Il viaggiatore europeo che arriva a Buenos Aires non può evitare di rimanere colpito dalle dimensioni della birra Quilmes — subito, già dal primo giorno, quando il cameriere della rosticceria di San Telmo la posa in tavola davanti a lasagne alle verdure e un piatto di empanadas. Non è una bottiglia da 66 centilitri come quelle commercializzate in Europa, bensì da un litro — e a colpo d’occhio sembra una bottiglia gigante.

È un pomeriggio di domenica a fine novembre, tarda primavera nell’emisfero australe. Ho acquistato da Pugliese, nel mercato coperto di San Telmo, un vinile di seconda mano di Carlos Gardel; la rosticceria ha i suoi tavoli sotto la medesima galleria, puoi ordinare le empanadas al bancone di vetro oppure scegliere dal menu, stampato in A4 e infilato in pagine di plastica un po’ sudice per le ditate dei clienti. La temperatura di Buenos Aires somiglia a quella delle città italiane a giugno, e una bottiglia da un litro di Quilmes Cristal in tavola dopo una passeggiata nel mercato turistico di San Telmo è un piacere difficile da descrivere con le parole. È da illusi credere di poter ordinare un piatto qualsiasi: pasta, empanadas e piatti di carne rimangono disponibili solo finché non si esaurisce la quantità prodotta dalla cucina del giorno. La bottiglia di Quilmes è così fredda che l’umidità condensa in meno di un secondo sul vetro bruno, e l’aria della primavera così calda che se aspetti la pietanza, sei costretto a berla tiepida — e nulla è più sgradevole di una lager tiepida. La Quilmes va bevuta gelata, appena uscita dal refrigeratore, ondate di sorsi amari che scendono nella gola, per affrontare con un altro spirito una giornata di viaggio.
Prima di rientrare in albergo per la notte ci fermiamo in un minimarket gestito da cinesi, vogliamo portare in camera un’altra Quilmes da un litro; per lo strano effetto del deposito sul vetro-a-rendere, dobbiamo lasciare una cauzione quasi equivalente al prezzo della bottiglia. In altre occasioni sarà una cauzione anche superiore, come per esempio sulle Ande, e con marche differenti di cerveza — la Salta per esempio, molto diffusa nelle province di nordovest, che malgrado sia prodotta da un marchio proprietario diverso e in altri stabilimenti, ha un gusto non diverso dalla Quilmes.
Pazienza: Salta Rubia (bionda) o Salta Negra (scura), l’importante è avere in tavola la straordinaria bottiglia da un litro, l’arcipelago di goccioline sul vetro, l’Argentina che condensa, il sorso gelato e spumeggiante sul boccone di choclo o di milanesa napoletana.
Argentina ¡te quiero! ¡Te quiero, Quilmes!
Foto © Mariella Ferrari