A tempo di record, dopo il grande successo di Il problema dei tre corpi, Mondadori ha pubblicato in Italia il seguito, Hēi’àn sēnlín (黑暗森林), secondo volume della trilogia di fantascienza “il passato della Terra” di Liú Cíxīn. Peccato che l’edizione italiana porti il titolo La materia del cosmo, totalmente slegato dal significato originale che è “la foresta oscura”, come è stato correttamente tradotto in tutte le lingue tranne la nostra: The dark forest in inglese, La forêt sombre in francese, Der dunkle Wald in tedesco, A floresta sombria in portoghese — ma in Italia si è educato il pubblico di serie B, quello che legge fantascienza, a riconoscere la roba commestibile dal titolo, perciò ficchiamoci un “cosmo” e vedrai che comprano.
Peccato soprattutto perché la soluzione del grave problema che si presenta all’umanità in questo episodio centrale del ciclo è proprio legata al concetto di universo come “foresta oscura” in cui qualsiasi civiltà planetaria si trova circondata da possibili nemici ostili.
Nel primo volume della serie, Il problema dei tre corpi, la razza umana scopre di essere diventata preda di un’altra civiltà più progredita, a causa di un messaggio incautamente inviato nello spazio. Infatti il pianeta Trisolaris, che si trova a 4 anni luce di distanza e soffre di periodiche distruzioni a causa dell’instabilità del suo sistema solare, ha lanciato alla volta della Terra una flotta di mille astronavi. A causa della distanza, la squadra d’invasione impiegherà 450 anni per raggiungere il nostro pianeta, ma i trisolariani si preoccupano di impedire qualsiasi possibilità di progresso scientifico dell’umanità nella fisica delle particelle, in modo che l’evoluzione della scienza terrestre non annulli in corso di viaggio la superiorità dell’attaccante.
Grazie a un escamotage scientifico, e alla presenza sulla Terra dell’OTT, organizzazione di fiancheggiatori convinti che l’arrivo dei trisolariani produrrà una rigenerazione nella corrotta, sanguinaria e ingiusta civiltà umana, gli invasori sono in grado di conoscere in anticipo e sventare qualsiasi piano difensivo. Le autorità terrestri decidono perciò di nominare quattro “asceti impenetrabili”, personalità che devono elaborare ognuno la propria strategia di difesa senza renderla pubblica; ogni loro ordine verrà eseguito senza discussione. Siccome per mentalità i trisolariani non sono in grado di interpretare la dissimulazione umana, si suppone che non saranno in grado di sventare le loro linee di difesa. L’OTT decide di accoppiare a ciascun impenetrabile un incursore, cioè un agente umano che possa ricostruire dagli indizi i percorsi mentali dei quattro, e rivelarli rendendoli nulli. Tra gli impenetrabili — un ex ministro della difesa USA, un ex presidente-caudillo venezuelano, e uno scienziato ex presidente dell’Unione europea — c’è anche l’oscuro astronomo cinese Luo Ji, che ha conquistato una dubbia fama mediatica con l’invenzione della “sociologia cosmica”, scienza soft sincretica sull’esistenza di civiltà extraterrestri che è stata spazzata via dalla scoperta di Trisolaris. Eppure sembra che proprio Luo Ji sia considerato il più pericoloso dagli alieni, se è vero che l’OTT riceve l’orine di eliminarlo a ogni costo.
In capo a pochi anni le forze congiunte terrestri si rendono conto di non poter allestire una flotta spaziale in grado di fronteggiare l’invasione; molti tra i protagonisti scelgono l’ibernazione a medio termine, come sorta di mezzo per arrivare al futuro, verso l’Ultima Battaglia, compresi gli impenetrabili che ancora non hanno raccolto il frutto del loro lavoro.
La terza parte di questo lungo romanzo di 525 pagine (la serie in totale ne ha quasi 1500) è ambientata due secoli dopo l’inizio della crisi, quando gli ibernati vengono scongelati. L’umanità ha comunque compiuto enormi progressi a partire dalle scoperte della scienza prima del blocco trisolariano, e adesso esiste un’enorme flotta spaziale da guerra; inoltre, i radiotelescopi segnalano che alcune navi della spedizione d’invasione hanno rallentato, altre si sono perse, ed è convinzione comune che l’Ultima Battaglia sarà vinta. Questa parte del romanzo ha per protagonisti gli ibernati, riportati in vita grazie ai progressi della medicina. L’umanità vive in grandi città sotterranee, in edifici a metà tra il vegetale e l’inorganico, mentre la superficie del pianeta è perlopiù deserta.
Naturalmente la sicurezza acquisita dall’umanità si rivelerà fallace, e già al primo, limitato scontro con l’avanguardia trisolariana la possibilità di difesa si rivelerà inconsistente.
La materia del cosmo è un libro veloce e sorprendente, che contiene una quantità di colpi di scena provenienti da direzioni che non ti aspetti. L’autore non ha alcun rapporto con la tradizione di scrittura occidentali, e si vede; un americano avrebbe costruito una trama di pause perfette, con un ritmo irresistibile e una scansione quasi matematica, uno di quei meccanismi a orologeria narrativa che ti impediscono di staccarti dalla pagina. Liu invece oscilla tra tempi e misure diseguali, attribuisce più “spessore” e responsabilità ai suoi personaggi rispetto al primo episodio, ma poi riesce a sconcertare il lettore: siamo abituati al fatto che i personaggi più carichi di potenziale narrativo scampano lungo la trama, e hanno un ruolo essenziale nel finale, nella madre di tutte le battaglie: invece inopinatamente gli eroi di Liu anche se hanno ragione commettono errori madornali, incappano in trappole narrative, muoiono a metà romanzo. La loro iniziativa individuale è bistrattata, misconosciuta, hanno successo sono quando sono inseriti in un progetto collettivo — o almeno così sembra, perché c’è sempre possibilità di riscatto anche nei più impensabili abissi di sfortuna, solo che non te lo aspetti, non ci sono elementi che lo lascino presagire, al punto che rimani sconcertato.
Alla fine ti domandi: cosa ancora potrà accedere prima della fine del ciclo? Perché nei primi due romanzi c’è già materiale per svilupparne numerosi altri, è tutto lì condensato, i personaggi e le idee hanno la medesima importanza, e se c’è una lezione che l’umanità futura apprende, non è certo esplicita: Liu non te la getta in faccia, i suoi personaggi non ti confessano cos’hanno imparato, nessuna eterna verità da condividere — solo la letteratura cruda, i fatti parlano per sé e non hanno morale. Se soltanto riuscissimo a imparare qualcosa da questa capacità di scrittura…
Cixin Liu, La materia del cosmo, Mondadori 2018, ISBN 9788804686521
Tutte le illustrasioni, compresa la testata © Genesis Raz von Edler / Ellysium Arts, Monaco di Baviera