Sesso e fantascienza. Il caso di Alma Nilsson

di FRANCO RICCIARDIELLO

La versione inglese di questo post può essere letta qui

Nata in un paese che in quella porzione di secolo era ipocritamente puritano, la moderna science-fiction ha sempre sofferto di un rapporto ambivalente verso contenuti a carattere sessuale. Da una parte si rivolgeva a un pubblico a schiacciante prevalenza maschile, sovraccaricando — anche per ragioni di riconoscibilità commerciale — il contenuto scientifico, o almeno tecnologico, di una scrittura con scarse pretese letterarie; e tutti ricordiamo come cent’anni fa fosse considerato innaturale che una donna potesse interessarsi di scienza. Dall’altra parte però ammiccava scopertamente all’estetica trash delle copertine pulp, dove per attirare un pubblico dal palato grossolano non si lesinava sulla quantità di pelle femminile: come nei detective magazines, la donna era spesso ritratta in situazioni che non avevano alcuna relazione con il testo che illustravano, in pericolo diretto di vita, o quantomeno di violazione sessuale; è l’estetica della damsel in distress, la damigella da salvare, con il vantaggio che rispetto alla detective story gli artisti potevano sbizzarrirsi nel moltiplicare la minaccia contro la donna Wasp: scienziati pazzi, robot fuori controllo, mostri alieni che sbavavano per femmine umane (mai che si verificasse il contrario), e altre amenità. Tutto questo per dire che c’era più di un presupposto perché le lettrici si tenessero a distanza da un genere decisamente nerd, e si sa che la letteratura parla di sesso in maniera matura solo quando si rivolge a lettori di ambo i sessi.

Più volte sono state autorevolmente indicate le tappe del lento cambiamento di questa situazione, a partire da Philip Farmer che rompe il tabù nel 1952 con The Lovers, storia dell’amore di un uomo e una femmina aliena insettoide. Ma il muro ha cominciato a incrinarsi, e la fantascienza è diventata adulta, solo quando le lettrici sono aumentate, e le scrittrici hanno cominciato a parlare di sesso non solo come parte dell’ambientazione o dettaglio piccante del plot, ma come speculazione centrale.

Oggi la fantascienza tratta in maniera esplicita di sesso, anche se sono rare le opere in cui è l’argomento centrale: per esempio il futuro del rapporto tra i sessi. In direzione esattamente contraria, tuttavia, esiste un’offerta piuttosto vasta di “erotic SF” per adulti, soprattutto nei mercati di lingua inglese, con ambizioni prossime al grado zero della letteratura; qualche titolo a caso preso dalla classifica di un distributore: Alien Harem, Claimed by the Alien Horde, Taken by the water beast. Sembra non sia cambiato nulla rispetto a un prodotto senza pretese, presente sul mercato almeno dal dopoguerra in poi — a parte il dettaglio non secondario che molti di questi prodotti sono destinati a un pubblico femminile, con l’etichetta “romance” o “erotic romance”.

Molto diverso è invece il ciclo Renascence Alliance della scrittrice svedese Alma Nilsson: a quanto ne so, un caso più unico che raro; e da un certo punto di vista è proprio ciò di cui oggi la fantascienza ha bisogno, perché si inoltra in un campo veramente poco esplorato.

Il tema al centro del ciclo di romanzi di Alma Nilsson (pubblicati in lingua inglese) è così semplice da lasciare stupiti che altri autori o autrici di fantascienza non ci abbiano pensato prima: il rapporto uomo/donna, perché anche se metà dei suoi protagonisti sono alieni non c’è dubbio che si parla di esseri umani.

“On Basilisk Station” di David Burroughs Mattingly, USA

Non ci sono eroi o donne da salvare in nessuna delle mie storie;  piuttosto, i lettori sono guidati attraverso un labirinto di abitudini di corteggiamento aliene, rigorosi codici religiosi e compromessi, spesso gravosi, tra uomini e donne per giungere a soluzioni che funzionino per entrambi all’interno dei confini della cultura dell’Alleanza. Questi libri hanno lo scopo di porre una domanda, uno scenario ipotetico scenario del tipo “E se…”: Quanto sono connessi amore e sesso?

Alma Nilsson

L’assunto iniziale è semplice, uno scenario da Space Opera: l’umanità rappresenta una delle civiltà più tecnologicamente arretrate della galassia, considerata con condiscendenza per un eccessivo coinvolgimento in fattori estetici e artistici considerati frivoli. Per sua sfortuna, l’umanità viene coinvolta obtorto collo in una guerra totale tra l’impero Jahay e l’Alleanza, la cultura più potente e virtualmente invincibile.

Il primo volume del ciclo, Married to the Alien Admiral, inizia in media res, quando l’astronave umana Dakota viene catturata nel corso di una battaglia; l’ammiraglio Tir, comandante della flotta aliena, è tra i più tenaci propugnatori di una teoria per ora minoritaria, secondo la quale la Terra è stata colonizzata in un remoto passato dall’equipaggio disperso di una nave dell’Alleanza. È questa la ragione per cui, come tutti sanno nella Galassia, Alleanza e umanità sono le due uniche specie geneticamente compatibili. Ma Tir, figura di primo piano nella civiltà aliena, è anche sostenitore di una lina politica molto netta, che lo spinge a forzare la mano: l’Alleanza vive una grave crisi demografica, le nascite d’individui di sesso femminile sono nettamente inferiori a quelli di sesso maschile, e in capo a qualche generazione questo potrebbe significare la fine della civiltà. Per ragioni che saranno spiegate meglio in seguito, l’Alleanza non ricorre all’ingegneria genetica, e la fazione dell’ammiraglio Tir propende per incroci tra maschi alieni e femmine umane, nella speranza che siano immuni dal difetto cromosomico.

Questo è l’assunto di partenza del ciclo, che a tutt’oggi comprende otto titoli (il progetto iniziale ne comprendeva quattro, è stato modificato in corso di scrittura); ognuno segue una protagonista diversa, una donna umana a contatto con la cultura aliena dell’Alleanza. La portagonista del primo è Kara Rainer, la comandante della Dakota che accetta di sposare l’ammiraglio Tir e concepire un figlio con lui; in cambio, invece di essere giustiziati (l’Alleanza non fa prigionieri), i membri dell’equipaggio di sesso maschile saranno rinviati sulla Terra, quelle di sesso femminile (25 donne di varie età tra 20 e quasi 40) verranno portate sul pianeta capitale dell’Alleanza, dove sarà garantita loro la cittadinanza e saranno destinate a loro volta a sposarsi.

“Arrivo” di Magdalena Radziej, Polonia

A questo punto, per evitare che i lettori di questo post possano farsi un’opinione errata del ciclo di Alma Nilsson,  occorre specificare le principali differenze culturali tra umanità e Alleanza.

  1. Sulla Terra il matrimonio è considerato il residuo di un passato barbaro, mentre per ragioni religiose nell’Alleanza è sacro e indissolubile (può avanti specifico il significato di “sacro” che ha poco a che vedere con il concetto cristiano).
  2. I terrestri sono vegetariani, a differenza dei cittadini dell’Alleanza.
  3. La religione è considerata sulla terra una reliquia del passato, mentre nell’Alleanza regola ogni momento della vita. Questo è l’aspetto che le protagoniste faticano di più a comprendere, anche perché l’autrice è giustamente reticente. Sembra di capire nei primi romanzi che c’è un profondo fraintendimento. Per i terresti la religione è l’adorazione di entità immateriali, alle quali non riescono assolutamente a credere. Ma come si intuisce da alcuni accenni, gli dèi dell’Alleanza esistono realmente e interferiscono nelle vicende dei loro protetti, più o meno come le divinità del pantheon greco classico, manifestandosi in apparizioni materiali.
  4. L’Alleanza è una società rigidamente strutturata: in verticale, in tre classi, dai liberi agli schiavi (ma non esiste una parola terrestre per definire questa classe inferiore, che in realtà non è di stato servile); in orizzontale in “case” simili a clan. Questo produce una gerarchia in parte meritocratica e in parte basata sulla nascita, uno degli effetti secondari della quale è il fatto che i maschi vivono al di fuori del pianeta, le femmine sul pianeta capitale.

Illustrazione di Zhang Moyi, Cina

Diversamente da molti altri autori e autrici, Alma Nilsson ha scelto di adoperare per le sue scene di sesso, alcune delle quali sono decisamente spinte, una “corretta terminologia anatomica” anziché termini colloquiali. La sua idea mi sembra condivisibile:

La maggior parte di voi ha probabilmente notato, forse con una reazione istintiva, che scrivo di proposito tutte le mie scene intime usando la corretta terminologia anatomica. […] Faccio una smorfia quando vedo donne adulte che si arrabbiano alla parola “vagina”. Sono ancora più scioccata quando incontro donne che non conoscono i termini corretti per i loro corpi e in qualche modo provano vergogna nell’usare le parole “grandi labbra”, “clitoride” o “vulva”. È deludente che nel XXI secolo le persone siano ancora a disagio con la terminologia corretta per i loro corpi.
Noi donne siamo portatrici di vita. Dovremmo conoscere i nostri corpi. Eppure a livello globale, l’educazione sessuale fallisce con le donne. La “vergogna culturale” verso il corpo femminile lascia le donne nell’ignoranza. E non dovrebbe essere così, dal momento che ogni persona oggi viva è nata dalla vagina di una donna, ma anche quest’ultima frase mette a disagio alcune persone. E questo è fastidioso. È un segno rivelatore di una società con una relazione malsana tra l’atto sessuale e la successiva procreazione. Quando non usi la terminologia anatomicamente corretta, in quei momenti d’intimità ti concentri esclusivamente sul sesso senza pensare alle conseguenze. E credo, scrivere scene di sesso con la corretta terminologia anatomica avvicini in modo impercettibile l’atto e le sue conseguenze. […]

In che modo ciò si collega all’Impero dell’Alleanza? Gli abitanti nell’Alleanza separano chiaramente il sesso come desiderio naturale e il sesso per procreazione. […] Tuttavia, una cosa è certa, sto scrivendo queste scene senza sfumature o pretese per scoprire meglio questi desideri. Poiché descrivo gli atti sessuali come attraverso una traduzione automatica e ciò offre più margine di manovra al lettore o all’ascoltatore per concentrarsi durante l’azione su altre considerazioni, come ad esempio se un termine sia dispregiativo, bello o sexy. Ciò che rimane, è solo la nuda azione.

Sul blog di Alma Nilsson, in lingua inglese, si possono trovare tutte le informazioni sul ciclo, composto da otto romanzi, cinque dei quali anche in audio book, il tutto in inglese:

Married to the alien admiral (coming soon in audio book)
Married to the alien doctor (anche in audio book)
Married to the alien with no house (anche in audio book)
Married to the admiral of the fleet (coming soon anche in audiobook)
Abducted by the alien pirate (coming soon anche in audiobook)
Restaurateur in the Alliance empire
The ward of House Rega (Ellie’s story)
The disciple of the alien goddess of Home

 

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