“Missionari”, un racconto di David Mercurio Rivera

David Mercurio Rivera, Missionari (Missionaries, 2012) traduzione di Antonio Ippolito, eBook € 1,99, Delos Digital, 2021

Il rapporto tra fantascienza e religione non è certo stretto, come si può immaginare se si considera che fino dagli esordi la prima si vanta di avere la scienza nel proprio DNA, e ciò in un secolo in cui la divaricazione tra scienza e fede è spesso risolta a svantaggio di quest’ultima.

Malgrado ciò, è da sempre presente un fil rouge che indaga questa difficile relazione; pensiamo a Notte di luce (Night of light, 1966) di Philip Farmer e agli altri racconti di padre Carmody, a Guerra al grande nulla (A case of conscience, 1968) di James Blish, o al particolare filone di ciencia-ficción a sfondo religioso caratteristico del Cile. Per restare in Italia, ricordo l’antologia Nostra Signora degli Alieni a cura di Walter Catalano e Gian Filippo Pizzo (Homo Scrivens, 2017).

Missionari dello scrittore statunitense David Mercurio Rivera, che Antonio Ippolito ha tradotto per Delos Digital, non è quindi un’opera isolata; ma è significativo che anche questa, come le altre che ho citato, preveda uno scenario di contatto con una razza aliena, quasi che l’esistenza di un essere supremo venga messa in dubbio, o confermata, dalla fantascienza solo se si considera la vita su un altro pianeta. Se Dio esiste, deve essere il creatore di tutto l’universo, un’esclusività non avrebbe senso.

Rivera si accontenta in questo racconto di una prospettiva più limitata. La protagonista Cassandra Quiles è una donna affetta da un tumore allo stadio terminale, provocato da un incidente radioattivo che l’ha anche resa orfana. Cassandra compie un pellegrinaggio votivo su un pianeta alieno, che si è liberato dalla propria stella per vagare nello spazio; si è accodata alla setta dei Salvatori forse nella speranza di ottenere una remissione della malattia, o forse la promessa di una vita oltre la vita. Su istigazione di Bodhi Bendito, si sottopone a un doloroso procedimento di scarificazione che dovrebbe farle acquisire uno stato di sofferenza, in mancanza del quale “la vita non è vissuta appieno”. In loro compagnia c’è il Salvato, un essere alieno che vive in una bolla galleggiante sospesa in uno stato di indeterminazione quantistica.

È esattamente questo fatto a risolvere nel finale la situazione narrativa, quando Cassandra fra inconsapevolmente collassare la funzione d’onda dell’universo…

Missionari è uno squisito racconto che coniuga uno stretto rigore scientifico con l’invenzione narrativa e con la possibilità di risvolti metafisici.

L’anello mancante

di FRANCO RICCIARDIELLO

William Gaddis

In una famosa recensione del romanzo Carpenter’s Gothic apparsa sul New York Times, la scrittrice Cynthia Ozick coniò nel 1985 un’indovinata definizione di William Gaddis: “famoso per non essere abbastanza famoso”. Gaddis, scomparso nel 1998 all’età di 76 anni, è infatti arrivato al grande pubblico solo con il suo secondo romanzo, JR, apparso ben venti anni dopo il primo, The Recognitions (Le Perizie, Mondadori), oggi considerato una pietra miliare del postmoderno americano, l’anello di congiunzione tra la generazione degli scrittori tra le due guerre (Joyce e Faulkner) e quella contemporanea (Pynchon, DeLillo etc.).

La più recente versione di  Carpenter’s Gothic tradotta in Italia, è pubblicata nel 2010 dalla casa editrice Alet con il titolo “Gotico americano”, in un’accurata veste grafica, recuperando e aggiornando la traduzione di Vincenzo Mantovani apparsa nel 1990 presso l’editore Leonardo. Si tratta del terzo romanzo di Gaddis (autore di cinque opere soltanto, per un totale però di svariate migliaia di pagine), probabilmente il più accessibile, ma non per questo meno caustico e potente degli altri. È abbastanza semplice individuare la tematica-perno intorno alla quale ruota ognuno dei romanzi di Gaddis: l’arte (Le perizie, 1955), il business (JR, 1975), la religione (Gotico americano, 1985), la giustizia (A frolic of his own, 1994) e infine di nuovo l’arte (L’agonia dell’agape, 2002), ma tutta la sua narrativa ruota intorno a un concetto forte: la critica del modo in cui il capitalismo contemporaneo corrompe la creatività e distorce le relazioni interpersonali. Secondo l’inglese Peter Dempsey, malgrado Gaddis non sia marxista (per eccesso di cinismo), il suo lavoro rappresenta la più impressionante analisi marxista della società nella letteratura americana del dopoguerra.

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