di buono. Ha sempre e solo generato confusione e sofferenza per tutti. Non può aiutare Marianne, qualunque cosa faccia. In lei c’è qualcosa di spaventoso, un immenso vuoto nel nocciolo del suo essere. È come aspettare l’ascensore e quando si aprono le porte dietro non c’è niente, solo il vuoto buio e terribile della tromba, e così all’infinito. Le manca quell’istinto primordiale, l’autodifesa o l’autoconservazione, che rende intelligibili gli altri esseri umani.

I due capiscono di essere davvero se stessi soltanto quando sono insieme, quando fanno l’amore, quando si sostengono e sorreggono: la loro è “una relazione, travolgente nelle connessioni e  insopportabile nelle incomprensioni”[3], che conduce a un finale la cui interpretazione non è univoca, e sulla quale si è sbizzarrita l’esegesi critica.

Il film

Gli artisti preferiscono mostrarsi “senza cuore” piuttosto che mostrarne uno. Il risultato è che non sembriamo più capaci di parlare d’amore.

Marzia Gandolfi, “Cinematografo”

Letteratura e cinema parlano linguaggi diversi. Nella trasposizione sullo schermo è necessario selezionare, tagliare, riscrivere e talvolta modificare. Detto questo, possiamo rilevare che la miniserie tratta dal libro di Rooney, e da lei co-sceneggiata, non solo conserva intatti la storia e il suo significato, ma ne accresce la carica emotiva. Co-prodotto dalla BBC, il film tv è disponibile in Italia su RaiPlay. I due protagonisti sono interpretati da attori straordinariamente calati nel ruolo: Daisy Edgar-Jones, 22 anni, attrice teatrale di padre scozzese e madre nordirlandese, e Paul Mescal, 24 anni, irlandese, ex giocatore di calcio gaelico.

Le dodici puntate si adattano bene alla scansione temporale del romanzo. Anche qui, in ciascuna puntata abbiamo una breve introduzione alla situazione presente dei due personaggi, quindi il racconto del periodo intercorso dalla fine del precedente episodio. La storia inizia a gennaio 2011 e finisce quattro anni dopo, febbraio 2015.

La fedeltà al testo è indubbia, ma il film si spinge oltre nel risultato estetico:

Nella serie tv, c’è anche altro. Ed è un «altro» difficile da mettere a fuoco, da analizzare. Perché gioca con le corde più profonde del nostro inconscio e va oltre – davvero, va oltre – qualunque tipo di classificazione e nomenclatura produttiva. […] Quando Normal People, la serie tv, è andata in onda sulla BBC ed è arrivata in streaming su Hulu, una certa parte del mondo dell’intrattenimento è cambiata.[4]


Marianne Sheridan rimane la protagonista indiscussa, ma nella sceneggiatura acquista rilievo anche Connell. Nel romanzo le motivazioni che spingono i personaggi sono più esplicite, la letteratura parla direttamente nel nostro cervello, ma il film ha in questo caso un significato emotivo ancora più universale, un significato né ipocrita né superficiale, bensì profondo, anche carnale, e in un certo senso misterioso.

Nella sceneggiatura rimane poco delle questioni sociali (nel libro, Connell legge Il Manifesto di Marx e Engels, si citano libri femministi, manifestazioni pro-Palestina); non è questo fatto a rendere più universale la storia, ma l’impossibilità di inserirla in una casella predefinita. Non è una storia di formazione né drammatica, forse un romance, oppure tutte e tre le cose — o forse semplicemente racconta l’amore come condizione umana, esistenziale.[5]

Lo spettatore percepisce come un’ingiustizia la difficoltà di comunicare i sentimenti che inquina i rapporti tra i protagonisti; la vita è ingiusta, l’arte dovrebbe porvi rimedio. Cos’è la fiction se non un tentativo di costruire piccole, parziali utopie, risarcimenti dai soprusi dell’esistenza?

Su quell’amore liceale, Connel e Marianne hanno saputo costruire una consonanza intellettuale, un legame così profondo che tocca gli spettatori al punto da immedesimarli dentro le immagini.

La chimica tra i due non solo è palpabile, ma affascinante da guardare. Non ti sembra soltanto di essere anche tu in quella stanza, ti sembra di essere quella che viene baciata. Non solo, ci sono poi dei lunghi e persistenti silenzi, che ci si potrebbe far passare un autobus in mezzo. La macchina da presa usa una ridotta profondità di campo come un microscopio che scava nelle emozioni, fissandosi sulle loro espressioni quando guardano nel vuoto, assorti nei loro pensieri. […] i momenti chiave di Normal People vengono dilatati, prolungati finché non sembra che la tensione sessuale stia per spaccare lo schermo che si sta guardando. Mescal cattura perfettamente il fascino seducentemente schivo di Connell, ha una bonaria goffaggine che sintetizza bene l’insicurezza della gioventù. Edgar-Jones evoca ogni barlume di oscurità che Rooney ha infuso nelle pagine dedicate a Marianne. Mescal e Edgar-Jones interpretano entrambi i personaggi nel modo più fedele al libro che ci si potrebbe augurare.[6]


È stato notato da diverse parti che le scene di sesso esplicito hanno un’importanza decisamente maggiore nel film che nel libro: i protagonisti appaiono naturali sullo schermo, senza nessuna delle ridicole convenzioni hollywoodiane (sotto le coperte, di spalle, in primo piano etc): sono nudi e si vede, senza veli e senza ipocrisie, e sono così affiatati (queste scene sono affidate all’intimacy coordinator britannico Ita O’Brien) che:

proprio come il romanzo ha suscitato sofferenze viscerali, si provano sensazioni fisiche guardando questa rappresentazione realistica di un amore giovanile, che si svolge davanti ai nostri occhi. […] È un adattamento che cattura quelle emozioni universali da fine del mondo legate al primo rifiuto, alla prima volta in cui si è feriti in amore o si ama qualcuno che sta con qualcun altro. Rooney tesse magistralmente queste sensazioni nella trama del libro, ma sullo schermo appaiono ancora più marcate, riportandoci ai ricordi delle nostre esperienze personali.[7]


Connell Waldron è un personaggio che sfugge alla classica rappresentazione dei sentimenti maschili: si sforza di mantenere il discorso su un piano di parità, senza fare mancare il suo sostegno nei momenti più neri; piange quando il suo amico d’infanzia muore, difende Marianne contro la propria ragazza, e persino durante i rapporti intimi chiede a Marianne come si sente, senza che questo smonti la carica erotica della scena. È un esempio positivo, alieno da quella mascolinità tossica spesso usata per raccontare protagonisti uomini, e questo si vede nel confronto con le storie autolesioniste in cui si costringe Marianne.

Da notare che né il libro né il film indugiano in una rappresentazione dei protagonisti come drogati da social, e questo vale più di ogni altro tentativo di riprodurre la vita dei millennials.

Infine, va detto che la magnifica colonna sonora di musica giovane, quarantacinque brani di autori emergenti o non molto conosciuti, che non ammicca a generi abusati provenienti da oltre oceano, è un delizioso commento emotivo alle immagini.

Sally Rooney

Chiunque sia mai stato offeso a scuola perché era intelligente, leggeva libri femministi, o semplicemente non si uniformava agli standard ritenuti essenziali per poter piacere ai propri pari guarderà Marianne con un senso di familiarità. E chiunque si sia mai sentito fuori posto, incompreso e inadeguato in un’università traboccante di persone maggiormente privilegiate riconoscerà immediatamente quello che sta passando Connell.

Rachel Thompson, Mashable[8]

Rooney è nata nel 1991 a Caisleán an Bharraigh, nella trascrizione inglese Castlebar, nella contea occidentale di Mayo, ed è laureata al Trinity di Dublino in Letteratura americana. Nello stesso anno diventa elemento di punta della squadra universitaria all’annuale European universities debating championship, a Manchester. Sull’esperienza scrive un saggio, Even if you beat me (2015), che attrae l’attenzione di un’agente letteraria, Tracy Bohan. È lei a fare circolare il manoscritto del primo romanzo di Rooney, Conversation with friends, tra più case editrici, confezionando un’asta dei diritti tra sette competitori.

Normal people, il secondo romanzo, è stato tradotto sinora in quarantasei lingue e ha ricevuto consensi espliciti dalla critica e, tra gli altri, da lettori come Barack Obama e Taylor Swift.

Cresciuta da genitori socialisti, Sally Rooney si dichiara esplicitamente marxista, e definisce marxista il carattere della propria scrittura. Ciò è meno evidente in Persone normali che negli altri due romanzi. Nel 2017 Rooney ha fatto propaganda per il Sì a referendum per legalizzare l’aborto in Irlanda.

Di fronte alla critica di alcuni recensori, che hanno scritto di “fantasie borghesi” e di posture alla moda a proposito del suo marxismo, Rooney ha replicato:

Dal punto di vista marxista, le persone che lavorano per vivere sono lavoratori, membri della classe operaia. Ma nell’uso colloquiale contemporaneo, il termine “classe operaia” è usato in modo molto più restrittivo, applicato solo a particolari comunità o a lavoratori di particolari industrie. Questi due utilizzi del termine non sono affatto intercambiabili. Significano cose molto diverse. Quindi, ovviamente, quando cerchiamo di parlare di classe usando questa terminologia, ci imbattiamo in confusione e disaccordo.


Crediti

Sally Rooney, Persone normali, traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi 2020
Normal people, miniserie il 12 puntate, regia di Lenny Abrahamson (1-6) e Hettie McDonald (7-12), sceneggiatura di Sally Rooney, Alice Birch e Mark O’Rowe, con Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal

Note

[1] Alan Eppel, Journal of Psychiatry reform

[2] Alan Eppel, ibid.

[3] Marzia Gandolfi su Cinematografo, 19 maggio 2023

[4] Gianmaria Tammaro, La Stampa

[5] Gianmaria Tammaro, ibid.

[6] Rachel Thompson su Mashable Italia

[7] Rachel Thompson, ibid.

[8] Rachel Thompson, ibid.

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