Nella Terra della sera

di FRANCO RICCIARDIELLO

Non è mai semplice recensire il romanzo di un autore che conosci personalmente, e mi sto rendendo conto che il compito è ancora più arduo quando il romanzo in questione ti è piaciuto, e anche parecchio. Perché bisogna dirlo subito: in La meccanica del delitto, vincitore del premio Tedeschi 2018 pubblicato sul Giallo Mondadori, la capacità che Odone ha già domostrato di avere nella cura dei personaggi e nella ricostruzione d’ambiente viene portata a un ulteriore livello di sofisticazione. Una componente notevole del fascino di questo giallo è la personalità del protagonista, l’ispettore Kurt Meingast della Kripo di Monaco di Baviera, che dopo la sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale torna a casa dal fronte orientale, menomato nello spirito e nel fisico.

L’azione, che prende avvio come semplice indagine sulla morte in circostanze dubbie di un pregiudicato, si svolge nel 1920. Dopo la permanenza in un centro di recupero psicofisico per reduci a Pasewalk, lo stesso da cui è passato Adolf Hitler, Meingast viene reintegrato nel posto, ma non nel ruolo, perché giudicato adatto solo al lavoro d’ufficio.

Sina Pakzad Kasra, “Vertigo 4”

Un uomo del genere però, che prima di partire per il fronte era la migliore promessa della polizia criminale, si sente sprecato, messo da parte. Quando incappa casualmente nel cadavere di un malvivente ucciso in un conflitto a fuoco, si rende conto si trova davanti a una vera e propria esecuzione da parte di agenti di polizia legati da una parte alla mala, all’altra ai Freikorps, organizzazione militare di estrema destra che ha aiutato il governo a schiacciare la Lega Spartachista di Rosa Luxemburg — ora i Freikorps sono il braccio armato degli industriali e di quella parte dello Stato che vuole impadronirsi del potere con la violenza.

Si intuisce subito che l’aspetto criminale del romanzo avrà ulteriori sviluppi: non si costruisce infatti una storia così complessa intorno all’omicidio di un lenone. E infatti ecco che un ambiguo medium che si fa chiamare Atmaveda indica il luogo dove è occultato il cadavere della figlia adolescente di un magnate dell’industria, Lorenz. La ragazzina, scomparsa da casa da qualche giorno, è stata orrendamente torturata. Non ci vuole troppa immaginazione a capire che le due morti sono strettamente collegate: mancano solo le prove.

Sina Pakzad Kasra, “Una grazia senza sforzo”

Meingast dovrà condurre la sua indagine in totale solitudine, perché si rende conto che nessuno ha interesse a scoprire la verità; anzi è vero il contrario, potrebbe essere fermato da una pallottola come accade al suo collega Wolf, troppo ligio al dovere per accettare compromessi con i poteri che infiltrano la polizia. Wolf viene abbattuto durante un’azione da “fuoco amico”. Inizia così un’inchiesta heisenberghiana, nel senso che la pista criminale sembra essere ovunque lui vada a cercarla — e non sbaglia mai un’intuizione. Però è lui stesso a negare che il suo metodo si basi sull’intuito, e allora siamo a domandarci come possa afferrare il mostro per la coda e inseguirlo in un labirinto di situazioni equivoche, locali loschi, strade buie dove rischia agguati, cortili fatiscenti dove la polizia fa il bello e il brutto tempo solo finché è superiore di numero. Cos’è, se non sesto senso?

La risposta è molto più semplice e desolante: nel 1920 la rete illegale intessuta per impedire una rivoluzione come in Russia e la conquista elettorale del governo da parte dei comunisti è diventata ramificata e pervasiva, e ogni passo dell’indagine affonda in un verminaio. I poteri che davvero contano si stanno cominciano a appoggiarsi su ideologie irrazionali, forze occulte che fanno leva sull’iniquità delle condizioni di pace imposte a Parigi per coalizzare intorno a sé il consenso della classe media e schiacciare la minaccia rossa. Per questo Meingast sembra lottare contro un mostro acefalo, la cui testa è sempre altrove; per questo decide di sfruttarne le dinamiche interne per mettere gli uni contro gli altri, acquistando ogni volta un piccolo vantaggio, dall’incolumità personale via via fino alla soluzione del caso criminale.

Sina Pakzad Kasra, “La morte”

Un’ultima parola sull’ambientazione. Già altre recensioni hanno evidenziato come lo scenario piovoso, cupo, oscuro di una Monaco fatiscente fatta di vicoli sudici e cortili anneriti aggiunga moltissimo al fascino del romanzo; aggiungo che però il vero ambiente degradato è il senso morale dei personaggi.

Meingast si muove in un ambiente che ha ormai venduto la propria etica alla ragione politica, all’interesse pratico. C’è del marcio in Baviera, e non è la connivenza tra agenti di basso rango e microcriminalità diffusa: no, il cancro morale della repubblica di Weimar è l’onnipresenza della violenza del più forte, che fa arretrare la legge e la giustizia. La Germania del 1920 è una “terra della sera” (e Abendland è il titolo con il quale il romanzo ha partecipato al premio), come dice Mengast all’approssimarsi del finale; i giovani reduci che militano nei Freikorps o nello Stahlheml sono convinti che farà seguito un nuovo, radioso mattino, ma il disincantato veterano che ha visto il proprio reparto sterminato per un ordine folle nella battaglia di Târgoviște ha capito, giustamente, che alla sera fa immancabilmente seguito la notte.

Tutte le immagini, testata compresa, sono di © Sina Pakzad Kasra

Alberto Odone, La meccanica del delitto, Giallo Mondadori  Oro n. 28, ISBN9771120508011. Anche in versione eBook

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