UN «RACCONTO DI MUSICA» DEDICATO ALL’ULTIMO ROMANTICO TEDESCO.
Si può descrivere la vita di Richard Wagner come una linea curva, una parabola il cui debutto nella maturità avviene sulle barricate di Dresda, dove fabbrica granate insieme agli anarchici di Michail Bakúnin, attraversa il movimento nazionalista völkisch e l’antisemitismo, e termina sulle rive di Canal Grande. Tra questi due estremi c’è tutto, davvero tutto: la grande riforma del teatro musicale, i colossali festival musicali in Germania, l’accordo dissonante di Tristan und Isolde, la svolta reazionaria che permetterà le manipolazioni politiche del nazionalsocialismo, l’amore con la figlia di Liszt e l’amore per Venezia, testimoniato da sei soggiorni lagunari in venticinque anni, perché Wagner sostiene che solo qui riesce a recuperare le energie.
Wagner torna a Venezia l’ultima volta nel settembre 1882, e affitta per famiglia e domestici il mezzanino di ca’ Vendramin-Calergi, su Canal Grande. Trascorre ore nel giardino del palazzo; esce in gondola con il Ganasseta, il suo bepi preferito, al secolo Luigi Trevisan; fa lunghe passeggiate in città insieme a Daniela von Bülow, figlia di prima letto della moglie Cosima, che terminano con un bicchiere di cognac in piazza San Marco, al caffè Lavena. La sera con il bel tempo Wagner esce sul balcone insieme a Cosima, che ha venticinque anni meno di lui ed è sua moglie da tredici: La relazione con Cosima, regolarizzata solo dopo la morte di Minna, è il grande scandalo borghese della vita di Wagner; lei è la figlia di Franz Liszt, ma nata fuori dal matrimonio.
Il 12 febbraio, dopo cena, Wagner suona al pianoforte la sua Elegia in la♭ maggiore e legge a alta voce a tutta la famiglia riunita in salotto qualche pagina di Undine, racconto fantastico di de la Motte Fouqué, mentre il pittore Pavel Žukovskij (per i tedeschi, Paul von Joukowsky) traccia uno schizzo del compositore su una pagina di quaderno. Quando tutti si ritirano, Wagner suona solo per Cosima il motivo del Lamento delle figlie del Reno da Das Rheingold.
Il mattino successivo, l’ultimo della sua vita, dà disposizione di convocare il Ganasseta con la gondola per le 16, poi si chiude a scrivere nello studio. Alle 13:15 arriva Žukovskij invitato a prenzo; Cosima suona al pianoforte il Lob der Thräner, l’elogio delle lacrime (D 711) di Franz Schubert. Verso le 14 un servitore avverte che il maestro non si sente bene e non verrà a pranzo. Cosima va da lui prima di presentarsi a tavola, ma il marito preferisce restare solo.
Mentre la famiglia e l’ospite sono a tavola, Wagner suona la campanella; la cameriera Betty Birkel si reca nello studio, quindi irrompe in sala da pranzo, pallidissima. Cosima corre dal marito, Betty invia il Ganasseta a cercare il medico.
Wagner è in preda a violente convulsioni, non riesce a respirare; la moglie lo aiuta a distendersi sul divano, gli libera il collo, siede accanto a lui su uno sgabello finché la crisi passa. Il compositore si addormenta, o almeno così sembra, finché con uno scatto improvviso apre gli occhi ancora una volta, incontra lo sguardo di Cosima e si accascia.
Il dottor Friedrich Keppler arriva finalmente verso le 15, viene introdotto nella camera da letto. È il cameriere Georg a uscire per primo con la notizia terribile, che comunica singhiozzando a Daniela von Bülow: “Graziosa signorina, il grazioso signore è morto.”
La ragazza sviene fra le braccia di Žukovskij, il dottore esce dalla stanza, non c’è più nulla da fare per Richard Wagner. Ha avuto un infarto.
La notizia comincia a diffondersi in città. Canal Grande davanti a ca’ Vendramin si riempie di centinaia di gondole. Corone di fiori cominciano a arrivare alla porta del palazzo. A mano a mano che il telegrafo batte la triste novità, in tutto il mondo i giornali escono con edizioni straordinarie. Prima che scenda l’oscurità il maestro viene ricomposto sul letto, e Cosima lascia sfogo a tutto il suo immenso, inconsolabile dolore. Si sdraia sul corpo freddo del marito e vi rimane abbracciata per oltre 24 ore, senza una parola né una lacrima.
Il giorno successivo, tutto il mondo sa che Richard Wagner non c’è più.
Il dottor Keppler scrive che la crisi che ha stroncato il compositore «deve essere stata provocata da uno stato di sovraeccitazione fisica», espressione infelice che lascia spazio a speculazioni pruriginose. Il direttore d’orchestra e critico musicale René Leibowitz (1913-1972) scrive nel suo libro L’évolution de la musique che Wagner ha avuto un infarto durante un rapporto sessuale con la cameriera Betty, recuperando quindi una delle inevitabili dicerie che circolavano dopo la tragedia, alimentate anche dalla riservatezza della famiglia.
Friedrich Keppler imbalsama la salma nel pomeriggio. Il governo italiano propone a Cosima una cerimonia funebre, ma la famiglia declina qualsiasi commemorazione ufficiale. Ci sarà solo la traslazione del feretro da ca’ Vendramin alla stazione ferroviaria.
Una gondola parata a lutto lascia in segreto il palazzo alle 13:30 del giorno successivo, 16 febbraio, seguita da altre barche con la famiglia e pochi amici. Nessuno è a conoscenza dell’ora, vista la concomitanza con il pranzo Canal Grande è pressoché deserto. La stazione di Santa Lucia è brevemente chiusa al pubblico, si vogliono evitare manifestazioni plateali. L’unica scorta d’onore sono i vigili del fuoco in grande uniforme. Alle 14:10 il treno è già in partenza, un vagone merci è ricoperto di seta nera, la famiglia occupa una vettura riservata.
Gabriele D’Annunzio termina con la scena del funerale di Richard Wagner il suo romanzo Il fuoco (1900), il cui protagonista Stelio Èffrena è uno dei portatori del feretro.