TERRORISTERNA

ROMANZO SU UN CRIMINE

di FRANCO RICCIARDIELLO

La serie di dieci libri che portano il titolo collettivo “Romanzo su un crimine” è la genesi della straordinaria fortuna odierna del giallo scandinavo. Il “crimine” del titolo non è il delitto che Martin Beck deve risolvere in ogni singolo romanzo, ma l’abbandono della classe lavoratrice al proprio destino di sfruttamento. Gli autori sono una coppia svedese, Maj Sjöwall e Per Wahlöö, che al ritmo di un volume l’anno pubblicano tra metà anni Sessanta e metà Settanta questo ciclo che rappresenta l’inizio del poliziesco di indagine sociologica. Henning Mankell e Stieg Larsson, per fare gli esempi più conosciuti, non avrebbero scritto le serie di Wallander e di Millenium se non avessero letto il Romanzo su un crimine.

Su interessamento personale di Andrea Camilleri, la casa editrice Sellerio ha tradotto e pubblicato tutti i dieci volumi. “Romanzo su un crimine” è un progetto unitario che si propone di attraversare tutta la casistica del genere poliziesco: omicidio in stanza chiusa, assassino seriale, pedofilia, finto suicidio, killer solitario etc. fino al delitto politico. Ogni volume è invariabilmente diviso in 30 capitoli, anche se la lunghezza dei romanzi non è omogenea.

Il personaggio principale è Martin Beck, commissario della polizia criminale di Stoccolma, eppure non è del tutto corretto chiamare il ciclo “Le indagini di Martin Beck” perché si rischia di spostare l’attenzione dall’oggetto della letteratura al suo pretesto, l’indagine come motore del plot. Il protagonista è un poliziotto inquirente solo perché questo fornisce l’opportunità di muoversi liberamente nella metropoli, e entrare in contatto con ogni strato sociale; se alla fine dei “romanzi su un crimine” si ottiene una ricomposizione dell’ordine, si percepisce chiaramente che questo è l’ordine borghese e ingiusto della società neocapitalista travestita da socialdemocrazia.

Oggi il lettore dà per scontato che il detective abbia una vita privata e rapporti anche conflittuali con i colleghi e con la propria coscienza, ma cinquant’anni fa gli stereotipi della letteratura poliziesca erano più rigidi. Nel 1965 non esisteva un altro detective letterario altrettanto realistico. Holmes, Maigret, Poirot, miss Marple sono macchine per indagini, protagonisti più o meno sofisticati inventati per rivelare al lettore la complessità del caso criminale, la costruzione intellettuale narrativa.

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Cucinare un orso

kiD Chan, “Respira”

Il sessantenne Mikael Niemi è tra gli scrittori svedesi contemporanei più pubblicati all’estero. La sua fama internazionale è iniziata nel 2000 con Musica rock da Vittula, tradotto in 26 lingue: un originale romanzo di formazione, genere fantastico borderline, ambientato in una cittadina della Lapponia svedese nei pressi del circolo polare artico. Anche questo Cucinare un orso ha la stessa ubicazione geografica: quella marca di confine abitata da gente di cultura sami ma appartenente alla corona di Svezia, che rappresenta una minoranza linguistica e una delle ultime popolazioni semi-nomadi d’Europa; però il genere contemporaneo di Musica rock e quelle fantascientifico del successivo Manifesto dei cosmonisti sono soppiantati da un’ambientazione storica — all’apparenza, almeno.

A metà Ottocento la Lapponia, che si estende attraverso l’estremità settentrionale di tre nazioni (Norvegia, Svezia e Finlandia), vede la predicazione del pastore Læstadius, la cui oratoria origina un vero e proprio movimento di rinnovamento religioso e sociale luterano, il Risveglio. I suoi adepti sono soprattutto sami, quelli che noi chiamiamo lapponi, ultimi rappresentanti di una cultura violentata e eradicata dalle monarchie cristiane: un popolo decimato e diviso in più nazioni, costretto a parlare e a pensare nella lingua degli altri.

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