Un sogno di Giulia Abbate

Finalmente il numero di questo mese della collana Futuro Presente, casa editrice Delos Digital, vede come autrice una delle due editor.

Credo che chi ha la responsabilità di una collana, o di un’antologia, non debba per forza di cose sentirsi autorizzato a includere un proprio testo — al tempo stesso, se si è parte di un movimento, una poetica, un idem sentire, è lecito partecipare in prima fila.

La collana Futuro Presente, arrivata con questa pubblicazione al n. 56, è secondo il sottoscritto la migliore di Delos Digital. Curata da Giulia Abbate, appunto, e Elena Di Fazio (premio Urania e premio Odissea), è “dedicata alla fantascienza sociale e tratta problematiche attuali proiettate in contesti futuri” (leggo dalla presentazione della collana, in un post sul blog Studio83).

Cos’è la fantascienza sociale? “Diritti civili, razzismo, guerra, social media, immigrazione, conflitti religiosi, costumi, economia, morale… un’ampia gamma di temi appartenenti al mondo in cui viviamo e che, grazie al mezzo letterario della fantascienza, vengono sviscerati e traslati in possibili mondi futuri per darne una rilettura critica.”

Mi verrebbe da dire che questo è il cuore della fantascienza, la sua ragione di esistenza come genere letterario, ma devo ammettere che una parte importante degli appassionati lettori certa qualcosa di diverso, cioè avventura, emozioni forti, idee innovative — non per nulla, anni fa chi non amava la fantascienza la accusava di essere “letteratura d’evasione”.

Ben venga dunque una collana di fantascienza sociale.

Il racconto lungo di Giulia Abbate, Il sogno di Čapek, si inquadra perfettamente nella definizione di cui sopra. Il tono della narrazione è paradossale, in un certo senso molto “classico”, cioè tipico di certa science fiction classica degli anni d’oro, una metafora quasi picaresca. In un’Italia del futuro prossimo, forse molto prossimo, un’élite privilegiata mantiene un altissimo tenore di vita grazie al lavoro servile di un autentico esercito di automi: domestici, specialisti, tecnici, ma anche lavoratori non specializzati. La storia racconta il giorno in cui gli elvex e le ella, cioè gli automi maschio e femmina, entrano in sciopero, lasciando sbigottiti i loro proprietari, dopo di che intraprendono una vera e propria iniziativa rivoluzionaria.

Non dirò di più per non rovinare il piacere della lettura. Mi limito a rivelare un dettaglio che non è esplicito. Il titolo, Il sogno di Čapek, è volutamente ispirato a un testo di Jack London, The Dream of Debs (1909, in italiano Il sogno di Debs, disponibile nel volume Guerra di classe. Il sogno di Debs, ed. Gwynplaine 2009) che racconta di uno sciopero generale socialista negli Stati Uniti.

Il Debs del titolo di London è il sindacalista Eugene V. Debs (1855-1926), fondatore del sindacato rivoluzionario IWW. London racconta quindi la messa in atto di questo “sogno” per opera di un’organizzazione dei lavoratori che ha preso il posto della moderata AFL. Per curiosità, il testo completo (in originale inglese) è disponibile online su Wikisource.

L’incipit del racconto di Giulia Abbate è un esplicito omaggio, ricalcato sul primo paragrafo del racconto di London:

I awoke fully an hour before my customary time. This in itself was remarkable, and I lay very wide awake, pondering over it. Something was the matter, something was wrong–I knew not what. I was oppressed by a premonition of something terrible that had happened or was about to happen. But what was it?

The Dream of Debs

Matteo R. si svegliò prima del solito, con una strana impressione di minaccia, come se qualcosa di terribile fosse lì lì per accadere. Si rese conto gradualmente di tale sensazione, e che qualcosa non era come sempre. Ma cosa?

Il sogno di Čapek

Ma il racconto di Giulia Abbate è tutto un intreccio di riferimenti espliciti (come si accorgerà chi lo legge) e di citazioni implicite; per esempio, il Čapek del titolo è naturalmente lo scrittore ceco Karel Čapek (1890-1938), che inventò la parola Robot (in lingua ceca robota significa “lavorare duramente”) nella sua commedia R.U.R. (1920), uno dei più fortunati neologismi del XX secolo.

Giulia Abbate, Il sogno di Čapek, 30 pagg. equivalenti (stima), ebook € 1,99, Delos Digital; compralo qui

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