Città Hochiminh

Mentre camminiamo fianco a fianco durante la breve escursione tra le minoranze etniche al confine con la Cina, il ragazzo vietnamita che ci accompagna domanda perché ho scelto di venire in vacanza proprio in Việtnam. Io gli rispondo che il suo paese è parte integrante della mia adolescenza: ogni giorno al telegiornale seguivo le notizie della guerra, l’inarrestabile avanzata verso Sàigòn e l’impotenza dell’esercito americano. Così, a distanza di anni, mi è rimasta la curiosità di aggiornare la dimensione in bianco e nero da televisione anni Sessanta di questa terra in un certo senso mitologica — l’unico paese del mondo a avere vinto una guerra contro gli Stati Uniti.

La reazione del ragazzo alla mia risposta non è entusiasta, e mi pento delle mie parole. Ho già scoperto che i vietnamiti non amano parlare della “guerra americana”, forse avrei fatto meglio a dare una spiegazione più diplomatica. Eppure, con ogni probabilità è davvero questo il motivo che mi ha portato quaggiù dopo un volo di quasi dodici ore da Milano Malpensa a Hồchíminh via Parigi.

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