DALL’IMMAGINE ALLA SCRITTURA.
La casa editrice Delos Digital ha pubblicato in eBook la nuova versione di un mio romanzo breve che prende il nome da un dipinto del pre-raffaellita Edward Burne-Jones (nel racconto, è citato come «Edward Burnett-Jones»), La scala d’oro: si tratta di un’avventura di fantascienza ambientata di un mondo futuro, o forse parallelo al nostro, abitato solo da esseri umani di sesso femminile. Il plot ha la struttura narrativa del giallo: un’allieva in un’esclusiva università in Islanda, che attrae studentesse da tutta Europa, viene ritrovata strangolata. Una sua cara amica si trova al centro di un turbine di mistero che coinvolge un libro proibito, morti violente, segreti forse inconfessabili e il tradizionale dominio delle Madri Andate, le decane dell’istituzione universitaria così vecchie da rimanere sospese in uno stato di quasi morte.
Non è certo la prima volta che un’opera d’arte, quasi sempre un dipinto, ha un ruolo fondamentale in un mio testo: il mio romanzo più conosciuto, dal quale prende il nome questo blog, ruota intorno alle cinque versioni dell’Isola dei morti dipinte da Arnold Böcklin, e contiene molte riflessioni a proposito della forza evocativa delle immagini.
A mio avviso, ci sono tre modi in cui un oggetto d’arte può interagire con un testo letterario: come ispirazione, come documentazione, come elemento della trama.
Il primo caso, l’ispirazione, è precisamente lo spunto del romanzo breve La scala d’oro: un’idea originale scaturisce — dalla visione di un’immagine — dall’ascolto di un brano musicale — dal testo di una canzone — da un’altra opera d’arte, quindi si sviluppa in maniera più o meno indipendente. Nell’esempio, le protagoniste sono convinte che Edward(a) Burne(tt)-Jones si sia limitata a ritrarre una veduta ordinaria del loro mondo, non sanno che invece l’intera ambientazione è costruita per somigliare al dipinto. Premetto che è molto comune anche la contaminazione in direzione contraria, dalla scrittura alla pittura; numerosi sono tuttavia gli esempi di letteratura ampiamente ispirata da un dipinto, in Ai margini del caos cito quelli derivati da L’isola dei morti; aggiungo pochi nomi assolutamente a caso: E le altre sere verrai? di Philippe Besson, da Edward Hopper, Gradiva di Wilhelm Jensen, ispirato da una scultura nei Musei Vaticani; nell’ambito della pittura classica, La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier, Il cardellino di Donna Tartt, Il ritratto Bellini di Jason Goodwin. Del resto, quale autore non ha provato almeno una volta la tentazione di ricreare con la scrittura il forte l’impatto emotivo di un’immagine?
Diverso è il caso della documentazione, cioè di scene scritte per ricreare l’atmosfera evocata dalla musica o da un’immagine. Scrive Mario Praz in Mnemosine:
Quel che il pittore ha comunicato con un’immagine visiva, il poeta lo rende linguaggio che vagamente accenna a quel che è sotteso alla scena naturale.
Il romanticismo ha tentato di riprodurre le atmosfere dell’arte gotico, e più di recente il futurismo si è ispirato all’estetica della modernità. La letteratura postmoderna infine, proprio per la sua originaria vocazione di contaminazione tra generi e arti, è il genere che oggi più indulge in tentazione. Occorre aggiungere che l’utilizzo di un’immagine come documentazione è spesso una scorciatoia interessante: dipinti e soprattutto fotografie forniscono dettagli molto precisi sull’abbigliamento, le fisionomie e i luoghi. Ritengo inoltre che aiutarsi a inventare i lineamenti dei personaggi sulla base dell’immagine di un volto faccia risparmiare tempo sulla costruzione dei caratteri.
Infine l’opera d’arte può divenire un elemento della trama, e questo è ovviamente il caso più comune; esempi sparsi: Il ritratto di Dorian Gray di Wilde, naturalmente, poi le Indagini nel mondo dell’arte di Ian Pears, gialli nell’ambiente del nucleo investigativo per la tutela del patrimonio artistico italiano; La passione di Artemisia di Susan Vreeland, La nave dei folli di Gregory Normington che dà vita a un quadro di Hyeronimus Bosch; ma sono talmente tanti gli esempi in questa categoria da rendere inutile un elenco.
Per testimoniare l’importanza che attribuisco all’argomento, termino dicendo che l’antologia di prossimo uscita Continuum Hopper, antologia di racconti fantastici sull’arte a cura di Roberto Chiavini, Luca Ortino e Gian Filippo Pizzo, contiene un altro mio racconto sull’argomento.
Franco Ricciardiello, La scala d’oro, robotica.it n. 35, Delos Digital, € 1,99 – ISBN 9788865308509