Un’ucronia comunista

Nel 1995 usciva nelle libreria la Raccolta Millelire intitolata “Fantasia”, curata da Franco Forte, che conteneva tra gli altri un mio racconto ucronico intitolato semplicemente “Torino”. Il libro aveva la forma di un pacchetto di sigarette, in cartoncino, con dieci fascicoli Millelire all’interno.


L’iniziativa ebbe una fortuna esagerata, ancora a distanza di anni c’è gente che mi dice di avere letto il mio racconto su quella Raccolta Millelire. Circa dieci anni dopo il volume aveva superato le 60.000 copie vendute.

Ripropongo quel racconto in versione ebook, e in edizione integrale (per ragioni di lunghezza, avevo eliminato un flashback nella prima edizione), corredato da brani estratti da due tesi universitarie, di Claudia Gaudenzi e Emiliano Marra, che lo analizzano; ho aggiunto anche le mie risposte a domande poste dagli allievi del Primo liceo artistico statale di Torino, durante un incontro avuto con loro il 29 novembre 2019, per analizzare questo racconto.

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Il trentunesimo giorno

Dopo l’affermazione definitiva, anche al di fuori del ristretto pubblico di appassionati di fantascienza, con il suggestivo ciclo di Mondo9 ambientato su un pianeta così arido da essere ricoperto da mari di sabbia, solcati da navi semi-senzienti in stile vagamente steampunk, Dario Tonani muove un passo ulteriore per uscire dalla gabbia dei generi letterari codificati. Poco conta che l’editore Mondadori per ragioni di marketing abbia coniato questa categoria, “eco-distopia” che accompagna la pubblicazione di “Il trentunesimo giorno”; ormai l’etichetta di distopia non si nega a nessuno, ho letto persino che qualcuno classifica come distopico Il signore delle mosche.

Il prossimo passo sarà, immagino, definire distopico l’Inferno della Divina Commedia.

A parte ciò, e conoscendo cosa Tonani pensa delle etichette applicate ai generi letterari, questo romanzo è di difficile classificazione — ammesso, ovvio, che una classificazione debba esserci. Non è di certo distopia, dal momento che il tessuto sociale non si dissolve per opera del disastro climatico che dà l’avvio alla trama: permane un’organizzazione statale, c’è un ritorno all’ordine sociale, ci si risolleva nelle nuove condizioni. Il prefisso “eco” è più giustificato, nel senso che i trenta giorni sottintesi nel titolo sono unperiodo in cui piove ininterrottamente e a dirotto in tutto il mondo, causando inondazioni disastrose e annegamenti; catastrofe climatica o artificiale? Naturale o metafisica? Da scoprire leggendo.

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DECALOGO PER ASPIRANTI SCRITTORI E SCRITTRICI DI FANTASCIENZA

Scrittori e scrittrici spesso hanno fornito un loro decalogo di regole per chi vuole cimentarsi nel genere, ma ancora non ne ho trovato uno specificamente dedicato alla fantascienza, per cui ecco il mio

Decalogo per aspiranti scrittori e scrittrici di fantascienza

  1. Leggi più che puoi: ogni momento libero nella giornata è una l’occasione buona.
  2. Hai letto più che puoi? Leggi ancora di più.
  3. Leggi fantascienza. Per imparare a scrivere fantascienza non serve guardare film o serie tv di fantascienza, né leggere fumetti di fantascienza: bisogna leggere letteratura. La fantascienza non è un genere letterario che racconta il futuro, lo spazio o realtà alternative: è un modo di scrivere, un complesso di convenzioni di scrittura con i suoi stereotipi e i suoi tópoi che puoi apprendere solo leggendo.
  4. Non leggere solo fantascienza straniera: il rischio è imparare come scrivono gli autori anglosassoni tradotti, mentre la lingua italiana ha una sua bellezza e una sua specificità che si impara leggendo autori italiani (non necessariamente di fantascienza).
  5. Non leggere solo fantascienza: lì ci trovi le sue idee e i suoi tópoi, ma un ottimo stile lo trovi solo nella grande letteratura.
  6. Mettiti a scrivere solo se hai qualcosa da dire, e scrivi fantascienza solo se puoi dirlo unicamente con gli strumenti della fantascienza, non per dimostrare che hai capito la lezione, o che sai scrivere come gli autori di Urania degli anni Cinquanta e Sessanta.
  7. La fantascienza è letteratura di idee; non puoi tuttavia pretendere di trovare idee leggendo fantascienza, devi leggere letteratura scientifica[1].
  8. Non limitarti a un plot di tipo cinematografico: la letteratura offre trame potenzialmente molto più complesse, articolate e originali rispetto una fiction che dura un’ora e mezza o poco più.
  9. La fantascienza è letteratura di idee; ma non per questo puoi costruire la trama di un intero romanzo intorno a un’unica idea, né trattare i personaggi come stereotipi senza spessore. La trama è il motore, i personaggi sono le ruote che fanno muovere la macchina della tua storia. Nella letteratura di genere, spesso la caratterizzazione dei personaggi è molto standardizzata, con protagonisti che hanno subito nel passato un trauma psicologico o fisico che li ha induriti, benché al momento giusto venga fuori tutta la loro umanità[2]. Meglio lasciare un passato indefinito ai personaggi piuttosto che perpetuare questi stereotipi cheap.
  10. Eros e thanatos sono il nucleo autentico dell’arte, della letteratura e dell’estetica. Amore e morte muovono tutte le storie che l’umanità si racconta fino dalla notte dei tempi[3]; a parte notevoli eccezioni, la regola nella fantascienza invece è solo thanatos, e l’equilibrio delle storie pende tutto da quella parte[4]. Per ristabilire questo equilibrio è necessario recuperare l’eros, non con inserti erotici più o meno soft, ma con un conflitto narrativo costruito intorno ai rapporti sentimentali, anziché unicamente sessuali, tra personaggi.
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“La storia del premio Urania” di Mauro Gaffo

Mauro Gaffo ha curato in appendice a diversi numeri di Urania la storia del premio dalle origini a oggi, raccontando ogni volta tre successivi anni; il mio “Ai margini del caos” è apparso sul numero 1701 (aprile 2022), insieme a Claudio Asciuti e Francesco Grasso. Ecco il testo, per il quale ringrazio l’autore (e amico).

LA STORIA DEL PREMIO URANIA – I VINCITORI 1997-1999

di Mauro Gaffo
Il premio Urania per il miglior romanzo italiano di fantascienza inedito è nato nel 1989 e da allora non si è mai interrotto. I romanzi vincitori, finora trentatré, sono stati tutti pubblicati sulle pagine di «Urania» contribuendo a poco a poco a creare un’autentica e molto apprezzata dai lettori “via italiana” alla fantascienza. Nel corso del 2022 ripercorreremo la storia di questo premio attraverso i romanzi che l’hanno vinto.

NONA EDIZIONE: 1997
VINCITORE: Franco Ricciardiello
ROMANZO: Ai margini del caos (n. 1348, novembre 1998)

Diamo subito la parola all’autore, che ci racconta come è venuto a sapere di aver vinto il premio Urania. «Mi telefonò Giuseppe Lippi che, mentre io assorbivo la notizia, euforico e stordito, mi invitò anche a recarmi in redazione, presso la sede Mondadori di Segrate. Ad accogliermi trovai l’intera redazione di Urania e mi stupii per l’interesse destato dal mio arrivo… me lo spiegai più tardi, quando l’editor Annalisa Carena mi svelò un curioso retroscena. Nella riunione finale per decidere il vincitore, c’era chi, come Vittorio Curtoni, riteneva che fosse di una qualità fuori standard per “Urania” e di conseguenza meritasse un altro tipo di collocazione editoriale, e chi era convinto – come Evangelisti e Lippi – che rimandarlo ad altra destinazione equivaleva a non pubblicarlo. La discussione stuzzicò la curiosità delle redattrici, che si fecero una fotocopia del testo per leggerlo. Annalisa Carena assicurò alla fine, a nome della redazione, che nulla ostava alla pubblicazione nelle collane da edicola di un’opera non propriamente standard, se la giuria riteneva che meritasse il primo posto. Quel giorno a pranzo Evangelisti mi consegnò la sua copia di lettura, che ancora conservo, sulla quale è scritto di suo pugno: “Intelligente, ben scritto, avvincente, 9”.»

E come fu accolto dai lettori di «Urania» questo romanzo così insolito? «Non so se fu merito mio o della copertina di Manzieri, fatto sta che i risultati di vendita, almeno così mi dissero, furono inferiori soltanto a quelli de I biplani di D’Annunzio di Luca Masali e ai volumi della serie di Eymerich.»

Franco Ricciardiello, nato a Vercelli nel 1961, ha iniziato a scrivere fantascienza a vent’anni e l’aver trovato lavoro alla Banca di Asti non ha ostacolato la sua passione: a oggi, ha scritto 88 racconti e 8 romanzi, il più recente dei quali è l’ucronia Nell’ombra della Luna (Meridiano Zero, 2018). Segnaliamo anche l’uscita su «Urania» di un altro suo romanzo pubblicato al di fuori del premio: Radio aliena Hasselblad (n. 1440, 2002), una sorta di seguito di Ai margini del caos, ambientato fra Torino e la Germania con vari flashback sugli anni Trenta e Quaranta. Per chi volesse approfondire la conoscenza dell’autore, sono tuttora disponibili in e-book dieci suoi romanzi brevi in edizione Delos Digital.

Non è finita. In un mondo parallelo, probabilmente, Franco Ricciardiello sarebbe ordinario di letteratura all’Università di Torino, ma anche nella nostra triste realtà ha fatto tutto il possibile per condividere con gli altri la sua esperienza: ha insegnato per quasi vent’anni scrittura creativa, tenendo seminari in tutta Italia. Ha collaborato con l’enciclopedia a dispense Scrivere di Bompiani-Rizzoli realizzando il volume dedicato allo “Stile letterario” e recentemente ha scritto, insieme a Giulia Abbate, il Manuale di scrittura di fantascienza (Odoya). Inoltre, nel 2020 ha curato per Delos Digital l’antologia di racconti solarpunk Assalto al sole, ed è tra i fondatori del sito Solarpunk Italia, un sottogenere nato per riflettere su suggerimenti e idee intesi a migliorare il disastrato mondo in cui viviamo.

Concludiamo con un ultimo “ricordo d’epoca” dell’autore. «Feci varie presentazioni in libreria del romanzo Ai margini del caos, la più riuscita fu una serata al Trottoir di Milano, dove Andrea G. Pinketts fece un elogio esagerato del romanzo, perfino imbarazzante, al punto che non fu quasi necessario che intervenissi io… meglio così, da sempre sono convinto che i libri siano più interessanti degli scrittori, e questo vale anche nel mio caso. A quella serata intervenne anche Piergiorgio Nicolazzini, che nel frattempo aveva fondato un’agenzia letteraria, di cui divenni uno dei primi clienti. Grazie a lui Ai margini del caos fu tradotto e pubblicato in Francia da Flammarion, nella sua preziosa collana Imagine a cura di Jacques Chambon.»

Ipotesi di copertina scartata dalla redazione

Per le ceneri dei padri

Si allunga la lista di autori italiani che hanno vinto due volte il premio Urania, in anni successivi: Francesco Grasso (1991, 2000), Donato Altomare (2001, 2008), Lanfranco Fabriani (2002, 2005), Alberto Costantini (2003, 2006), Francesco Verso (2008, 2014 ex æquo), Piero Schiavo Campo (2012, 2016). A questi sei si aggiunge quest’anno Davide Del Popolo Riolo, che già aveva vinto quattro anni fa, nel 2019, con Il pugno dell’uomo.

Il bando di alcune edizioni del premio, precisamente dal 2008 al 2012, conteneva il divieto di partecipazione ai vincitori delle precedenti edizioni. Questa regola però non ha funzionato, a differenza dell’analoga regola del premio Tedeschi per romanzi gialli: come ha spiegato il curatore di Urania, Franco Forte, in occasione della consegna del premio alla manifestazione Stranimondi, il 15 ottobre scorso, la norma ha provocato effetti indesiderati.

La realtà sconfortante, ma non così inattesa (almeno per il sottoscritto) è che con l’esclusione per regolamento di un serie di autrici e autori già vincitori, la rosa dei testi meritevoli si riduce a nulla. Purtroppo, la platea del fandom italiano non è mai stata in grado di “coltivare” un vivaio di scrittori sufficiente da “estrarne” uno ogni anno, il/la laureatǝ del concorso appunto, da elevare a una carriera professionale (o semi-professionale, dai!, siamo realisti).

Mentre nel giallo troviamo un pubblico vasto e eterogeneo, numerose collane editoriali di diverse case editrici, anche specializzate, un periodico da edicola (il Giallo Mondadori) con una distribuzione abbastanza capillare, e soprattutto aspiranti autori e autrici con un ampio bagaglio di letture, un livello culturale e un’abitudine alla scrittura affinata dalla prova di una vasta serie di concorsi letterari più o meno selettivi, più o meno prestigiosi — tutto questo alla fantascienza difetta. Il sottobosco è composto da autori che nella migliore delle ipotesi hanno letto tanta fantascienza, per lo più classica (anni 40-50-60), per lo più Urania della gestione Fruttero & Lucentini comprati sulle bancarelle dell’usato (come se per vincere il premio Urania fosse sufficiente leggere numeri di autori dimenticati di cinquanta, sessanta anni fa), e nella peggiore ipotesi sono patiti di film d’effetti speciali, serie tv e videogiochi, convinti che per scrivere un’opera di fantascienza basti avere un’idea più o meno originale e futuribile (magari solo uno scenario distopico, voilà!) perché disprezzano ogni livello di editing in quanto violazione della propria creatività ispirata.

Il problema della fantascienza italiana è questo: abbiamo fatto troppo poco per tirare su nuove generazioni di autori e autrici, e il risultato è che la competizione di un premio letterario importante come l’Urania viene meno. Mi auguro che con il nuovo incarico a Franco Forte di editor per tutta la fantascienza Mondadori, e non soltanto per Urania e addentellati, questa distorsione venga meno, grazie a una visione organica e complessiva, e magari grazie al consolidamento degli autori laureati in altre collane e pubblicazioni. Nel frattempo, però, questa è la realtà.

“Outrider” di Thomas Du Crest (Parigi), da ArtStation

Nella presente situazione, non esattamente ideale, Davide Del Popolo Riolo è tra gli autori più interessanti. Saluto con favore questo suo secondo Urania, sebbene alcune considerazioni che mi riservo per la fine rimetteranno in parte in discussione il mio ottimismo.

Davide DPR ha una cultura vasta, che va oltre la fantascienza; come ha dimostrato in prove precedenti, ha un’approfondita conoscenza del mondo classico greco-romano, che sfrutta simpaticamente anche in questo romanzo. Per esempio, il titolo è derivato da un verso di Thomas Babington Macaulay, per la precisione dall’Horatius, nei Lays of ancient Rome:

To every man upon this earth
Death cometh soon or late.
And how can man die better
Than facing fearful odds,
For the ashes of his fathers,
And the temples of his gods?

La società violenta e feroce che DPR crea per il suo pianeta Abisso è debitrice, almeno nella terminologia, della Grecia classica: gli affiliati delle grandi cosche mafiose che si contendono il dominio sull’economia della città di Corcyras si chiamano opliti, e indossano armature super-tecnologiche; i boss delle famiglie si chiamano wanax, in assonanza con l’anax omerico, il “re dei re”, e naturalmente in riferimento all’analogo wanax miceneo. Per il resto, le analogie sono più con Il padrino e le sue logiche di spartizione del mercato illegale e guerra fra clan.

L’idea di fondo è interessante. La protagonista Olympias, figlia prediletta di un wanax, viene allontanata dal pianeta su volontà del padre, che la invia nell’idilliaca Casa-tra-le-stelle, un idilliaco ambiente artificiale in movimento nello spazio. Nella Casa-tra-le-stelle DPR materializza il suo concetto di Utopia, una grande comunità esente da conflitti, una vita in armonia governata da solidi principi morali, con l’ausilio di una tecnologia molto avanzata, rapporti interpersonali di correttezza, sessualità disinibita etc.

Dopo anni di permanenza in questa utopia, Olympias (che ha cambiato nome in Sospiro di Giada) è completamente permeata dei suoi ideali. Per questa ragione, quando viene precipitosamente richiamata sul pianeta d’origine, Abisso, dopo la morte violenta del padre, sbatte la faccia contro una realtà incredibilmente violenta, spietata, senza regole morali, in cui omicidio, sacrificio, tradimento sono all’ordine del giorno. Abisso è diametralmente all’opposto della Casa-tra-le-stelle.

Questo è l’interessante, e originale, conflitto interiore della protagonista, e anche il conflitto narrativo sotteso al romanzo: come reagisce un individuo di moralità superiore inserito in un ambiente ostile, di guerra tutti-contro-tutti? Può mantenersi incorrotto, in coerenza ai propri principi? Oppure riesce a cambiare l’ambiente in cui si inserisce? O ancora, è costretto a abbandonare ciò in cui crede e commettere atti che considera riprovevoli?

DPR ha l’intelligenza narrativa di prevedere un secondo protagonista “di controllo” per evitare di appiattire la storia su un unico punto-di-vista: certo, Per le ceneri dei padri è un romanzo di formazione, ma bene ha fatto l’autore a inserirne un secondo e mantenere un significato non univoco, come già ha fatto in opere precedenti — o meglio, un significato ambivalente. È forse questo il pregio narrativo più evidente di questo romanzo: il suo senso non univoco, con preconfezionato, ma lasciato alla scelta di chi legge. Alla fine, con chi si identifica chi legge? Con le scelte di Olympias o con quelle di Vento Gioioso, l’amante che lei ha abbandonato nella Casa-tra-le-stelle quando è stata costretta a tornare al pianeta natale?

David Del Popolo Riolo ha un’ottima cultura generale, capacità di controllo della scrittura e conoscenza degli stereotipi della fantascienza, senza per questo correre il pericolo di rimanervi intrappolato.

Il problema cui accennavo all’inizio è però un altro. La mia sensazione personale è che DPR si sia adattato a “abbassare” il livello di complessità della sua scrittura fino a un prodotto YA (nella prima metà del presente romanzo) o poco superiore (nella seconda metà). Niente di male, intendiamoci, a scrivere letteratura per ragazzǝ —non però è una sensazione che ho soltanto da questa ultima prova di DPR, ma anche da diversi premi Urania precedenti, in gestioni editoriali anteriori a quella di Forte.

Ora, il mio dilemma è il seguente: si tratta di un effetto della modalità di selezione dei testi a concorso, o è proprio connaturato al tipo di fantascienza che produciamo in Italia? È dovuto al gusto prevalente dei lettori, cioè per una letteratura d’evasione, non impegnata (tra l’altro questo non è il caso di DPR, che comunque ha impostato un forte dilemma morale)? E in che modo è correlato con la scarsa permeabilità tra fantascienza italiana e letteratura mainstream, a parte il caso eclatante di Valerio Evangelisti — cioè: esiste una relazione tra questo fatto e il disinteresse degli addetti ai lavori per la fantascienza, che non si verifica in altre letterature nazionali?

E perché ciò non è vero anche nel giallo, per esempio? Davvero abbiamo perduto l’occasione di elevare la science fiction al livello del poliziesco, del thriller, di altre letterature di genere che si sono emancipate dalla trappola del disimpegno? Nessun autore considera più con sufficienza lo strumento della letteratura gialla.

Chiedo venia per le troppe domande senza risposta, però la mia riflessione è questa: dal momento che la sf ha molti più strumenti d’indagine del reale rispetto alle altre letterature di genere, è proprio la sua fama di letteratura per ragazzi, o per adulti mai cresciuti nel gusto, a mantenerla nel ghetto?

Credo che questo meriti una riflessione. Nel frattempo, ho deciso di nutrire aspettative per questa grande novità in casa Mondadori, una direzione univoca per tutta la fantascienza pubblicata dall’editore milanese.

Franco Ricciardiello
Davide Del Popolo Riolo

A proposito di “L’altro confine della notte”

L’altro confine della notte è il titolo del racconto che ho scritto per l’antologia Coloni dell’universo, Urania Millemondi, estate 2023: una raccolta di autori e autrici del nostro paese alle prese con l’argomento dell’esplorazione spaziale, dell’espansione della razza umana su altri mondi.

Il titolo è tratto da La morte di Virgilio (1958) di Hermann Broch, nella traduzione di Aurelio Ciacchi per Feltrinelli:

E mai la terra è più intimamente vicina alla luce, né mai la luce più vicina alla terra, che nell’incipiente crepuscolo dell’uno e dell’altro confine della notte.

L’ho ripresa perché mi sembrava che richiamasse, involontariamente, la realtà di una civiltà sorta sul Terminatore, la linea di confine tra gli emisferi in luce  e in ombra di un pianeta in rotazione sincrona intorno a una stella.

Il romanzo di Broch è il libro che una delle protagoniste, Lila Lavali, legge all’inizio di ciascuno dei capitoletti del racconto; anche le altre due citazioni in esergo dei capitolo, che ho estrapolato per lo stesso motivo, sono tratte da La morte di Virgilio:

Oh stelle, oh notte! Oh, era la notte, finalmente la notte! Ed egli aspirava profondamente nel petto dolorante l’alito scuro, umido e profondo della musica notturna.

Librandosi in tale equilibrio, tra il nulla e l’essere, il mondo oscilla tra l’oscurità e la luce e si rende conoscibile nella sua opacità e nella sua luminosità.

L’ultima mi sembra adatta sia al pianeta che alla condizione dei suoi abitanti, i Levellers emigrati dalla Terra secoli fa a bordo di astronavi, per costruire altrove la loro utopia.

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Desiderate città del cuore

Ho notato a volte, in certi viaggi e in certi paesi, che una determinata città conquista rapidamente nel mio immaginario un posto speciale. Ancora non sono riuscito a definire le caratteristiche di questi luoghi: cosa hanno in comune Córdoba, Cambridge, Trinidad, Bhakhtapur, Jaisalmer, Fés? Le uniche caratteristiche che mi vengono in mente sono una stratificazione di ricordi storici, che ancora contribuiscono all’urbanistica, e un relativo isolamento dal cuore economico del paese.
Quelle che seguono sono città incontrate nei viaggi in Asia.
(tutte le foto sono scattate da me)


Anurādhapura

Patrimonio dell’umanità UNESCO, capitale dell’odierno Sri Lanka dal V sec. aeV fino al 1017  e.V, centro di diffusione induista e poi buddista, e a quel tempo tra le principali città del mondo, comparabile con Babilonia e Ninive per dimensione delle mura (104 km di perimetro).

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14 luglio

Oggi, anniversario della presa della Bastiglia, evento dal quale si fa per convenzione iniziare la Grand Révolution che è l’atto iniziale del mondo moderno, pubblico il doppio incipit del mio romanzo “Termidoro” del 2016, apparso in ebook per Delos Digital.

Siccome l’editore lascia liberi i diritti di pubblicazione delle sue opere nella versione cartacea, salvo utilizzo di una copertina differente per non ingenerare confusione, ho reso disponibile il romanzo in volume, per chi preferisse tenere in mano l’oggetto-libro.

La versione ebook si può acquistare qui oppure su tutti gli store online a € 3,99
La versione libro si può acquistare qui a € 12,50

Copertina dell’edizione ebook Delos digital

Termidoro: la trama

Fine 2088, le aspettative di vita sono enormemente allungate, in Europa le classi più anziane detengono saldamente le leve del potere. Parigi si prepara per celebrare il trecentesimo anniversario della presa della Bastiglia. La multinazionale Dàxuéshì Xīhăi, principale partner commerciale della Sorbona, vuole produrre per l’anniversario della Rivoluzione un lungo reality show nel quale i vincitori di un concorso si troveranno a interagire virtualmente nei luoghi e nel tempo della rivoluzione: la presa della Bastiglia, l’Assemblea costituente, eccetera. Questo è possibile grazie alle possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnologia di viaggiare attraverso il tessuto spaziotemporale per inviare nel passato minuscole telecamere in grado di restituire un flusso quantistico di informazioni: immagini tridimensionali, suoni, odori. Il filosofo Renoir, docente universitario, è l’ispiratore della Gioventù Dorata, un gruppo di dissidenti che organizza nelle catacombe di Parigi concerti musicali e cerimonie segrete. Renoir pretende una maggiore responsabilità di governo per i più giovani; per mettere i bastoni tra le ruote al potere, progetta un film-verità alternativo al reality ufficiale su uno dei momenti cruciali della rivoluzione: la caduta di Robespierre e la fine della dittatura montagnarda. Incaricato delle riprese è il protagonista del romanzo “Termidoro”, Massenzio Manns, uno studente italiano che frequenta il corso di Cinematografia alla Sorbona. Renoir riesce a assicurarsi la sua collaborazione come operatore grazie all’influenza di Aïcha, studentessa della sua stessa età e attivista animalista. Ma Renoir ha anche un ambizioso progetto parallelo: riportare alla luce, dalle catacombe dove sono stati gettati, i resti mortali di Maximilien Robespierre per dare loro sepoltura, in modo da fare pubblicità al progetto di film-verità.

La trama parallela a capitoli alterni presenta gli avvenimenti filmati da Massenzio con la telecamera quantistica, su incarico di Renoir.

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Io e Lei (10)

Franco Ricciardiello e la Scrittura

Questa parte del racconto sul mio rapporto con la scrittura parla della collaborazione con Giulia Abbate e della continuazione di quella con Gian Filippo Pizzo e Delos Digital

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Già da qualche tempo meditavo sulla possibilità di comporre una guida alla scrittura di science fiction; avevo pubblicato qualche stralcio sul mio blog, “Ai margini del caos”, che avviai nel settembre 2016, e contemporaneamente avevo notato che Giulia Abbate toccava argomenti analoghi sul suo blog e su quello di Studio 83. Avevo nel frattempo letto quasi tutto ciò che lei aveva scritto, raccolto in una antologia molto bella, Lezioni sul domani, scritta insieme a Elena Di Fazio, che conteneva racconti dell’una e dell’altra, più alcuni a quattro mani.

Un po’ per scherzare, un po’ seriamente, le proposi con un messaggio di scrivere un manuale a quattro mani; e lei rispose, un po’ seriamente e un po’ per scherzare, di sì. Forse la cosa si sarebbe fermata lì, se non avessimo mosso ognuno un passo verso l’altra. In breve, ci dividemmo gli argomenti, cercando di non ricalcare la classica scaletta di un manuale di scrittura: trama, personaggi, punto di vista, dialoghi, ambientazione etc. Giulia inserì un lungo capitolo in cui proponeva un suo metodo di lavoro per sollecitare la creatività. In bilico tra necessità di dare per scontate le basi della creative writing e volontà di toccare tutti gli argomenti che potessero interessare chi si accinge a scrivere fantascienza, siamo riusciti a produrre un manuale originale, utile, approfondito, pieno di esempi, che non ricalca pedissequamente la scuola di scrittura americana. Abbiamo recuperato citazioni e insegnamenti di Viktor Šklovskij, T.S. Eliot, Roman Jakobson, Massimo Mila, Darko Suvin, André Breton e altri, e con una bibliografia finale di 339 voci.

Lo intitolammo Passaporto per l’Eternità. Scrivere fantascienza bene, oggi, ma per ragioni editoriali uscì con il titolo Manuale di scrittura di fantascienza; Passaporto per l’Eternità, tratto da un racconto di J.G. Ballard, rimase come sottotitolo. Le opinioni che abbiamo ricevuto dai lettori sono state unanimemente entusiaste: avevamo fatto centro. Il Manuale rappresenta uno strumento insostituibile, oltre che il primo tentativo organico in direzione della fantascienza che si sia tentato in Italia, e fino a questo momento rimane insuperato. Per presentare il volume scrivemmo:

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Una nuova edizione per “Cosa Succederà Alla Ragazza”

Nel luglio 2014 usciva per Cordero Editore, collana Crimen, il mio romanzo giallo “Cosa Succederà Alla Ragazza”; uscito poi di catalogo e irreperibile (tranne che per la versione in autopubblicazione che ho inserito io nelle librerie online), viene oggi ripreso in edizione integrale da Delos Digital editore – sempre in versione elettronica.


A differenza del giallo tradizionale italiano, dove di solito a indagare sono le forze dell’ordine (commissari di polizia o ufficiali dei carabinieri), investigatori privati, talvolta giornalisti, il protagonista di “L’anno della morte di Lucio Battisti” è un magistrato: il pubblico ministero Erasmo Mancini. Al contrario di altri più illustri colleghi letterari, Erasmo Mancini non è un detective esuberante dall’intuito fulmineo, né un tenero dal cuore d’oro, e neppure una buona forchetta; piuttosto, malgrado l’età relativamente giovane (36 anni) si è fatto la fama di incorruttibile: dotato di solidi principi morali, intransigente sul lavoro, rigidamente vegetariano e rigorosamente astemio, per i suoi trasferimenti in città usa la bicicletta e con le donne mantiene un atteggiamento riservato — il che non gli evita di essere al centro dell’attenzione femminile, grazie non solo al suo aspetto ma anche alla fama tenebrosa e “difficile” che lo circonda.

l’edizione originale Cordero (2014)

Dopo una brillante carriera di Pubblico ministero a Roma, il sostituto Procuratore della Repubblica Erasmo Mancini ha appena chiesto e ottenuto il trasferimento a Torino (città dove è nato e si è laureato) in conseguenza della separazione dalla moglie. La nuova assegnazione sarà effettiva solo a fine agosto, ma Erasmo conta di sfruttare il breve periodo di licenza per assecondare un vecchio desiderio: scrivere un libro sugli ultimi dischi di Lucio Battisti. Al suo ritorno nella città natale, deserta per le ferie estive, viene accolto da Mauro Ferrando, suo ottimo amico e ex compagno di studi universitari, attualmente commissario della Polizia inquirente. Il Procuratore della Repubblica, in partenza per le ferie estive come la maggior parte dei colleghi magistrati, prega Erasmo di affiancare ufficiosamente Mauro Ferrando nell’indagine sulla scomparsa di una bambina di dieci anni a Moncalieri, nell’hinterland torinese.

L’incarico apparentemente non dovrebbe impedire a Erasmo di scrivere il suo libro, ma l’inchiesta si aggroviglia: si scopre che la recente vittima di un pirata della strada sulla collina di Torino è in realtà una ragazza scomparsa nel nulla dieci anni prima a Ivrea, rapita con un furgone mentre andava a scuola, un caso insoluto. Cosa è stato per tutto questo tempo della bambina scomparsa?

La narrazione procede con rivelazioni e colpi di scena, lungo false piste, perquisizioni infruttuose, soffiate a giornalisti e invadenza dei mass media, ripercorrendo l’inchiesta irrisolta di dieci anni prima: a andarci di mezzo sarà la possibilità di Erasmo di scrivere in tranquillità il suo libro. Per la squadra investigativa la priorità è scoprire il nascondiglio della bambina rapita e liberarla il più presto possibile; Erasmo e Mauro procederanno attraverso lo studio di precedenti casi di sequestri di persona di durata molto lunga e la compilazione di un profilo psichiatrico del possibile autore del crimine.


Franco Ricciardiello, Cosa Succederà Alla Ragazza, Delos Crime n. 142, Delos Digital, 365 pagine (stimate), eBook € 4,99 isbn 9788825425307

compralo qui: Delos Store