Nel tentativo di restituire sacralità al mondo. Terrorismo e consumismo in «Millennium people» di J.G. Ballard

Il penultimo romanzo di James Ballard, secondo titolo di una trilogia dedicata a modernità e fascismo, racconta un singolare tentativo rivoluzionario messo in atto dalla middle class di un quartiere modello non distante dal centro di Londra.

Una noia perniciosa governava il mondo, per la prima volta nella storia dell’umanità, interrotta da insensati atti di violenza.

Tutto inizia quando il protagonista, lo psicologo David Markham, apprende che l’ex moglie è morta in un attentato dinamitardo all’aeroporto di Heathrow. Sconvolto e diffidente nei confronti della polizia, decide di indagare da solo infiltrandosi in alcuni movimenti di protesta “dal basso” che sembrano moltiplicarsi nella classe media. Arrestato durante una manifestazione animalista, Markham viene a contatto di un nutrito gruppo di contestatori residenti a Chelsea Marina, quartiere di lusso a sud di King’s Road, lungo il Tamigi. Il ritmo della sua vita rimane sconvolto, non soltanto perché sente di essere vicino alla soluzione del giallo sulla morte di sua moglie, ma anche perché comincia a condividere le motivazioni della protesta. Si trasferisce a vivere a Chelsea Marina, a casa di Kay Churchill, ex insegnante universitaria che organizza la “resistenza” nel quartiere residenziale.

Con l’avanzare della crisi economica, i professionisti del ceto medio sono soffocati dalle spese e non riescono più a mantenere il tenore di vita. Rifiutano di pagare gli affitti e le bollette, sabotano i servizi di smaltimento rifiuti, tendono catene di solidarietà verso le vittime di sfratto. Ma nel movimento ci sono anche attivisti con idee differenti da quelle di Churchill, molto più radicali: padre Dexter, ex prete catturato dai terroristi nelle Filippine e torturato, che oggi ha perduto la fede; Vera Blackburn, esperta di chimica che monta ordigni artigianali da fare esplodere in luoghi simbolo della vita borghese; e soprattutto Richard Gould, pediatra che lavorava in un ospedale per bambini malati terminali, i cui metodi e motivazioni vanno molto oltre quelli dei rivoluzionari dilettanti di Chelsea Marina.

Gould individua nei miti della borghesia del XX secolo il nemico da abbattere:

Abbiamo creduto nei sogni spazzatura di questo secolo,  e adesso non riusciamo a svegliarci. Tutti questi ipermercati, queste comunità cintate. Una volta che le porte si chiudono, non si può più uscire.

Markham si rende conto che in realtà la middle class di Chelsea Marina sta protestando contro se stessa, contro il mondo che ha contribuito a edificare. I paesaggi consueti di Londra gli appaiono come segni di una trasformazione in atto da tempo. La galleria Tate d’arte moderna, per esempio:

La rampa d’entrata era abbastanza larga da accogliere una parata di carri armati. Dalle pareti remote emanava energia, il kilowattore o vangeli messianici. Questa era la mostra d’arte come spettacolo del Führer, un segnale precoce, forse, che la borghesia colta si stava orientando verso il fascismo.

Gli obiettivi degli abitanti di Chelsea Marina organizzati da Kay Churchill si rivelano presto molto inferiori alle ambizioni di Richard Gould, la cui personalità al limite della psicopatia esercita un’influenza magnetica su David Markham. Gould è il primo a capire che, malgrado la sua istruzione superiore e il suo rigore etico, il protagonista è attratto dal potenziale liberatorio della violenza: «Seduto per terra con la bocca insanguinata, ti accorgi che il mondo è più pericoloso ma, concepibilmente, più ricco di significato.»

La rivoluzione di Richard Gould si distacca dalla professionista della contestazione Kay Churchill, per addentrarsi nel territorio di confine con il terrorismo puro. Nella visione allucinata di Gould, l’unica lotta efficace è un atto di violenza astratta, pura, totalmente privo di senso:

Se fai saltare la Borsa è perché rifiuti il capitalismo globale. Se metti una bomba al ministero della Difesa è perché sei contrario alla guerra. Non hai nemmeno bisogno di distribuire volantini. Ma un atto di violenza autenticamente gratuito, come sparare a caso sulla folla, catalizza l’attenzione per mesi. L’assenza di un movente razionale ha un significato tutto suo.

La rivoluzione borghese di Chelsea Marina, la cui repressione mobilita le forze di polizia della capitale in un’invasione rimandata e poi portata a termine con un colpo di mano, non è più la rivoluzione di Gould, ormai concentrato sul terrorismo in sé, sull’atto astratto. Il progressivo slittamento della classe media verso il fascismo corrente, reazione alla modernità, lo lascia indifferente. Il suo gesto di terrore è gratuito, più violento è meglio è, come la bomba all’aeroporto che ha ucciso la moglie di Markham o l’assassinio di una giovane presentatrice TV. Gould non vuole cambiare il mondo, vuole trovare un significato all’esistenza:

Perché il mondo rimanga integro, noi dobbiamo credere nel movente, nel rapporto di causa-effetto. Ma se diamo un calcio a questi parametri, ci accorgiamo che l’atto gratuito, il gesto privo di significato, è l’unico ad avere un significato. […] Una giovane donna giace morta sulla soglia di casa. Un delitto insensato, ma il mondo si  ferma. Restiamo in ascolto, ma l’universo non ha niente da dire. C’è solo silenzio, così siamo costretti a parlare.

Gould si macchia “di crimini atroci nel tentativo di restituire sacralità al mondo”. La patetica rivoluzione dei professionisti di Chelsea Marina, gente che “vuole cambiare il mondo, usare la violenza se si renda necessario, ma non gli hanno mai tagliato il riscaldamento in vita loro,” così simile a certa antipolitica che è oggi l’unica socializzazione accettata dai populismi, è destinata a abortire nella noia; come dice Markham nell’ultimo capitolo, «Nessuna rivoluzione che si rispetti dovrebbe raggiungere i suoi scopi.»

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