«Che tipo di poeta vorrei essere? Non lo so. Ma ricordo che una volta lessi un’antologia di poeti cinesi le cui canzoni venivano originariamente cantate dalle donne che lavavano i loro panni lungo il fiume. Ecco, forse quello è un modello di poeta che vorrei poter imitare.»
Leonard Cohen
Ci sono giorni, ai confini estremi dei pomeriggi d’estate, durante i quali un messaggio di lancinante solitudine si trasmette dalla luce solare all’ombra sotto Viale della Rimembranza
quando Luglio si srotola come un presagio di terrore in direzione delle sere immobili,
quando il catrame si surriscalda e deforma ai piedi dei marciapiedi,
quando la percezione delle distanze sotto l’ombra grigia delle foglie si dilata per impedirti di riconoscere chi viene in direzione contraria.
Il calore liquefa l’ossigeno, la periferia è asfissiata da un sole idrofobo che mette la sordina ai suoni, e per chi cerca refrigerio lungo il miglio freddo di Viale della Rimembranza, al buio e all’ombra,
— generazioni di vercellesi di sei anni imparano la bicicletta su questo rettilineo di asfalto, nell’ultima estate che precede il primo giorno di scuola —
per chi cerca refrigerio sembra non esistere al mondo altra creatura vivente che
gli stormi di storni sui rami alti,
i randagi imploranti nell’ambito delle fontane
le libellule ipnotizzate dai presagi di morte civile,
i veterani del quartiere intorpiditi dal panico che si diffonde a ondate.
Horror vacui della vita di provincia
l’ombra degli alberi al crepuscolo scala l’intonaco surriscaldato degli immobili lungo Viale della Rimembranza
l’orrore filtra come vapore di metano nei cortili dei condomini
Palloni di gomma scalciati sul tetto dei box auto.
Respirano d’angoscia sette piani di finestre nei fabbricati
come bocche pronte all’urlo, occhi sgranati
— i condizionatori impotenti,
i ventilatori spenti —
un futuro oscuro incombe sull’esistenza del quartiere:
il mondo finirà a ferragosto.
Terremoto e Terrore.
Al tempo della Prima Repubblica i carri del reggimento di artiglieria
sfilavano in fila indiana sotto gli alberi di Viale della Rimembranza. Il Terremoto.
Giocavamo con trepidazione sul balcone, l’orecchio teso per sentirli arrivare.
Finalmente un pomeriggio la scossa tellurica dei cingoli, delizioso terrore per noi bambini.
Le finestre carta velina, le viscere strizzate come spugna — Terrore e Terremoto.
Oggi il Terrore si presagisce soprattutto di domenica, all’uscita dalla messa.
I fedeli battono le palpebre nella rovina sfolgorante della propria esistenza
pensano al metallo rovente delle carrozzerie nei cortili vuoti
alle tende verde scolorito dei balconi sul retro
al ragno che tesse negli angoli dei ripostigli bollenti.
Ha sempre la coscienza sporca la periferia.
Da bambino al ritorno dalle vacanze era bello pensare al fresco che attendeva a casa
i balconi di fiori affacciati sugli alberi di Viale della Rimembranza.
Sognavo le stanze vuote nell’ombra immobile
il silenzio delle liste orizzontali di luce, proiezione delle veneziane
già pensavo a ottobre, la monotonia della pioggia sulla via di scuola
l’odore amaro dell’inchiostro di china
il groppo in gola delle domeniche vuote.
Le lunghe e luminose sere dell’estate, in periferia
hanno la responsabilità di alleviare l’orrore dell’abisso
e diluire il gusto crudele della malinconia
Osservando la banda rosa del crepuscolo sulle foglie scure
ci consola che domani all’aurora partiremo per sempre da Viale della Rimembranza,
e armés d’une ardente patience, nous entrerons aux splendides villes.